Il giornalismo che scuote le coscienze: backstage di chi rompe il silenzio

Giulia Banfi
Mapping Journalism
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11 min readJul 28, 2023

Un viaggio tra i principali reportage del giornalismo d’inchiesta, con un occhio verso nuove e vecchie sfide.

di Alice De Martin

“Vicende oscure le cui responsabilità rappresentano un mistero per la pubblica opinione”

Partiamo da queste parole, pronunciate dal giornalista Alberto Papuzzi, per analizzare insieme il sistema che porta alla luce verità nascoste, l’espressione più alta e nobile dell’attività di informazione: il giornalismo d’inchiesta.

Una particolare forma di giornalismo

“Il giornalismo vero, quello che si sente in dovere verso il pubblico, è sempre stato investigativo, non si impegna mai a diffondere semplici annunci” (Holzer W.).

Il giornalismo di inchiesta è diverso dal normale giornalismo di informazione, è un complesso di attività di denuncia che scava in profondità, che prende le distanze da semplici comunicati stampa e dichiarazioni ufficiali.

Questa tipologia di giornalismo si può definire come una ricerca particolarmente lunga e approfondita, alla quale lavora un intero team di reporter. L’obiettivo è spesso la scoperta di uno scandalo.

Eventi storici rilevanti

È il giornalista “watchdog”, letteralmente “cane da guardia”, che svolge la funzione di vigilanza contro l’illegalità, preservando la democrazia attraverso la trasparenza e la divulgazione di un problema o evento al pubblico.

Le sue indagini più famose hanno avuto esiti spettacolari: lo scandalo Lockheed, il caso WikiLeaks, gli scandali relativi al Vaticano Vatileaks, il fascicolo Panama Papers e il più recente scandalo di corruzione al Parlamento Europeo Qatargate.

Il caso Watergate

Addentrandoci nel mondo investigativo è di consuetudine che la nostra mente corra ad uno degli eventi più rilevanti della storia americana del XX secolo: lo scandalo Watergate.

L’impegno civile dei giornalisti culmina negli anni Settanta del secolo scorso con il caso Watergate e l’impeachment di Nixon, quando il 17 giugno 1972 due giovani cronisti del “Washington Post” Bob Woodward e Carl Bernstein, partendo da un banale fatto di cronaca, l’irruzione notturna con estrazione in uffici del Partito Democratico, condussero un’inchiesta su reati commessi dalla Casa Bianca e su illecite attività di spionaggio dei Repubblicani a danno dei Democratici.

L’opinione pubblica americana comprese quello che stava accadendo quando il Washington Post pubblicò settantanove articoli di rilievo ai quali fece seguire le inchieste dei due giornalisti aiutati da una preziosa fonte, il vicedirettore dell’FBI Mark Felt. Per la prima volta queste informazioni vennero alla luce e per Richard Nixon, direttamente coinvolto nello spionaggio, è l’inizio della fine. Fra il 1972 il 1974 lo scandalo vide contrapposti, secondo un canone classico, potere politico e quarto potere.

Cambridge Analytica, lo scandalo 2.0

L’evoluzione tecnologica fece da sfondo all’inchiesta pubblicata dalle testate giornalistiche Guardian e New York Times, che nel 2018 dimostrarono l’uso scorretto di un’enorme quantità di dati prelevati da Facebook ad opera di un’azienda di marketing online e consulenza: Cambridge Analytica.

Questa azienda fu fondata nel 2013 dall’imprenditore statunitense Robert Mercer che diede vita ad una organizzazione specializzata nella raccolta di dati personali degli utenti forniti dai social network.

Ogni informazione raccolta veniva analizzata per la creazione di un profilo personalizzato per ciascun utente, adottando un approccio simile a quello utilizzato nella psicometria. Cambridge Analytica aveva quindi sviluppato un sistema di “microtargeting comportamentale” che le permetteva di personalizzare la pubblicità su misura per ciascuna persona.

Cosa c’entra Facebook?

Il ruolo di Facebook in questo caso d’inchiesta è collegato ad un’applicazione chiamata “thisisyourdigitallife”, creata dal ricercatore russo Aleksandr Kogan. La sua nuova applicazione prometteva di generare profili psicologici e di previsione del comportamento di chi la utilizzava (gratuitamente), basandosi sulle attività online svolte. “Thisisyourdigitallife” utilizzava il Facebook Login per far accedere i propri utenti e per far ottenere in questo modo l’accesso ai dati contenuti nel profilo Facebook delle persone interessate. I dati raccolti dall’app di Kogan furono poi acquistati da Cambridge Analytica violando le norme e i termini d’uso di Facebook. Il social network infatti vieta da sempre la condivisione dei dati degli utenti con società terze.

