Distinguere una pietra da un diamante nella comunicazione della scienza

Giulia Banfi
Mapping Journalism
Published in
6 min readJul 27, 2023

Come possono i giornalisti rendere accessibili e comprensibili le notizie scientifiche a noi grande pubblico inesperto? Che cosa significa per loro comunicare la scienza e a quali fonti possono affidarsi ciecamente nel compito di istruirci?

di Giulia De Luca

La comunicazione della scienza nasce nel 1600 grazie alla Royal Society. Il rapporto tra scienza, comunicazione e pubblico assume da quel momento storico forme sempre nuove, mantenendo però lo stesso obiettivo: informare in modo corretto il pubblico sullo sviluppo scientifico e sulla sua importanza (Bevilacqua G., 2014). Per comunicare al pubblico di non esperti si utilizza un linguaggio generico che, in uno studio condotto nel 2019, risulta essere meglio apprezzato dai lettori, i quali tendono ad associare a testi che presentano un linguaggio generale un più alto grado di importanza rispetto a quello dato ai testi più complessi (DeJesus J.M. et al, 2019).

Esiste quindi una differenza sostanziale tra il linguaggio adoperato nelle riviste scientifiche, le quali si rivolgono direttamente ad esperti della materia, rispetto alla tipologia di linguaggio volto alla divulgazione di notizie scientifiche nei quotidiani, i quali sono soliti definire l’argomento all’interno di frame prestabiliti, fornendo al lettore un approccio all’argomento, aiutandolo alla comprensione di ciò che viene letto (A. D’Amico, 2010). Il concetto di framing nella comunicazione risale al 1993 quando Robert Entman propose il paradigma del framing, ma fu Erving Goffamn a adattare il termine alla sociologia (Sádaba Garraza T., 2001). L’importanza dell’utilizzo del framing nella comunicazione sta nella capacità del frame di far valutare le informazioni che si ricevono, colmando i vuoti nel momento in cui le informazioni che si hanno a disposizione risultino essere non sufficienti alla comprensione della issue principale (Maglione M., 2020). Esso risulta quindi essere un abile e utile strumento utilizzato regolarmente dai giornalisti, anche nell’ambito della comunicazione della scienza, per rendere accessibile e comprensibile la notizia alla target audience di riferimento, cioè il pubblico non esperto.

L’evoluzione del pubblico della scienza

Secondo un sondaggio dell’Agenzia Gallup condotto nel 2019 solo il 18% della popolazione mondiale si fida cecamente della scienza, ma nonostante la mancanza di fiducia, si è registrato negli ultimi anni un crescente interesse per la comunicazione pubblica della scienza, con la conseguente crescita della mobilitazione di ricercatori e scienziati. Dietro il rifiuto delle prove scientifiche sembra esserci l’identificazione del pubblico a gruppi caratterizzati da atteggiamenti antiscientifici (CORDIS, 2022).

Figura SEQ Figura \* ARABIC 2 la percentuale di credibilità affibbiata ad ogni attore coinvolto nella comunicazione della scienza rivelata in uno studio condotto su 999 italiani.

Come mostrato infatti nella figura, la percentuale di coinvolgimento da parte della popolazione italiana nei confronti della scienza è ancora bassa per quanto riguarda gli incontri ai dibattiti pubblici (84% dei 999 intervistati non ha mai partecipato contro il 7% di persone che più di una volta ha partecipato a tali eventi), ma il livello di partecipazione si alza di molto quando si parla invece di visite a musei o mostre scientifiche. Il problema sembra essere relativo all’interlocutore che si fa carico del compito di informare il pubblico. Come mostrato dalla figura 2, il pubblico vuole sentire i fatti scientifici da coloro che, con la scienza, ci lavorano a stretto contatto nel quotidiano. Infatti, nel 2015 il pubblico riteneva lo scienziato la figura più affidabile quando si parla di scienza, contro il 5.2% della credibilità affidata ai giornalisti. Come può il giornalista guadagnare punti? Scegliendo le proprie fonti con cura ed attenzione.

Le fonti del giornalismo

Per il giornalista la fonte più attendibile e scontata dovrebbe essere lo scienziato, ma non sembra essere sempre disponibile per il divulgatore entrare in contatto diretto con la scienza e, nonostante il lavoro attento di molti, gli scienziati tendono ancora ad accusare i giornalisti di inaccuratezza, approssimazione e ignoranza: accuse nate dalla profonda tensione che governa il rapporto tra scienziato e giornalista scientifico.

Figura SEQ Figura \* ARABIC 3 atteggiamenti tipici dei ricercatori nei confronti della comunicazione; percentuali provenienti da uno studio condotto nel 2016.

