Il pubblico dei social non è mai stato così vicino ai giornalisti

Giulia Banfi
Mapping Journalism
Published in
10 min readJul 24, 2023

Social engagement, visibilità, credibilità: come possono i giornalisti di oggi attirare l’attenzione del pubblico ma allo stesso tempo mantenere la qualità delle notizie?

di Elisa Bordignon

I tempi in cui l’unico modo per informarsi era uscire di casa e comprare il giornale, o premere il lontano tasto di accensione del televisore con un bastone, sono passati. Con questi, anche l’idea che si era fatta la gente dei giornalisti è cambiata: da professionisti che comunicavano per informare, a professionisti che comunicano e interagiscono con il proprio pubblico. Quest’ultimo ha adottato un nuovo tipo di interazione e di engagement, ed è entrato addirittura nel processo di formazione delle notizie.

In questo articolo scoprirai cosa ha permesso al pubblico di evolversi e di costruire un nuovo tipo di relazione con i media. A seguire, si tratterà dell’effetto che questo cambiamento ha esercitato sui giornalisti e sul processo di selezione delle notizie. Infine, si esamineranno le strategie che i giornalisti possono adottare per aumentarlo.

Dalla one-way communication alla nascita dei social media

La pratica del giornalismo è sempre stata modellata dalle tecnologie presenti in un determinato periodo storico. Basti pensare che, dalla stampa effettuata con i caratteri mobili, si sia passati ad una più rapida ed economica produzione grazie all’invenzione ottocentesca della rotativa. Altri strumenti importanti, quali il telegrafo, ma anche la radio e la televisione, si sono concentrati sul lavoro proprio dei giornalisti, consentendogli di conoscere gli eventi appena verificatisi e di sfornare notizie ad una velocità mai immaginata.

I social media, invece, hanno creato e potenziato il ruolo dell’audience, colei che per secoli si è nascosta dietro i grandi fogli di giornale o lo schermo di un televisore. Nel giro di pochi click, è diventata un nuovo elemento in grado di infilarsi nel processo di selezione e produzione delle notizie.

Cosa ha permesso questa rivoluzione? Internet. All’inizio considerato semplice braccio destro della carta stampata, in internet si trovava la versione digitale delle testate giornalistiche più al passo coi tempi. Arricchitesi poi con immagini, video e file audio, si è capito che le notizie reperibili online erano diventate un’alternativa coinvolgente e forse più appetibile di quella acquistabile in edicola. Lo confermano i numeri delle testate italiane che avevano scelto di rendersi integralmente disponibili anche online, triplicate nel giro di due anni, arrivando a quota 33 nel 1999.

Mentre gli utenti si gustavano l’ultima invenzione del secolo, nei retroscena si stava lavorando alla realizzazione di telefoni diversi da quelli già in circolazione: gli smartphones.

Arrivati al mercato di massa nei primi anni duemila e coronati con l’avvento della dinastia iPhone dal 2007, resero l’utilizzo di internet a portata di dita.

Facili da usare, portarono gli utenti a fruire delle funzionalità più innovative, mettendo in secondo piano lo scopo originale del telefono, cioè di telefonare. Gli stessi utenti impararono a raggiungersi sui social media e attraverso questi si rivoluzionò il ruolo del pubblico dei media. I social non solo aprirono al dialogo diretto con i giornalisti, ma gli permisero di svolgere, in alcuni casi, compiti che venivano attribuiti in passato esclusivamente ai reporter.

Il sito web de La Repubblica — 1997

Un esempio lampante è l’uso dello smartphone da parte dell’utente per fotografare o riprendere fatti a cui assiste. Il primo famoso evento ad essere stato immortalato dallo scatto di un civile, anticipando quello dei giornalisti, fu l’atterraggio di fortuna di un aereo sulle acque dell’Hudson, a New York. Era il 2009, il civile in questione era Janis Krums, passeggero su un traghetto vicino.

