Ri-vedere Milano

Camilla Galloni
MA.DE.MA. 24
Published in
4 min readFeb 9, 2016

CORTI E INTERNITÀ

Milano, la città

Dimenticate per un secondo le immagini di Milano che stanno facendo il giro del mondo, dimenticate Expo e i grattacieli che ne determinano l’ingresso nel parterre delle città contemporanee.
Vorrei parlare ancora un attimo della Milano introversa, quella restia a concedersi all’occhio di chiunque, quella Milano distinta, sobria ed elegante che si respira soltanto entrando nelle corti e nei cortili celati da austere facciate.

Camminando per le vie storiche del centro di Milano ogni portone aperto chiama una sbirciata.

Milano e le sue corti, testo e foto by Valerio Zanicotti

Milano è sempre stata una città particolare che si esprimeva più in quello che celava che in ciò che esponeva [con un] dietro le quinte tutto suo. Oltre la compostezza delle sue strade dove non era il singolo edificio a contare, ma la sua qualità diffusa, si poteva incontrare la bellezza nascosta delle sue corti, vuoti geometrici la cui natura collettiva si rafforzava replicandosi e si conservava intatta transitando dai magnifici cortili della Ca’ Granda, a quelli domestici delle case a ringhiera o dei palazzi. Ancora oggi la salvaguardia delle identità milanesi è affidata più a ciò che non si vede che a ciò che si vede.
[Ferlenga A., In attesa, in “
Ri-Formare Milano. Progetti per le aree e gli edifici in stato di degrado e abbandono”, Triennale di Milano, 2014]

C’è un mondo all'interno delle corti milanesi, celate dal fronte strada; eredità di questo aspetto caratteristico del centro storico è anche l’atteggiamento dell’impianto urbano Otto-novecentesco.
Sono rari i casi in cui un progetto esula da questo modo di agire ed il motivo è sì la tradizione edilizia, ma anche le indicazioni dei piani regolatori che disponevano una massima speculazione del lotto.
Il risultato è una città introversa dove le facciate degli edifici sono addossati al fronte strada e non raccontano nulla di ciò che in realtà vi è all'interno.
La Milano storica di cui parliamo vive dell’ambiguità tra l’immagine esteriore severa e la struttura a corte dove si esprimono le emozioni.

Milano e le sue corti, testo e foto by Valerio Zanicotti

Nel corso degli anni poi questa contraddizione si è risolta in alcuni grandiosi esempi ad opera di architetti funzionalisti.
Si pensi alla Ca’ Brutta di Muzio che “rimestò le acque, aprendo nuovi orizzonti”, il fronte verso la strada principale, infatti, è ricostruito dal motivo dell’arco compreso tra due testate, che fa dei due corpi un’unica entità architettonica attraversabile, però, dal suo interno.
Anche Casa Rustici di Lingeri e Terragni che, con la sua facciata virtuale composta da un sistema a passerelle, presenta un’assoluta novità distributiva, o ancora la Casa del Cedro di Minoletti dove l’angolo prende forma nella smaterializzazione dell’architettura a favore dell’elemento naturale capace di ordinare la disposizione dei due corpi dell’edificio.

Giovanni Muzio _ Ca’ Brutta in Via della Moscova. Photo: giuseppe bianco ARCHITETTO ©

Lasciar entrare la città negli isolati significa superare un’idea di risoluzione del tema “corte si — corte no” legata unicamente alla coerenza del tipo urbano rispetto al contesto.
La ricerca dell’urbanità, infatti, non indaga architetture iconiche, bensì un affinamento del linguaggio per sostenere la tradizione della città riportandola ai temi di rapporti spaziali.

Bene, ora vorrei rievocare l’immagine, scacciata all'inizio, della città ultra-contemporanea. Per quanto le due possano sembrare immagini lontane tra loro,no , non lo sono: è la stessa città.

Milano è questo e quello da godere nel suo aspetto europeo, teso al futuro e all'innovazione, ma mai a prescindere dal suo genius loci.

Piazza Gae Aulenti, internità urbana 2.0
Il nuovo Quartier Generale del Gruppo UniCredit a Milano è un complesso di tre edifici per 230 metri di altezza, disegnato dall’architetto argentino Cesar Pelli.

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