Dietro il Paywall: la via verso la sostenibilità dei media online

Giulia Banfi
Mapping Journalism
Published in
9 min readJul 20, 2023

I paywall e gli abbonamenti online: come i media stanno utilizzando i paywall e gli abbonamenti online per monetizzare i loro contenuti, e quali sono i vantaggi e gli svantaggi di questi modelli di business.

di Benedetta Bardella

Nell’era digitale in cui viviamo l’accesso a notizie, articoli e contenuti online è diventato un aspetto essenziale della nostra quotidianità. L’avvento di Internet ha aperto nuove porte all’informazione, consentendo alle persone di accedere ad una vasta gamma di contenuti provenienti da tutto il mondo con facilità e rapidità. Tuttavia, questa democratizzazione dell’informazione ha presentato una sfida cruciale per l’industria dei media che può essere riassunta con una semplice domanda: se viviamo in un mondo sempre più abituato ad ottenere tutto gratuitamente, come possono i giornali, le riviste e le piattaforme online monetizzare i loro contenuti? La risposta a questa sfida è rappresentata dai paywall e dagli abbonamenti online, ovvero modelli di business che offrono ai media la possibilità di generare entrate e garantire la sostenibilità economica necessaria per produrre giornalismo di qualità.

Questa articolo si propone perciò di esplorare i principali modelli di fruizione utilizzati nei media, esaminando passo per passo i diversi tipi di paywall e le opzioni di abbonamento offerte ai lettori, esplorando come si stanno implementando questi modelli di business indicandone i vantaggi e gli svantaggi. Infine, si rifletterà sull’equilibrio tra monetizzazione e accessibilità all’informazione indicando possibili soluzioni e modelli alternativi che possano conciliare questi due punti.

Lo scopo di quest’analisi approfondita è quello di fare luce su un aspetto cruciale dell’industria dei media nel contesto digitale odierno, così da poter poi essere in grado di formulare una prospettiva più informata e consapevole riguardo al futuro dell’online e alla nostra esperienza di fruizione dell’informazione.

Dai primi giornali al web 2.0

Le prime fonti di informazioni in forma cartacea iniziarono a circolare in Europa fin dagli inizi del Seicento: in particolare in Italia il primo numero uscì a Genova nel 1639 con il nome “Gazzetta”. Se volessimo entrare più nello specifico di questo inizio di commercio giornalistico italiano, dovremmo sottolineare come in realtà il primissimo articolo fu messo in vendita nel 1563 a Venezia al prezzo di una gazeta (moneta d’argento da due soldi) e dedurre come il titolo del giornale genovese derivi proprio da questa parola.

Figura 1 — Genova, una delle prime gazzette apparse in Italia (1639)

Ovviamente con il passare degli anni la società, come la cultura giornalistica, ha visto un cambiamento che si è adattato alle nuove tecnologie in cui il protagonista è rappresentato dall’utilizzo di internet. Prendendo in riferimento quest’ultimo, possiamo enunciare come, rispetto al giornalismo, abbia concesso ai media tradizionali un nuovo modello di comunicazione interattiva che in passato non era possibile. I primi tentativi di sperimentare questo nuovo mezzo erano già stati visti ancor prima dell’attacco al simbolo del commercio e della globalizzazione: il Word Trade Center di New York City. In particolare, possiamo parlare dei risultati ottenuti nel 1993 dal “Mercury Center”, il quotidiano digitale dell’equivalente giornale americano “San Jose Mercury News”. Questo possiamo considerarlo come il punto di partenza di un nuovo modo di fare informazione che si è sviluppato sempre di più con il passare degli anni, grazie soprattutto ai forti investimenti nel settore informatico come nella “New Economy” del 2001.

Possiamo perciò parlare di web 2.0 che vede l’avvento del citizen journalism, che consiste nell’azione di uno o più cittadini nella raccolta, registrazione, stesura e diffusione delle notizie e che riveste una grande importanza nell’informazione sulle catastrofi. Tutto questo attraverso l’espressione di solidarietà, la manifestazione delle emozioni, la condivisione di opinioni e l’avvento dei social network (come Facebook e Twitter), servizi che consentono o agevolano l’organizzazione e la gestione via internet di relazioni sociali grazie alla possibilità di creare e condividere contenuti. Possiamo perciò enunciare come il nuovo modo di fare informazioni preveda da un lato il giornalista, professionista del settore che mette in campo tutta la sua conoscenza ed esperienza, e dall’altro un lettore che diventa utente, accede alle fonti delle notizie, ed è egli stesso fonte e ribalta il concetto di agenda setting.

Considerando l’unione tra media e giornalismo possiamo dichiarare che il giornalismo lo possiamo descrivere come una professione all’interno di un vero e proprio mercato nel quale definire e trovare delle fonti di ricavo è un passaggio obbligatorio. Il lettore, perciò, nel momento in cui decide di usufruire del prodotto online deve essere consapevole che, come in tutte le industrie, ad una buona qualità equivale un costo. Questo prezzo da pagare lo ritroviamo nei paywall e negli abbonamenti online.