La fotografia arrivata prima di chiunque altro, accompagnata da un breve tweet, ha trasformato Janis in una celebrità: i notiziari mostravano al pubblico la sua foto e a lui arrivavano richieste di interviste. Da lì in avanti ci si rese conto dell’enorme potenziale degli utenti dei social media e i giornalisti non esitarono ad attivarsi per instaurare con loro un rapporto di collaborazione.

Gli utenti dei social media come nuovi gatekeepers

Gli editori, produttori, giornalisti sono stati da sempre considerati i gatekeepers — cioè coloro che selezionano i fatti notiziabili e li fanno passare tramite cancelli, i gates, trasformandoli in notizie. Ma negli ultimi anni hanno perso l’esclusività in questo ruolo.
Sono anche gli utenti dei social media, infatti, a determinare quali contenuti siano degni di essere riportati su giornali e notiziari. Bisogna riconoscere, comunque, che gli editori hanno sempre l’ultima parola su ciò che viene scritto. Ciò su cui si dibatte sui social è materiale allettante, perché è l’evidenza lampante degli argomenti più caldi che le persone vogliono leggere, conoscere, rendendosi disposte a comprare il giornale per saperne di più.

Non solo ci si serve dell’audience per coprire eventi che venderebbero più copie, ma anche per reperire dall’audience avvenimenti non sopraggiunti alle agenzie di stampa o ai reporter. Questo è utile soprattutto in caso di eventi che accadono in zone remote, difficilmente testimoniabili se non da chi si trova lì in quel momento.

È importante sottolineare il compito dei giornalisti di verificare le segnalazioni assorbite dai social, per non incappare nelle temute fake news, difficili da debellare. Quindi, se essi sono invitati a collaborare con i nuovi gatekeepers, devono anche tenere gli occhi bene aperti sulla veridicità delle notizie che circolano sui social.

Questo nuovo fenomeno, tuttavia, può creare un’impressione diffusa che solo le notizie che circolano sui social siano degne di essere prese nel mirino. Non bisogna, in realtà, mettere da parte le notizie trattate dai media e dai gatekeepers tradizionali, sia perché esse godono della stessa rispettabilità di quelle sul web, sia perché il numero di persone che fa riferimento alla tv o al giornale per reperire le notizie è ancora molto alto.

L’engagement degli utenti: come avviene e come sfruttarlo

Ormai gran parte delle testate giornalistiche ha aperto il proprio account social. Se da una parte è faticoso sottostare alle regole dettate dai grandi magnati dei media online, dall’altra bisogna riconoscerne il grande potenziale. I giornalisti, infatti, grazie ai social media entrano in contatto con l’audience, frequentatrice assidua di queste piattaforme, che usa come mezzo di informazione. Appurato che l’engagement del pubblico su determinate notizie facilita nella selezione dei temi da trattare, è necessario comprendere come l’engagement avvenga.

Gli utenti dimostrano di essere più attratti da un avvenimento piuttosto che un altro, se creano discussioni, commentano sotto ai post inerenti, condividono e retweettano la stessa notizia.

Così facendo, essi entrano in contatto virtuale con persone altrettanto coinvolte, e in loro cresce un senso sempre maggiore di comunità.

Uno dei tweet più retweettati di sempre (quasi 800 mila retweet): Barack Obama il 7 novembre 2012, riguardo la sua rielezione a presidente degli Stati Uniti

In questo fenomeno i giornalisti hanno un ruolo significativo, poiché tramite i contenuti da loro pubblicati consentono un ulteriore confronto. Sono invitati a sfruttare i social per costruire uno spazio di discussione aperto e democratico, dove le differenze di pareri sono fonte di arricchimento. Pubblicando le loro notizie nei formati dei rispettivi social, infatti, il riscontro degli utenti sarà inevitabile.