Eppure, se allo scienziato la comunicazione non interessa, non dovrebbe essere lieto di scaricare l’infausto compito all’amico giornalista? Il problema è che non tutti gli scienziati sono convinti della necessità di comunicare pubblicamente la scienza (N. Pitrelli, P. Greco, 2009).

Uno studio condotto dalla Royal Society (2006) dimostra che solo il 23% dei ricercatori concede interviste ai giornalisti e che solo il 20% parla in pubblico del proprio lavoro. Infatti, solo il 18% dei ricercatori scientifici sembra essere disponibile a comunicare, a patto di utilizzare le sue parole e le sue formule che, come abbiamo già potuto vedere, risultano essere spesso incomprensibili e di conseguenza di poca rilevanza per il pubblico. È quindi a quel piccolo 23% che il giornalista ha sempre dovuto fare affidamento; questo fino all’avvento delle piattaforme social.

Secondo N. Pitrelli (2021), l’impatto delle piattaforme digitali ha determinato cambiamenti nel lavoro del giornalismo scientifico. Con l’avvento dei social media si assiste al coinvolgimento degli scienziati che diventano finalmente fonte di informazione non solo per il giornalista, ma anche per il pubblico. Chi si prodiga alla comunicazione del proprio lavoro sembra essere attirato, più che alle conferenze stampa, dalle piattaforme social, utilizzate regolarmente per comunicare e discutere tra pari sui risultati delle proprie ricerche.

Nonostante il numero risulti essere ancora basso, esso rimane in crescita e può comportare una svolta nella creazione di dialogo tra gli attori coinvolti nella comunicazione della scienza (S. Walter, 2019). Le fonti principali del giornalista rimangono però sempre l’Ufficio Stampa o gli Uffici di Pubbliche Relazioni, ma il loro lavorare da dietro le quinte crea scetticismo e, con l’innalzarsi del numero di blog e siti, i cui contenuti sono difficilmente tracciabili alla fonte, si rischia di trarre il pubblico in un errore di valutazione (G. Bevilacqua, 2014).

La magia di comunicare la scienza

Il mondo della comunicazione della scienza si sta, per quanto lentamente, evolvendo al nuovo secolo e malgrado ancora l’alto numero di scienziati scettici, i quali tuttora credono profondamente nella divisione tra scienza e società, il sipario si sta aprendo. Quella che una volta sembrava una fonte irraggiungibile si sta ora avvicinando: la magia di poter leggere di scienza attraverso le parole di uno scienziato sta inebriando l’aria della comunicazione della scienza.

Per chi preferisce invece rimanere con i piedi per terra e leggere parole comuni, i giornalisti stanno forzando una porta molto pesante e lo stanno facendo utilizzando tutte le armi a loro disposizione, pur di far arrivare questo affascinante mondo alla portata di tutti. Nonostante gli sforzi però c’è chi rimane scettico anche nei loro confronti.

La domanda che resta da porsi è: perché? Il romanzare del giornalismo potrebbe essere il vero colpevole. Sta a noi capire dove si nasconde la differenza tra una bella storia e la verità, perché se una notizia sembra fresca e quasi impossibile, non è detto che sia falsa, potrebbe essere semplicemente scritta da un bravo narratore di scienza.

Riferimenti utili

  1. Bevilacqua G., La comunicazione scientifica: il delicato rapporto tra scienza, media e pubblico, 2014
  2. CORDIS Risultati della Ricerca dell’UE, Perché la gente non si fida della scienza? 2022
  3. D’Amico A., Liuccio M., Naro F., Soligon S., La teoria dei frame nel giornalismo scientifico, 2010
  4. DeJesus J. M., Callanan M. A., Solis G., Gelman S. A., Proceedings of the National Academy of Sciences, 2019, Vol. 116, №37
  5. Maglione M., L’importanza del framing e della comunicazione nel momento della tempesta, 2020
  6. N. Pitrelli, Il giornalismo scientifico, 2021
  7. N. Pitrelli, P. Greco, Scienza e media ai tempi della globalizzazione, 2009
  8. OPEN, Quanti nel mondo si fidano della scienza?, 2019
  9. Royal Society, 2006
  10. T. Sádaba Garraza, Origen, aplicación y límites de la “teoría del encuadre” (framing) en comunicación, 2001
  11. Walter S., Scientific networks on Twitter: analyzing scientists’ interactions in the climate change debate, 2019, Vol. 28(6) 696–712

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Giulia Banfi
Mapping Journalism

Dottoranda @Unife. Studio la società, analizzando i processi comunicativi e la transizione digitale della PA ✏️ Credo in un’innovazione sociale accessibile.