Cos’è il Paywall e come funziona

Come abbiamo sottolineato più volte, l’industria dei giornali, come tutte quelle comprese nel mondo dei media, è stata profondamente influenzata dall’introduzione delle tecnologie digitali, diminuendo drasticamente le vendite fisiche e permettendo un avanzamento alla lettura dei contenuti online, gratuiti o a pagamento. Soffermiamoci ora su questi ultimi iniziando quindi a dare una definizione di come sono strutturati, tenendo a mente che, secondo alcune indagini, circa tre quarti dei giornali europei di basano su qualche forma di pagamento digitale.

Figura 2 — Una rappresentazione grafica di come viene dipinto il Paywall

Da diverso tempo leggere l’intero contenuto online in modo completamente gratuito non è più possibile, ed è qui che introduciamo il termine “paywall”: una barriera di pagamenti offerti su internet da parte di giornali o editori che obbligano i lettori a sottoscrivere un abbonamento o a versare una determinata somma per poter accedere ai contenuti di una rivista o di un quotidiano. Possiamo perciò definirlo un modello utilizzato per monetizzare il lavoro giornalistico e dal 2014 il numero di giornali che pongono alcuni contenuti dietro i paywall è passato dal 23% circa a un 73% complessivo.

Ci sono differenti tipi di paywall, classificati in base al loro “grado di severità”. Quello meno “duro” è chiamato “soft paywall” o “freemium” nel quale l’utente può leggere una vasta gamma di articoli in modo completamente gratuito, trovandone però alcuni contrassegnati dalla scritta “premium”, accessibili solo dopo aver versato una somma di denaro. Passiamo quindi al più drastico e più raro, “l’hard paywall”, in cui nessun contenuto è accessibile ai lettori a meno che non avvenga un abbonamento. È il modello meno utilizzato perché porta il fruitore a ricercare le informazioni su altri siti di ricerca. Degli esempi di editori che sfruttano questo schema sono la “Wall Street Journal”, il “Financial Times”, e il “The Times” britannico. Un’altra tipologia di paywall è chiamata “metered” che, come dice la parola, significa “misurato”, in cui ad ogni utente (a seguito di una registrazione) viene assegnato un determinato numero mensile di articoli gratuiti (tracciati grazie ai cookie), alla fine dei quali per visualizzarne altri è necessario pagare o attendere il mese successivo. Come ultimo modello troviamo “l’open paywall” basato su una donazione volontaria in cui il lettore ha libero accesso a qualsiasi tipo di contenuto, ma non proprio: nel momento in cui viene cliccato il titolo di un articolo compare sullo schermo la richiesta di un contributo.

Questi tipi di paywall sono già diventati lo standard utilizzato nella maggior parte dei giornali europei.

Figura 3 — Abbonamento ai giornali online: una riflessione da approfondire

La differenza tra paywall e abbonamenti online

Come abbiamo visto con i paywall, i giornalisti si sono dovuti adattare alla nuova tecnologia per avere un risarcimento economico derivante dalla pubblicazione di articoli, riviste o quotidiani. Questo è permesso anche dagli abbonamenti online offerti dai media. Con la parola “abbonamento” intendiamo l’azione che un utente compie quando vuole ricevere novità, servizi o prodotti, gratuitamente o a pagamento. Gli abbonamenti possiamo suddividerli in base alla richiesta o meno di una somma di denaro e in base al tempo che coprono, se sono mensili o annuali. Gli abbonamenti gratuiti li abbiamo nel momento in cui l’utente si iscrive per esempio ad un blog con lo scopo di apprendere conoscenze sull’argomento o semplicemente a scopo di intrattenimento, senza nessun deposito di denaro.

A questo punto una domanda sorge spontanea: “come può l’autore ottenere un ricavo?”. La risposta è: “attraverso le e-mail”. Il responsabile del blog può mensilmente inviare e-mail all’utente a fini promozionali e pubblicitari, dopo che quest’ultimo avrà accettato i termini richiesti durante il processo di abbonamento. Nel momento in cui è richiesto un importo in cambio della possibilità di accedere a tutti i contenuti offerti abbiamo un abbonamento a pagamento, in cui il lettore, per esempio ogni mese, potrà accedere o ricevere a nuovi contenuti. Questa tipologia di abbonamento è disponibile sia per un arco di tempo mensile che annuale. Ovviamente il costo del secondo, ricoprendo 12 mesi, sarà maggiore rispetto al primo, ma permette al lettore di risparmiare nel momento in cui decidesse di volerlo rinnovare di mese in mese. L’abbonamento non permette al fruitore solamente di accedere ai contenuti completi o di essere costantemente aggiornato, ma migliora anche la sua esperienza: a seguito del versamento della quota viene eliminata la pubblicità, che nella maggior parte delle volte è elemento di disturbo durante la lettura di un articolo.

