Il giornale “liquido”: format e nuove modalità di lavoro nel giornalismo

Giulia Banfi
Mapping Journalism
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11 min readAug 2, 2023

Dal web 1.0 al giornalismo digitale, quali formati e modalità di lavoro sono state introdotti nel giornalismo?

di Anna Lubiato

L’avvento dei nuovi media ha stravolto il mondo dell’informazione dalle sue basi. Si può parlare di “informazione liquida e destrutturata” quando il giornalismo si re-inventa e si adatta, così come un liquido, alle logiche mediatiche. La rivoluzione telematica ha ridefinito non solo il lavoro in redazione, ma anche la produzione e la rilevanza delle notizie stesse.

In principio, il giornalismo tradizionale vedeva l’apertura verso il digitale in maniera negativa, ragione per cui scrivere online divenne considerato un lavoro di serie B. Il passaggio da cartaceo a digitale non è stato dunque così immediato.

Inizialmente, con il Web 1.0, si verificò una mera dematerializzazione del giornale stampato. I giornalisti si limitavano a trasportare l’edizione cartacea su Internet, ignorando le potenzialità dei nuovi mezzi.

L’arrivo dei social media cambiò però le carte in tavola. Con il Web 2.0, il giornalismo si ritrovò costretto a reinventarsi e a trasformare le pratiche di produzione e fruizione delle informazioni. Internet introdusse tre aspetti principali che interferiscono direttamente con la professione: l’interattività, la multimedialità e l’ipertestualità.

Le opportunità offerte dalle nuove tecnologie hanno aperto un nuovo mondo per la professione giornalistica. Il giornalismo, di fronte all’immediatezza di un contesto online, è costretto ad accelerare le pratiche a discapito della qualità dell’informazione. Il più delle volte si tratta di notizie non verificate che, diffondendosi, alimentano la disinformazione. Non solo, i nuovi media infatti permettono a chiunque di costruire video, immagini o notizie ad hoc per influenzare l’opinione pubblica.

In questo senso, perciò, la sfida del giornalismo consiste nel contrastare la cattiva informazione, proponendo contenuti di qualità e assicurando ai cittadini un’informazione il più possibile obiettiva e verificata.

Come l’interattività ha cambiato la professione

È il 15 gennaio 2009 quando i motori del volo US Airways 1549 prendono fuoco e costringono il pilota dell’aereo a compiere un ammaraggio di emergenza sul fiume Hudson. Ad assistere alla vicenda c’è un giovane di nome Janis Krums che si arma di telefonino e scatta una foto che condividerà su Twitpic poco dopo. Inutile dire che l’immagine del ragazzo fece il giro del Web e diventò la più utilizzata dai media. Questo è uno dei tanti esempi che mostra come Internet e in particolare i social media abbiano avvicinato il lettore al ruolo di giornalista invertendone a volte le parti.

Immagine di Janis Krums: There’s a plane in the Hudson (https://twitpic.com/135xa)

Se prima il pubblico si limitava ad essere un consumatore passivo, ora, è anche produttore. Si tratta del cosiddetto UGC ossia “user-generated content”, fenomeno secondo cui, grazie all’ausilio dei social media, ognuno ha la possibilità di condividere le proprie opinioni rafforzando l’influenza e la partecipazione del pubblico nella creazione e condivisione delle informazioni.

Per i cittadini questa apertura verso il giornalismo rappresenta un importante stimolo per la democratizzazione. Ad oggi, il lettore assume un ruolo attivo diventando una delle fonti dalle quali può nascere una notizia, tendenza sempre più in crescita e conosciuta come “giornalismo partecipativo” o “citizen journalism”. Un sito che sfrutta tale fenomeno è “youreport.it” dove persone comuni postano immagini o video di avvenimenti locali a cui assistono. Tuttavia, questa interazione impone ai professionisti una forte verifica delle fonti. Il flusso incontrollato di notizie che circolano nel web possono rivelarsi “bufale” svolgendo un ruolo cardine nella manipolazione dell’opinione pubblica. Per questo motivo, le informazioni online richiedono la mediazione intellettuale del giornalista.