Dov’è il problema?

Una fonte principale del Guardian, ex dipendente di Cambridge Analytica, affermò che Facebook era a conoscenza della problematica da oltre 2 anni. Risultò ancora più torbida la decisione del social network di sospendere l’azienda di Mercer solo dopo la pubblicazione degli articoli sul Guardian e sul New York Times che accusavano Facebook di aver reso possibile e sottovalutato o nascosto il fatto.

Lo scandalo Cambridge Analytica prese una piega peggiore nel momento in cui venne rilevata la profilazione dei potenziali elettori di clienti, tra i quali era presente la squadra elettorale di Donald Trump, per consentire l’invio di messaggi pubblicitari perfettamente cuciti intorno alla personalità di chi li riceveva.

L’inchiesta all’italiana in pillole

In Italia il giornalismo investigativo non ha una lunga tradizione: è attuato soprattutto da alcuni periodici e da qualche trasmissione politica della televisione pubblica. Nel panorama della televisione italiana merita di essere ricordato il programma televisivo “Report”, i cui servizi sono tra le poche testimonianze concrete di giornalismo di inchiesta e del cambiamento di metodo rispetto al giornalismo tradizionale: il videogiornalismo.

L’Espresso e il giornalismo undercover di Fabrizio Gatti

L’Espresso, settimanale fondato nel 1955 da Arrigo Benedetti e diretto da Eugenio Scalfari è rilevante nel suo impegno di denuncia e risonanza degli avvenimenti. Si ricordano in particolare gli articoli di Lino Jannuzzi ed Eugenio Scalfari che fecero conoscere all’opinione pubblica italiana, per la prima volta, l’accaduto del caso golpe de Lorenzo. Fin dall’inizio la struttura interna del giornale era divisa in differenti sezioni: politica, cultura, economia e successivamente finanza. Fu rivoluzionario inserire all’interno del settimanale uno spazio dedicato all’approfondimento della cronaca attuale, che negli anni Settanta suscitava l’interesse da parte della società dei giovani del Sessantotto.

Iniziò un ammodernamento della cronaca mediante analisi e approfondimenti relativamente all’opinione pubblica e ai propri lettori.

All’interno del giornalismo investigativo diversi giornalisti hanno iniziato a svolgere inchieste in incognito (sotto mentite spoglie) in organizzazioni e istituzioni per scoprirne le disfunzioni, le lacune organizzative e anche le situazioni di illegalità.

Un esempio in tal senso è rappresentato dal giornalista Fabrizio Gatti, celebre per le sue investigazioni sotto copertura, prima per il Corriere della Sera e successivamente per L’Espresso.

Gatti ha svolto un importante metodo di indagine basato sul giornalismo undercover che ha permesso a L’Espresso di raccontare l’Italia e altri luoghi del mondo altrimenti invisibili.

Io, clandestino a Lampedusa

In questa inchiesta, al giornalista Fabrizio Gatti bastò inventarsi un nome e tuffarsi in mare per essere rinchiuso nel centro per immigrati di Lampedusa per otto giorni. Scelto il proprio nome di immaginazione, Bilal Ibrahim el Habib (alias Fabrizio Gatti), e tuffatosi nel Mediterraneo, fu pescato in mare, rinchiuso nel centro di permanenza temporanea con altri cento immigrati. Iniziò così il diario dove ha raccontato, tra abusi, umiliazioni e condizioni disumane, ciò che l’Italia ha sempre nascosto alle ispezioni del Parlamento Europeo e delle Nazioni Unite. Il giornalismo undercover che ci illustra Gatti fa riflettere sull’ipocrisia che ammanta le cosiddette democrazie occidentali, che si professano paladine dei diritti umani, ergendosi a giudici ma omettendo le proprie responsabilità.

Io, schiavo in Puglia

Sotto falsa identità il giornalista de L’Espresso si diresse in Puglia per lavorare in una zona che comprende quasi tutta la provincia di Foggia. In questa inchiesta del 2006 racconta i maltrattamenti che subiscono gli extracomunitari che lavorano i campi per la raccolta di pomodori: sfruttati, sottopagati, massacrati di botte e in condizioni al limite dell’immaginazione.

