IMMANUEL KANT E LA FONDAZIONE DELLA FILOSOFIA TRASCENDENTALE

Studente Longo Eleonora
mapgavazine
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2 min readOct 5, 2017

Con Immanuel Kant, filosofo del diciottesimo secolo ed esponente dell’illuminismo tedesco, la filosofia perse l’aspetto dogmatico metafisico tradizionale ed assunse i caratteri di una ricerca critica sulle condizioni del conoscere. Scrisse infatti numerose opere (tra cui, in particolare, “la Critica della ragion pura”) in cui usa frequentemente la parola “trascendentale”. Essa viene trovata oscura da alcuni ed è grossolanamente fraintesa da altri.

Kant chiama “trascendentale” ciò che antecede l’esperienza pur non essendo destinato ad altro che a rendere possibile la stessa conoscenza empirica; per spiegarlo più semplicemente possiamo dire che trascendentale è il “meccanismo” della conoscenza, a prescindere dal contenuto di essa. Kant infatti vuole spiegare non che cosa si conosce, ma “come” avviene la conoscenza, cioè definire i presupposti che rendono possibile la conoscenza.

In Kant è trascendentale ciò che è a priori, ma attenzione: non tutto ciò che è a priori è trascendentale, (in quanto “a priori” ha un significato più vasto). Per chiarire ulteriormente l’idea dell’uso che fa Kant della parola “trascendentale” possiamo portare come esempio due elementi trascendentali: lo spazio e il tempo, trattati nell’Estetica Trascendentale. Infatti a noi può sembrare di conoscerli grazie all’esperienza, ma non è così: li conosciamo mediante la conoscenza ovvero grazie al fatto che abbiamo la sensibilità che “funziona” proprio mediante la loro presenza; essi sono quindi “intuizioni” che precedono ogni conoscenza sensibile: “intuizioni pure”. Non sono realtà oggettive ma soltanto condizioni soggettive e necessarie alla mente umana per coordinare i dati sensibili, e quindi trascendentali.

Diversamente da “trascendentale” il termine “trascendente” nella tradizione sta a significare ciò che va al di là dell’esperienza, come per esempio “l’angelo”: esso è un ente trascendente di cui cioè non abbiamo esperienza, ma di cui possiamo parlare logicamente.

Kant ritiene che la metafisica non sia la scienza di tutti gli oggetti possibili in quanto possibili, ma piuttosto che sia la scienza dei limiti della ragione umana; pensa anche che la ragione non possa spingersi oltre i limiti dell’esperienza e che essa debba fondare sui propri limiti le capacità e i poteri dell’uomo; da ciò deriva che la scienza dei limiti è analisi trascendentale; ovvero è una scienza che non si occupa delle cose all’al di là dell’esperienza, ma si occupa di ciò che ne concerne.

Concludendo con le parole di Kant è bene sottolineare nuovamente il significato di trascendentale: « Chiamo trascendentale ogni conoscenza che si occupa non di oggetti, ma del nostro modo di conoscenza degli oggetti, in quanto questa deve essere possibile a priori . »

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