Un ulteriore aspetto, dato dal passaggio verso la bi-direzionalità, è il riscontro dal pubblico. Le testate online hanno maggiori possibilità di ricevere un “feedback” del loro lavoro. Le condivisioni sui social, i like e i commenti ne sono un esempio così come le statistiche sugli utenti che registrano gli accessi, i siti di provenienza o il tempo trascorso sugli articoli.

La multimedialità del giornalismo

La vastità dei nuovi media costringe la stampa a costruire la notizia considerando il mezzo tramite il quale verrà condivisa. La conseguenza principale del processo di convergenza è la frammentazione. La notizia non si limita più ad occupare uno spazio all’interno del giornale cartaceo, ma deve necessariamente diffondersi tramite i diversi canali come social media o siti d’informazione. Di conseguenza, il giornalista si deve adattare ai principi organizzativi che guidano l’ecosistema delle piattaforme. Queste svolgono un ruolo centrale nella circolazione delle informazioni e in particolare nella selezione algoritmica dei contenuti.

Il meccanismo delle piattaforme è imprevedibile ed incoraggia il “news storytelling virale”. La notiziabilità, per esser definita tale, deve perciò essere accettata ed indicizzata dagli algoritmi dei siti web. La cura algoritmica che filtra la nostra esperienza online ci inserisce in una sorta di echo chamber o camera dell’eco. In queste comunità chiuse le nostre convinzioni vengono amplificate e condivise rafforzando e conformando le nostre idee. Eli Pariser, nel suo libro “The Filter Bubble: What the Internet is Hiding From You”, parla di “Bolla dei filtri” sostenendo che, tramite la personalizzazione del flusso dei contenuti, l’utente venga inserito in una sorta di bolla all’interno della quale trova esclusivamente contenuti affini ai suoi interessi o credenze. Per questo motivo nel consumo dei media online si è registrata una polarizzazione ideologica crescente. Questo sistema comporta una riduzione del nostro orizzonte informativo e una maggior difficoltà a sviluppare nuove conoscenze. Diventiamo di fatto prigionieri delle nostre stesse convinzioni e vediamo il mondo solo attraverso una lente ristretta.

L’ipertestualità come nuova forma di presentazione

La costruzione e presentazione della notizia su una homepage cambia rispetto al formato cartaceo. Internet offre la possibilità di creare collegamenti ipertestuali (hyperlink) che trasportano l’utente direttamente verso altri documenti, immagini, foto, video o approfondimenti. In questo modo il lavoro del giornalista subisce un importante processo che influenza le pratiche di produzione: la dilatazione. Se prima la redazione era costretta a tagliare parti del pezzo per rientrare nei criteri di stesura e stampa prestabiliti, con le diramazioni rese possibili dalle nuove tecnologie si elimina il problema dello spazio dettato dall’impaginatura classica. Le persone tramite un click hanno la possibilità di seguire diversi filoni, ampliando la sfera di informazioni fornite dall’articolo.

In questo modo, i lettori vengono coinvolti in un percorso informativo più completo e non si limitano a leggere gli articoli in modo isolato. Questa modalità contribuisce ad una maggiore fidelizzazione dei lettori e ad un aumento dell’interazione con il giornale.

Analizzando una notizia qualsiasi della testata “La Repubblica” si può notare come la narrazione della notizia possa essere arricchita in modo più coinvolgente e dinamico. L’utente ha la possibilità di seguire il link e approfondire le informazioni tramite notizie “complementari”.

Accelerazione del lavoro in redazione

L’informazione online circola costantemente costringendo il giornalismo ad accelerare il lavoro di produzione delle notizie. Questo processo può essere interpretato anche come una reiterazione della cosiddetta “deadline” o scadenza.

Prima del digitale, la redazione imponeva una scadenza per poi mandare il prodotto in rotativa. Oggi, con i nuovi media, si ha un costante rinnovo dei limiti di tempo che consente di fare correzioni, aggiornamenti delle notizie o aggiunta di foto in qualsiasi momento. La fase di editing, tipica del giornalismo tradizionale, viene accantonata in favore della fase post editing.

Molte redazioni seguono la regola “dell’online first” e danno priorità alla versione web del prodotto finale, il che crea una competizione su quale testata riesca a pubblicare per prima. Con l’affrettarsi delle pratiche giornalistiche però, aumenta il numero di errori. In tal senso, la verifica delle fonti e delle informazioni viene temporaneamente messa da parte in favore della rapidità nella pubblicazione.