Il Policlinico degli orrori

Nel 2007 mascherandosi da uomo delle pulizie il giornalista si inserì all’interno di uno dei maggiori ospedali, il Policlinico Umberto I di Roma. “L’ospedale modello dell’Università La Sapienza che con i suoi professori, assistenti, ricercatori, medici, infermieri, allievi è, o dovrebbe essere, l’eccellenza dello Stato. Invece è l’esempio di come la sanità pubblica si stia suicidando” furono le parole scritte nel suo diario. Si ritrovò davanti a laboratori senza misure di sicurezza, contagiosi e radioattivi, sporcizia e sigarette ovunque. L’opinione pubblica fece esplodere il caso della malasanità negli ospedali italiani.

Quando l’inchiesta sfiora la letteratura con Roberto Saviano

Un altro noto giornalista d’inchiesta è Roberto Saviano che deve il suo successo al romanzo-inchiesta Gomorra che analizza gli affari della criminalità organizzata campana nel napoletano e nel mondo. Fino a Gomorra, è un giornalista come tanti ma con una grande passione e una forte ambizione, scrive articoli per il Corriere del Mezzogiorno, il Manifesto, Diario ed è membro dell’Osservatorio sulla camorra e l’illegalità istituito dal giornale Corriere del Mezzogiorno.

Gomorra esce nell’aprile del 2006 ma inizialmente in pochi scrivono e parlano del suo libro, su cui ha trascorso sei anni di lavoro, cinque di studio dei testi (articoli, interviste e atti giudiziari) e uno per la stesura. La sua vita cambia quando, durante una manifestazione, si rivolge al pubblico nel quale non mancavano i camorristi e i loro famigliari: “Iovine, Schiavone, Zagabria, non siete nessuno. Questa terra l’avete avvelenata, andatevene”. Fu una sfida ripresa da L’Espresso che cambiò la vita di Saviano. Le minacce e le intimidazioni verso il giornalista si moltiplicarono fino a costringerlo a farsi affiancare da una scorta di protezione: ormai Saviano non è più un giornalista qualunque ma uno scrittore simbolo della lotta alla camorra.

Vi spiego il mio metodo tra giornalismo e non fiction

La risonanza di Gomorra e del successivo romanzo-inchiesta sul narcotraffico intitolato ZeroZeroZero piazzò sotto i riflettori Saviano con l’accusa di plagio, fermentando l’opinione pubblica. Lo scrittore di inchieste dichiarò nell’articolo in risposta alle accuse intitolato “Vi spiego il mio metodo tra giornalismo e non fiction”: “Così, quando non si può dire che ciò che racconto è falso, si dice che l’ho ripreso altrove. Ma il mio lavoro è esattamente questo: raccontare ciò che è accaduto, nel mio stile, nella mia interpretazione”.

Secondo Saviano, quindi, non si può parlare di plagio poiché gli elementi vengono incorporati con una dimensione interpretativa o analitica, che consente di superare il livello della “cronaca” e raggiungere una verità di natura letteraria: “Le informazioni sono di dominio pubblico e non appartengono a nessun giornale perché sono fatti. Le analisi appartengono a chi le elabora e quelle vanno citate, sempre”.

Come cambia l’inchiesta con l’avvento dell’online

Come noto, i siti di informazione più diffusi in Italia sono quelli che disponevano già di imprese editoriali fondate sul campo della carta stampata, come La Repubblica o il Corriere della Sera.

Il mondo del web, ma ancor di più l’interazione costante con i social network, ha mutato i tempi e il modo di presentare una notizia. La rivoluzione giornalistica 2.0 ha radicalmente cambiato le opportunità giornalistiche dando vita ad un paradiso per la ricerca di informazioni e permettendo di seguire istantaneamente gli eventi più importanti, generando però una competizione tra la concorrenza per chi arriva primo alla notizia.

Processo di accelerazione

Prima dell’avvento della tecnologia i giornali cartacei erano confezionati con una scemenza precisa, oggi quando una redazione viene a conoscenza di una determinata notizia deve pubblicarla nel minor tempo possibile. Per tutto il turno di lavoro avviene un costante aggiornamento delle notizie che descrive il nuovo e costante processo di rinnovo delle scadenze.

Processo di dilatazione

L’informazione online elimina il vecchio problema di vincolo dello spazio per una notizia (prima i redattori erano costretti in alcuni casi ad eliminare le ultime righe dei loro articoli per questioni di disponibilità di spazio), permettendo agli attuali scrittori di arricchire i propri articoli con foto, video, link e documenti.

Processo di frammentazione

La notizia deve essere necessariamente pubblicata sui diversi canali disponibili come Twitter, Facebook e le altre piattaforme di rete.