Vantaggi e svantaggi

Gli investimenti nella stampa cartacea, specialmente negli ultimi anni, sono oggetto di una discesa decisamente importante che ha permesso al giornalismo attuato nei media di avere una crescita importante soprattutto grazie ai paywall e gli abbonamenti online. Gli editori, perciò, per poter ricavare il frutto della loro professione, si sono dovuti adattare al comportamento dei lettori digitali che porta però a vantaggi e svantaggi.

Tra i vantaggi possiamo sottolineare come un lettore “assiduo”, grazie ad un abbonamento online, per esempio di una rivista, riesca a risparmiare rispetto all’acquisto di ogni singolo numero in edicola permettendogli di non doversi spostare dal luogo in cui si trova per usufruire di questo servizio, avendolo sempre a portata di mano. A livello internazionale sono diversi i quotidiani o le riviste che hanno scelto di puntare sugli abbonamenti online, dal “New York Times” al “Washington Post”, a “Le Monde” in Francia.

Come abbiamo detto precedentemente, questo modello di ricavo digitale presenta però anche degli svantaggi come quello di trasformare l’informazione in un prodotto accessibile solo alla parte della popolazione che può economicamente permetterselo, andando quindi a nuocere il carattere etico dell’individuo escludendolo dall’accesso alla conoscenza e del sapere. È proprio qui che parliamo di democratizzazione dell’informazione. Per evitare questo, i giornalisti attraverso le loro pubblicazioni devono cercare di attirare il maggior numero di lettori, portando articoli di qualità in grado di attirare l’attenzione dei consumatori e da invogliarli ad informarsi sempre di più, così tanto da renderli disposti a pagare una somma di denaro.

L’equilibrio tra monetizzazione e accessibilità

Molti editori e fornitori di contenuti si affidano quindi ai paywall come strumento per generare entrate e garantire la sostenibilità delle loro attività. Se da un lato questi offrono una soluzione per sostenere il giornalismo di qualità e l’erogazione di contenuti di valore attraverso un sistema di abbonamento o di pagamento per articolo, dall’altro l’accessibilità è un fattore fondamentale per garantire che le informazioni essenziali raggiungano il pubblico più ampio possibile. Alcuni critici sostengono che l’implementazione eccessiva dei paywall può creare una sorta di “divario informativo”, dove solo coloro che possono permettersi di pagare l’accesso ottengono informazioni di qualità, mentre altri sono limitati a contenuti meno affidabili.

È fondamentale quindi ricercare un equilibrio tra monetizzazione e accessibilità: per trovarlo molti editori adottano strategie ibride. Queste possono includere un limite di articoli gratuiti per utente, la possibilità di sbloccare l’accesso tramite la condivisione sui social media o la creazione di contenuti premium riservati agli abbonati.

In definitiva, il paywall rappresenta uno strumento che gli editori utilizzano per bilanciare le esigenze finanziarie con l’obiettivo di offrire contenuti di alta qualità. Trovare l’equilibrio giusto tra monetizzazione e accessibilità è una sfida continua, poiché l’obiettivo finale è quello di garantire una sostenibilità a lungo termine senza compromettere l’importanza dell’accesso alle informazioni.

La monetizzazione dei contenuti online attraverso i paywall e gli abbonamenti rappresenta una sfida cruciale per i media. Sebbene questi modelli di business offrano vantaggi come entrate stabili e investimenti nell’alto giornalismo, non possiamo trascurare l’importanza dell’accessibilità all’informazione. Solo attraverso una riflessione continua e un’evoluzione dei modelli di business, i media potranno affrontare con successo le prove offerte del mondo digitale e costruire un futuro informativo più solido e inclusivo.

Riferimenti utili

Mariano, C. (2008–09). Il giornalismo online — https://www.tesionline.it/tesi/il-giornalismo-online/27234

Massarotto, M. Costruire e comunicare identità in rete — https://www.google.it/books/edition/Social_Network/IZowqKn7G40C?hl=it&gbpv=1&dq=Social+network&pg=PT19&printsec=frontcover

Arcari, G. (2008–09). Terremoto sul Web. L’informazione sulle catastrofi ai tempi del citizen journalism — https://www.tesionline.it/tesi/thesis-author.jsp/30004?idt=30004

Guidotti, F. (2021). Modelli di business: come il giornalismo può farsi pagare, senza pubblicità — https://giornalistialmicrofono.it/modelli-di-business-giornalismo-farsi-pagare-senza-pubblicita/

Blog “Che cos’è un paywall?” (2022) — https://www.ionos.it/digitalguide/online-marketing/vendere-online/paywall/

Martino, V. (2022). Dalla stampa aziendale al giornalismo d’impresa. doi: 10.1445/104630 — https://www.rivisteweb.it/doi/10.1445/104630

Figura 1 — Genova, una delle prime gazzette apparse in Italia (1639)

Figura 2 — Una rappresentazione grafica di come viene dipinto il Paywall

Figura 3 — Abbonamento ai giornali online: una riflessione da approfondire

Immagine principale: Freepik

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Giulia Banfi
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Dottoranda @Unife. Studio la società, analizzando i processi comunicativi e la transizione digitale della PA ✏️ Credo in un’innovazione sociale accessibile.