Tuttavia, l’esposizione ai contenuti giornalistici sui social media, soprattutto se polarizzati, può portare a delle conseguenze negative. Gli utenti potrebbero opporre resistenza se il contenuto va contro ciò in cui credono. Difenderebbero le loro posizioni e sarebbero poco disposti ad aprirsi con chi non la pensa allo stesso modo. Si rischia, quindi, di costruire una comunità poco tollerante.

Pertanto, l’approccio che andrebbe adottato sui social da parte dei giornalisti, è quello di pubblicare notizie da diversi punti di vista, in modo da favorire lo scambio di idee e, nel migliore dei casi, raggiungere un consenso.

Aumentare l’engagement, aumentando la visibilità dei contenuti

Quando i giornalisti pubblicano una notizia sui social media, si preoccupano anche della visibilità che il loro contenuto riuscirà a raggiungere. Maggiore sarà quest’ultima, maggiore sarà l’engagement degli utenti. Quanto oltre possono spingersi le testate giornalistiche, per far sì che un loro contenuto si ampli sui social media?

Se si parla di viralità dei contenuti, è opportuno nominare il viral journalism: un tipo di giornalismo molto vicino alle pratiche di marketing, mirato a raggiungere il maggior numero di utenti e interazioni possibili coi propri contenuti. Assorbito dalle regole e dagli algoritmi dei social media, esso ne dipende completamente. Questi ultimi cambiano in continuazione, rendendo il viral journalism un giornalismo traballante.

Esempio di notizia clickbait: “L’inizio della Terza Guerra Mondiale” secondo Libero, postata su Facebook.

Se ci si attiene alla pratica di questo tipo di giornalismo, un rischio frequente è quello di generare contenuti puramente clickbait, pur di raggiungere un alto numero di like e commenti. Di conseguenza, la pratica giornalistica finalizzata all’informare sfocia, in questo caso, nell’infotainment, dove l’informazione si mischia all’intrattenimento.

Per mantenere l’integrità giornalistica nelle sue pratiche e nei suoi scopi, ci sono comunque delle strategie che gli operatori di questo settore possono attuare per aumentare le visualizzazioni e le letture dei loro contenuti social.

Prima di tutto è necessario chiedersi che cosa interessi agli utenti: osservando i loro comportamenti sui social media, si può notare un alto numero di condivisioni e commenti sotto a post di notizie sensazionali, controverse o spaventose. Per ultimi, ma non per importanza, ci sono i contenuti spazzatura, dai quali gli utenti sono sorprendentemente attratti. I motivi per cui gli utenti condividono queste notizie sono numerosi: ad esempio, perché vogliono informare i propri amici, o far nascere in loro una risata, o anche imporre il proprio punto di vista, diventando quasi influencer ma per una cerchia ristretta di seguaci.

Una volta compreso cosa interessa agli utenti, è necessario che i giornalisti si concentrino a realizzare un contenuto che catturi l’attenzione. Bisogna far sì che l’utente smetta di scrollare le foto e i video che vede sul suo schermo, e che si fermi sul contenuto giornalistico. Questo è possibile pubblicando una notizia dal titolo forte e diretto, arricchita da immagini, grafici, o ancora meglio, spiegata da un breve video.

Per quanto riguarda il contenuto della notizia, esso deve essere vicino a chi legge o ascolta, puntare sull’emotività e magari suscitare una reazione empatica. È proprio per questo che le storie di bambini o di cagnolini si diffondono più rapidamente di altre: la gente si commuove, si lascia trasportare dall’accaduto, e vuole condividere la notizia per far provare agli altri la stessa cosa. Inoltre, il contenuto va narrato con originalità, focalizzandosi sugli aspetti sensazionali: l’effetto sorpresa, per esempio, attrae come una calamita. Nessuno passerebbe al reel successivo, rinunciando a scoprire chi ha ucciso la famosa ragazza scomparsa da decenni, o la traiettoria di un asteroide pericolosamente vicino alla Terra.

