JOHANN GOTTLIEB FICHTE: vita e il passaggio all’idealismo

Studente Rog Ewa Katarzyna
mapgavazine
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2 min readDec 11, 2017

Johann Gottlieb Fichte fu l’iniziatore della filosofia idealista. Tra le sue opere più famose ci sono la “Dottrina della scienza” e i” Discorsi alla nazione tedesca”. Ma chi era esattamente Fichte? E come iniziò la sua ricerca nell’ ”ideale”?

Johann nacque a Rammenau in Germania, il 19 maggio 1762, in una famiglia molto povera. Per aiutare i genitori fu costretto a lavorare come guardiano delle oche. I suoi studi furono resi possibili solo successivamente grazie al barone von Miltitz. Si narra che il benestante fosse stato stupito nell’udire il ragazzo ripetere a memoria un sermone e per questo vide in lui grandi potenzialità di studioso e decise di aiutarlo.

Dopo la frequentazione del ginnasio si iscrisse nel 1780 alla facoltà di teologia a Jena e che proseguì a Lipsia. Con gli anni il finanziamento del barone arrivò sempre meno, e Fichte, per non cadere in miseria, intraprese la carriera di precettore.

Si trasferì a Zurigo dove incontrò Johanna Rahn, la quale sposò. Nel 1793 fu iniziato alla Massoneria.

Per quanto riguarda la sua esperienza filosofica, si scontrò per la prima volta con gli scritti di Kant nel 1790, quando un suo studente gli chiese delle lezioni sul filosofo criticista. Non avendone mai sentito parlare prima, Fichte se ne informò leggendo l’intera opera “Critica della Ragion Pratica”.

Questa per lui fu una vera rivelazione.

Pensò di elevare Kant costruendo una filosofia simile alla sua ma basata sull’infinito, superando quindi il limite costituito dall’intuizione sensibile. Volle risolvere anche la questione dell’origine della materia in sè che per Kant proveniva dalla cosa in sè.

Ciò che lo staccò dal criticismo Kantiano fu affermare che l’IO è l’unico principio che crea sia pensieri della realtà oggettiva sia la realtà stessa. Non c’è quindi “una cosa in sè” di cui parlava Kant. Il concetto di questa risulta contraddittorio e poichè il contradditorio non esiste, non esiste nemmeno la cosa in sè (dire infatti che la cosa in sè sia inconoscibile è sbagliato poichè la consapevolezza della sua inconoscibilità ne implica la conoscenza: la conoscenza appunto della sua inconoscibilità). Fichte riconobbe l’intuizione intellettuale come principio supremo del sapere e pose l’IO come soggetto assoluto: è una specie di dio che crea il materiale sensibile. Non c’è quindi una cosa reale, il mondo “vero”: tutto è frutto dell’io puro. Tutto è un mondo “ideale”.

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