L’interazione con i lettori

Uno dei principali cambiamenti apportato dal giornalismo online riguarda la moltiplicazione delle modalità di interazione con il lettore che influenzano le pratiche di produzione: la considerazione statistica del flusso di lettori, i commenti dei lettori, la condivisione attraverso i social network e la rete come fonte.

Linkiesta

Un esempio di sito online è Linkiesta, nato nel 2010. Questo è stato il primo giornale online italiano a chiedere un contributo ai lettori, permettendo loro comunque di accedere al sito liberamente. All’interno de Linkiesta nessuno può detenere una quota superiore al 5% del capitale. Opinioni, analisi e approfondimenti sull’attualità politica, economica e culturale italiana e internazionale è ciò che caratterizza questo giornale libero e indipendente (gratuito e accessibile a tutti).

Irpimedia

Un altro esempio è Irpimedia, una testata online di giornalismo transnazionale nell’interesse pubblico investigativo. Sul sito vengono pubblicati pochi articoli rispetto ai siti di news tradizionali ma si tratta di inchieste approfondite, dettagliate, che richiedono un lungo lavoro, a volte anche di mesi.

L’IA nelle news

Una delle ultime sfide del giornalismo è l’introduzione dell’intelligenza artificiale. Questa può essere una valida alleata nell’elaborazione di testi, poiché si basa sul data mining, ossia sulla possibilità di avere accesso a dati strutturati digitalmente. L’utilizzo di questa tecnologia funziona solo per storie basate sui fatti per le quali sono disponibili dati puliti, strutturati e affidabili. Sebbene in questo ambito sia necessario il controllo da parte degli editori, è chiaro che il giornalismo stia mutando a pieno ritmo. Restano fondamentali però i passaggi principali.

Ricerca di fonti e informazioni

Le skills per un buon articolo partono dall’essere prudenti, all’esaminare minuziosamente il campo di informazioni al fine di far emergere tutti gli elementi utili: informazioni mancanti, immagini, nuove fonti, nuovi contatti e precedenti contatti. A tale scopo si può attingere alle biblioteche, agli archivi, conferenze stampa ed oggi ad Internet. Molto utilizzato è il modello crowdsourcing, che permette di reperire informazioni importanti attraverso la condivisione di conoscenze (dei lettori).

Ci sono tre fasi da seguire per costruire un buon servizio:

  • Completare, quindi integrare il quadro con informazioni mancanti.
  • Verificare le notizie mettendo a confronto i dispacci di diverse agenzie per verificarne la coerenza.
  • Ricostruire i fatti, dove i testimoni hanno un ruolo importante.
  • Correttezza professionale e tutela della privacy

È giusto chiedersi: fino a che punto sia lecito violare la legge per portare alla luce scandali e comportamenti scorretti? Il giornalismo delle rivelazioni è giustificato solo se si serve di mezzi leciti, altrimenti diventa esso stesso uno scandalo nello scandalo.

In ambito legale, il codice in materia di protezione dei dati personali, il d.lgs. n. 196 del 2003 afferma che se effettuato a fini giornalistici, il trattamento dei dati personali non è richiesto, come non è richiesta l’autorizzazione del Garante anche nel caso di dati sensibili. L’art. 137 comma 3 invece prevede che in caso di diffusione e di pubblicazione, devono restare fermi i limiti del diritto di cronaca e, in particolare, quello dell’essenzialità dell’informazione riguardo a fatti di interesse pubblico. Merita un cenno anche la disciplina del segreto giornalistico, ovvero il diritto dei giornalisti di mantenere riservata l’identità della fonte di una notizia, tenendo conto dei limiti, al fine di garantire una ragionevole composizione con gli opposti interessi della giustizia.

Capacità di analisi, scrupolosità dei dettagli e principio etico per reggere il rischio e le pressioni, sono il motore di questa professione.

Riferimenti utili

Libri:

“Professione giornalista: le tecniche, i media, le regole” di Alberto Papuzzi, Donzelli Editore.

“Investigativer Journalismus” di Holzer W.

“Uno scandalo italiano: L’Espresso e il caso SIFAR” di Luca Grimaldi.

“La stampa italiana nell’età della Tv, dagli anni Settanta ad oggi” di V. Castronovo e N. Tranfaglia.

“Il giornalista quasi perfetto” di D. Randall, Roma-Bari.

“Popstar della cultura” di Alessandro Trocino, Fazi Editore.

Merging media, converging newsrooms” di N. Fioretti e Russ-Mohl, Giampiero Casagrande Editore.