La visibilità che ottiene un contenuto giornalistico sui social media diventa la piattaforma di lancio per far uscire gli utenti da Instagram o Facebook e attirarli verso il sito della testata giornalistica o, ancora meglio, verso la versione cartacea della notizia. I giornalisti, così, raggiungono nuovi potenziali abbonati, nuovi lettori che non avranno bisogno del prossimo contenuto sorprendente per andare sulla loro pagina. Una volta fidelizzati, gli utenti raggiungeranno il giornale di loro spontanea volontà.

Seguendo queste accortezze, i giornalisti dovrebbero assicurarsi un seguito significativo di persone che interagiscono con i loro contenuti. Devono fare attenzione, però, a non esagerare: un contenuto troppo emotivo o sensazionale rischia di distaccarsi dalla storia vera e propria, e quindi di far perdere credibilità al giornalista o al giornale da cui è provenuta.
È importante bilanciare emozione e razionalità e stare attenti al tono con cui la notizia viene raccontata. Se scritta bene, non sarà difficile raggiungere l’audience.

Engagement e giornalismo: una questione di credibilità ed etica?

In questo articolo si è trattato, dunque, delle numerose possibilità che i social media offrono agli utenti e ai giornalisti. Questi ultimi si sono resi conto del grande potenziale dell’audience, che negli ultimi anni ha ricoperto un ruolo importante nello sviluppo delle notizie. La necessità di stringere un rapporto di interazione tra giornalisti e utenti è cresciuta sempre di più.

Da una parte, l’engagement del pubblico può essere spronato dai giornalisti e può costruire una comunità digitale dove le idee circolano. In un ambiente più aperto deriva una maggiore consapevolezza e un’idea più chiara del mondo in cui si vive. Dall’altra parte, i giornalisti sono obbligati a sottostare agli imprevedibili algoritmi e formati dei social media, dove la probabilità di sfornare notizie clickbait pur di aumentare l’engagement del pubblico è molto alta. Così, i giornalisti rischiano di compromettere la propria credibilità. Perciò, è necessario promuovere una diffusione di notizie scritte bene, veritiere e originali, per invitare gli utenti ad informarsi e a scambiarsi opinioni in modo democratico.

Riferimenti utili

Adornato, A. (2017). Mobile and social media journalism: A practical guide. CQ Press. (pp. 1–11).

Guo, J., & Chen, H.-T. (2022). How Does Multi-Platform Social Media Use Lead to Biased News Engagement? Examining the Role of Counter-Attitudinal Incidental Exposure, Cognitive Elaboration, and Network Homogeneity. Social Media + Society, 8(4).

Denisova, A. (2022). Viral journalism. Strategy, tactics and limitations of the fast spread of content on social media: Case study of the United Kingdom quality publications. Journalism, 0(0).

Fotografie

La Repubblica online nel 1997

http://static.repubblica.it/repubblica/tecnologia/interattivi2016/timeline-web/index.html

Tweet di Janis Krums

https://st.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2016-03-21/i-dieci-anni-twitter-disastro-diretta-115436.shtml?uuid=ACZmyzrC

Fotografia di Janis Krums
https://st.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2016-03-21/i-dieci-anni-twitter-disastro-diretta-115436.shtml?uuid=ACZmyzrC

Tweet di Obama del 7 novembre 2012

https://www.ilpost.it/2016/03/30/i-10-tweet-piu-famosi-di-sempre/

Notizia clickbait di Libero

https://www.antevenio.com/it/blog/cose-il-clickbait-e-come-identificarlo/

Notizia di La Repubblica del 27 maggio 2023
https://www.instagram.com/p/CsvMeDIoE39/?igshid=MzRlODBiNWFlZA==

Immagine principale: freepik

--

--

Giulia Banfi
Mapping Journalism

PhD Student @Unife. Studio la società, analizzando i processi comunicativi e la transizione digitale della PA ✏️ Credo in un’innovazione sociale accessibile.