Le redazioni dovrebbero prestare una maggiore attenzione alla verifica delle fonti e alla correttezza delle informazioni, anche se questo significherebbe pubblicare in ritardo rispetto alla concorrenza. Solo così si potrebbe garantire un’informazione corretta e affidabile ai lettori.

Il Post” è un esempio di giornale online che si impegna per la trasparenza e la qualità dell’informazione. Secondo Luca Misculin, giornalista della testata, il prodotto giornalistico deve informare e dare strumenti per comprendere la realtà utilizzando un linguaggio rispettoso delle sensibilità e dei fatti. Il giornalista ha il compito di selezionare, comprendere e sintetizzare le informazioni, ma ciò non deve tradursi in banalizzazione. Tuttavia, nel contesto online, la banalizzazione sembra essere utilizzata per ottenere più visualizzazioni, il che non rispetta i criteri della buona informazione. “Il Post” si oppone a questa tendenza e si impegna a produrre articoli di qualità, che richiedono tempo e attenzione.

Internet come contenitore di disinformazione

Tramite Internet si afferma il fenomeno della disinformazione. L’abbondanza di contenuti in rete ha portato a una diminuzione della capacità critica del lettore medio che spesso accetta come verità ciò che gli viene presentato. Di conseguenza si ha un calo della qualità dell’informazione in favore di notizie false, distorte o manipolate al fine di creare sensazionalismo e attirare l’attenzione del pubblico. La condivisione di una cattiva informazione è alimentata dal fatto che spesso le notizie rispondono alle paure, ai pregiudizi e alle convinzioni personali degli utenti che le diffondono senza verificarne la veridicità.

L’incremento dei contenuti ingannevoli online è dovuto alla possibilità di pubblicare liberamente e alla difficoltà delle piattaforme online di svolgere funzioni di responsabilità editoriali, essendo prive di competenze giornalistiche ed etica professionale.

Per arginare questa tendenza, è fondamentale che i fruitori di informazione online sviluppino una maggiore consapevolezza critica e un senso di responsabilità nella divulgazione di contenuti. Ciò può essere fatto attraverso l’incremento di competenze digitali, ma soprattutto tramite una maggiore cultura dell’informazione e rispetto per il lavoro giornalistico.

Le piattaforme social, dalla loro parte, dovrebbero adottare maggiori politiche di trasparenza e di controllo dei contenuti pubblicati dai propri utenti. Solo attraverso un impegno congiunto e costante, gli utenti e le piattaforme online potrebbero lavorare insieme per preservare la funzione informativa e formativa del giornalismo.

La percezione di gratuità delle notizie online:

Il lettore online ha la percezione che l’informazione su Internet sia gratuita e di questo il giornalismo nel Web ne soffre.

I profitti dati dalla pubblicità non sono sufficienti e le redazioni necessitano di adottare altre forme di guadagno. Un esempio è lo strumento del paywall, modello di abbonamento che limita l’accesso del pubblico a tutti o ad alcuni contenuti di notizie digitali nel caso in cui non venga pagata una tassa. Esistono diversi modelli di paywall che si dividono principalmente tra modelli duri o Hard paywall models e modelli morbidi o Soft paywall models.

Per “Hard paywall models” si intende un modello di abbonamento che vieta agli utenti di accedere ad un qualsiasi contenuto digitale senza pagare.

Per “Soft paywall models” ci si riferisce ad un modello di abbonamento digitale che consente ai lettori di accedere ad alcune notizie senza pagare. Il metered paywall e il freemium paywall sono ottimi esempi di modelli morbidi molto diffusi.

Il metered paywall consente ai lettori di accedere ad un numero limitato di articoli al mese prima di dover sottoscrivere un abbonamento, mentre il freemium paywall permette di accedere gratuitamente ad alcuni contenuti, ma richiede il pagamento per l’accesso ai contenuti premium.

