George Washington

Annachiara Grando
mapgavazine
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2 min readNov 24, 2017

“La libertà, quando comincia a mettere radici, è una pianta di rapida crescita”

Sono George e questa è la mia storia.

Tutto cominciò nel lontano 1732 a Westmoreland County, in Virginia. Nacqui da una famiglia molto agiata, proprietaria di grandi piantagioni e di schiavi. Fui istruito a casa da mio padre e da mio fratello Lawrence. Rimasi orfano alla tenera età di 11 anni e qualche anno dopo ottenni il mio primo incarico pubblico come ispettore della contea di Culpepper.

Scalai velocemente la piramide politica — militare diventando, a poco meno di trent’anni, comandante delle truppe della Virginia e membro del Parlamento.

Quando le colonie inglesi in America, a partire dal 1763, entrarono in uno stato di crescente tensione con l’Inghilterra, del cui dominio erano sempre meno tolleranti, decisi, come molti altri esponenti della classe dirigente coloniale, di assumere una posizione prudente, nella speranza che la madrepatria si aprisse alle rivendicazioni dei coloni evitando una rottura. Da questo atteggiamento sviluppai la mia posizione che portai, come rappresentante della Virginia, al primo Congresso continentale delle colonie del 1774.

Di fronte all’intransigenza inglese di fronte alla nostra necessità d’indipendenza, che portò le colonie nel 1775 a dare inizio alla rivoluzione americana, venni nominato capo dell’esercito americano.

La guerra fu drammatica: gli inglesi erano di gran lunga superiori, erano più armati, esperti ed organizzati. Fummo sconfitti numerose volte. Mi rammarico di non essere stato un generale brillante fin dal principio, ma con la mia tenacia e determinazione migliorai notevolmente.

La situazione ebbe una svolta decisiva quando la Francia decise di intervenire nel conflitto per vendicarsi dell’Inghilterra. Il loro aiuto cambiò le sorti della guerra. Nel 1783 gli Inglesi si arresero, creando le condizioni per l’indipendenza delle nostre, ormai ex, colonie.

Quando nel 1787 si riunì a Filadelfia una convenzione con il compito di promulgare la Costituzione americana, ne divenni il presidente. E quando entrò in vigore la Costituzione nel 1789, fui eletto primo presidente degli Stati Uniti d’America.

Il mio assolutamente non facile compito, conseguito però con sostanziale successo, fu di moderare i contrasti tra i partiti e gli Stati che componevano l’ancora fragile sistema federale nel clima internazionale dominato dai conflitti tra i partiti e gli Stati che componevano l’ancora fragile Unione nel clima internazionale dominato di conflitti tra la Francia rivoluzionaria e le potenze sue avversarie.

Sostenni fermamente la linea di Alexander Hamilton, che era riuscito a rafforzare i poteri del nostro governo. Nel 1793 fui rieletto presidente e riuscii in questo nuovo mandato a inglobare nella federazione tre nuovi Stati: il Vermont, il Kentucky e il Tennessee. Nel 1797, allo scadere del mandato, lasciai la presidenza a John Adams.

Quando venni congedato parlai al mio paese, e raccomandai a tutti i cittadini una politica di isolamento sul piano dei rapporti internazionali (isolazionismo), a protezione dei nostri interessi di giovane nazione.

Lasciai questa vita a Mount Vernon, in Virginia, nel 1799.

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