Dove sono gli intellettuali?

Enrico Viceconte
Management Stories
Published in
2 min readOct 2, 2021
Danilo Dolci 1956 — Mimmo Lucano 2021

“ i giudici non devono tenere conto delle “correnti di pensiero”. Ma cosa sono le leggi se non esse stesse delle correnti di pensiero? Se non fossero questo non sarebbero che carta morta. […] E invece le leggi sono vive perché dentro queste formule bisogna far circolare il pensiero del nostro tempo, lasciarci entrare l’aria che respiriamo, metterci dentro i nostri propositi, le nostre speranze, il nostro sangue, il nostro pianto. Altrimenti, le leggi non restano che formule vuote, pregevoli giochi da legulei; affinché diventino sante esse vanno riempite con la nostra volontà”

Nessuno ha fatto quest’arringa al processo di Mimmo Lucano. Perché non ha preso le sue difese quello che usò queste parole al processo di Danilo Dolci, arrestato in Sicilia nel 1956 per aver infranto la legge.

Cosa era successo a Partinico, un paese tra Palermo e Trapani, Il 30 gennaio 1956? Uno sciopero alla rovescia: se un operaio, per rivendicare un diritto costituzionale, si astiene dal lavoro, un disoccupato può scioperare lavorando. Così ispirati da Danilo Dolci, centinaia di disoccupati si organizzarono per riattivare pacificamente una strada comunale abbandonata; ma i lavori vennero fermati dalla polizia e Dolci venne arrestato per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, istigazione a disobbedire alle leggi e invasione di terreni.

A fare quell’arringa fu un intellettuale, Piero Clamandrei. Nel processo si presentarono come testimoni della difesa Carlo Levi e Elio Vittorini. Scissero e parlarono a favore di Danilo Dolci Giorgio La Pira, Guido Piovene, Renato Guttuso, Bruno Zevi, Bertrand Russell, Alberto Moravia, Norberto Bobbio, Cesare Zavattini, Ignazio Silone, Enzo Sellerio, Aldo Capitini, Paolo Sylos Labini, Eric Fromm, Jean-Paul Sartre, Aldous Huxley, Jean Piaget. Non so se mi sono spiegato.

Disse ancora nell’arringa Piero Calamandrei:

«Anche oggi l’Italia vive uno di questi periodi di trapasso, nei quali la funzione dei giudici, meglio che quella di difendere una legalità decrepita, è quella di creare gradualmente la nuova legalità promessa dalla Costituzione. Vorrei, signori Giudici, che voi sentiste con quale ansia migliaia di persone in tutta Italia attendono che voi decidiate con giustizia, che vuol dire anche con indipendenza e con coraggio questa causa eccezionale: e che la vostra sia una sentenza che apra il cuore della speranza, non una sentenza che ribadisca la disperazione».

Dove sono gli intellettuali di oggi nel caso di Mimmo Lucano? In qualche talk show? Certo non in aula ad assistere al processo e tanto meno a prendere la difesa dell’imputato come fece Calamandrei. Dove cazzo sono stati gli intellettuali durante l’esperienza di Riace? E subito dopo la sua incriminazione.

Vergogna!

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