Immagine presa dal sito: corriere.it. Tipologia di abbonamento: metered paywall
Immagine presa dal sito: larepubblica.it. Tipologia di abbonamento: freemium paywall

La fruizione di informazioni su internet è talmente immediata e facile che il lettore non si interroga sul lavoro necessario per poterle realizzare. Gli utenti dovrebbero essere consapevoli che dietro ogni notizia c’è un lavoro di ricerca, verifica e scrittura che richiede tempo e competenze professionali. Si può quindi affermare che la produzione di contenuti di qualità e l’accesso a notizie affidabili e ben documentate devono essere valutati e riconosciuti come servizi che vanno remunerati.

È necessario che il giornalismo venga visto sotto un’altra prospettiva. L’informazione di qualità si paga. La selezione ed elaborazione dei professionisti rispetto al sovraccarico informativo resta un aspetto fondamentale per la costruzione dell’opinione pubblica. Per questo è necessario che gli individui scelgano una buona “dieta mediatica”. Ecco, quindi, che la qualità delle notizie dovrebbe essere ciò che ciascun cittadino cerca e pretende quando si vuole formare e informare.

Il futuro del giornalismo dipende strettamente dai lettori. Se gli utenti mostreranno la loro volontà di pagare per l’accesso a notizie di qualità, le redazioni potranno continuare a investire nella ricerca e nella produzione di contenuti sempre più approfonditi e accurati.

In che direzione sta andando la rivoluzione telematica?

La rivoluzione telematica ha ampliato la sfera d’azione del giornalismo, rinnovando le pratiche e ridefinendo i ruoli di giornalista e consumatore. Il lettore, che ad oggi diventa “prosumer”, un’ibridazione tra consumatore e produttore, non solo può interagire con il giornalista ma può in parte assumerne il ruolo.

Il giornalismo online si è adattato alle nuove richieste dell’era digitale principalmente tramite l’accelerazione del lavoro, la frammentazione della notizia e la dilatazione.

Tuttavia, ci sono sfide da superare, come la diffusione di informazioni non verificate e la polarizzazione ideologica causata dalla cura algoritmica.

Il web è un universo infinito di informazioni dalle quali si possono trarre materiali per la costruzione di articoli. L’ipertrofia di contenuti obbliga il professionista online ad un’importante selezione delle informazioni per formare i futuri cittadini.

Verificare, scremare e ricontrollare diverse volte è uno degli aspetti principali che investono il giornalismo digitale.

Un ulteriore aspetto sono le pressioni esterne, in aumento con i nuovi media, che mettono l’autonomia giornalistica costantemente alla prova. Il Web ha dato vita a forme più subdole di pressione sul giornalismo. I social network consentono di denigrare una persona o una testata, il che risulta un problema serio in quanto non tutti hanno capacità di discernimento.

Infine, a mio parere, il futuro del giornalismo non dovrebbe essere visto come una scelta tra carta stampata o digitale, ma come un’opportunità di sinergia tra le due forme di media. Lavorando insieme, il giornalismo potrebbe continuare a fornire informazioni verificate, obiettive e di qualità, necessarie per formare cittadini consapevoli e critici.

Riferimenti utili

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Link: https://firstmonday.org/ojs/index.php/fm/article/download/893/802?inline=1

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Link: https://www.openstarts.units.it/handle/10077/21512

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DOI: https://www.rivisteweb.it/doi/10.1445/91657

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Pariser Eli, (2011), “Quello che Internet ci nasconde”, The Observa, Regno Unito, traduzione di Bruna Tortorella in “Internazionale”.

Link: https://www.internazionale.it/notizie/eli-pariser/2011/07/01/internet-nasconde-censura-filter-bubble

Myllylahti Merja, (2019), “Paywalls”, in “The international encyclopedia of journalism studies”, Wiley Online Library, pp.1–6.

DOI: https://doi.org/10.1002/9781118841570.iejs0068

Cappelletti Nicolò, (2019), “Digital Caos: comprendi l’evoluzione digitale, cogline le opportunità e sviluppa strategie di comunicazione rilevanti e significative”, (ISBN 978–88–57–0963–9), pp. 105–107 Palermo: Dario Flaccovio Editore.

Russ-Mohl Stephan, (2011), “Fare giornalismo”, (ISBN: 978–88–15–23248–9), Il Mulino, Bologna, pp.113–131

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Giulia Banfi
Mapping Journalism

PhD Student @Unife. Studio la società, analizzando i processi comunicativi e la transizione digitale della PA ✏️ Credo in un’innovazione sociale accessibile.