Articoli di Google Scholar:

“Le nostre vite gestite dalle Big Tech: le sfide per cultura, democrazia e regolazione”, Mario Morcellini https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/le-nostre-vite-gestite-dalle-big-tech-le-sfide-per-cultura-democrazia-e-regolazione/

“Giornalismo e “società dell’osservazione”: luci e ombre”, L’inkiesta

https://www.linkiesta.it/blog/2012/09/giornalismo-e-societa-dellosservazione-luci-e-ombre/

“Uno Scandalo Italiano: L’espresso E Il Caso Sifar”, Luca Grimaldi

http://www.misteriditalia.it/pianosolo/Unoscandaloitaliano(Grimaldi).pdf

“Io clandestino a Lampedusa”, Fabrizio Gatti — L’Espresso

https://espresso.repubblica.it/palazzo/2005/10/07/news/io-clandestino-a-lampedusa-1.594/amp/

“La malasanità in scena”, Marco Binotto e Andrea Cerase — Nuova cultura

https://books.google.it/books?id=gnTEPdNdxskC&pg=PA27&hl=it&source=gbs_toc_r&cad=4#v=onepage&q&f=false

“Vi spiego il mio metodo tra giornalismo e non fiction”, Roberto Saviano — La Repubblica

https://www.repubblica.it/cultura/2015/09/25/news/titolo_non_esportato_da_hermes_-_id_articolo_1348375-123623968/

“L’opinione pubblica ai tempi del 2.0”, Giuseppe Novella — Gilgamesh Edizioni

https://books.google.it/books/about/L_opinione_pubblica_ai_tempi_del_2_0.html?hl=it&id=oJkrDwAAQBAJ&redir_esc=y

“Un’impresa editoriale nell’era della Rete”, Linkiesta

https://www.linkiesta.it/2012/01/linkiesta-unimpresa-editoriale-nellera-della-rete/

“Giornalismo automatizzato: usi e rischi dell’intelligenza artificiale nelle news”, Matteo Monti https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/giornalismo-automatizzato-usi-e-rischi-dellintelligenza-artificiale-nelle-news/

“Privacy e giornalismo, così il Gdpr cambia il diritto di cronaca”, Marina Rita Carobone

https://www.agendadigitale.eu/sicurezza/privacy/privacy-e-giornalismo-cosi-il-gdpr-cambia-il-diritto-di-cronaca/

“Decreto Legislativo 30 giugno 2003, n. 196”, Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana

https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2003-07-29&atto.codiceRedazionale=003G0218

Articoli di Giornale:

“How Cambridge Analytica Exploited the Facebook Data of Millions”, The New York Times

https://www.nytimes.com/video/technology/100000005806669/cambridge-analytica-facebook-profiles.html

“Perché lo scandalo Cambridge Analytica sta affondando Facebook a Wall Street”, Martina Pennisi — Corriere della Sera

https://www.corriere.it/economia/18_marzo_19/scandalo-cambridge-analytica-affonda-facebook-520percento-wall-street-d2326fc4-2b7f-11e8-b646-54fc34bce5e9_amp.html?cmpid=PWPS_CampagnaWarmingNAVIGA_alkemy_google_undef_cpc_DSA&gclid=Cj0KCQjwmtGjBhDhARIsAEqfDEdNxmbsMnbCDIqrZhSNhbO_1X4y22D9eJW-pFyc4RH4Y4diCl7UeNMaAlNnEALw_wcB

“‘You Are the Product’: Targeted by Cambridge Analytica on Facebook”, The New York Times

https://www.nytimes.com/2018/04/08/us/facebook-users-data-harvested-cambridge-analytica.html

“Eugenio Scalfari. L’Espresso e quello scoop sul golpe de Lorenzo”, Massimo Riva — La Repubblica

https://www.repubblica.it/dossier/cultura/eugenio-scalfari/2022/07/14/news/eugenio_scalfari_riva_espresso-248071426/

“Io schiavo in Puglia”, Fabrizio Gatti — L’Espresso

https://espresso.repubblica.it/dossier/2006/09/01/news/io-schiavo-in-puglia-1.1306/

“Politecnico degli orrori”, Fabrizio Gatti — L’Espresso

https://espresso.repubblica.it/dossier/2007/01/05/news/policlinico-degli-orrori-1.2325/

Irpimedia

https://irpimedia.irpi.eu

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Giulia Banfi
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Dottoranda @Unife. Studio la società, analizzando i processi comunicativi e la transizione digitale della PA ✏️ Credo in un’innovazione sociale accessibile.