La comunicazione come arma per la difesa della libertà

Giulia Banfi
Mapping Journalism
Published in
8 min readJul 14, 2023

Il giornalismo, l’opinione pubblica e la nuova narrazione digitale: il caso della guerra in Ucraina.

Di Stella Arcuri

Oggi i media e i giornalisti hanno un ruolo chiave nella formazione dell’opinione pubblica e quindi nella costruzione di informazioni, che entrano a fare parte dei processi di comunicazione attraverso i quali i cittadini discutono, formando questioni di interesse generale.

Ma come fanno i media ad influenzare così efficacemente l’opinione pubblica?

Come il giornalismo influenza l’opinione pubblica

Quotidianamente all’interno delle redazioni giornalistiche viene fatta una selezione delle notizie in base alla loro rilevanza. La scelta di pubblicare una notizia piuttosto che un’altra influenza la percezione del pubblico su determinati argomenti.

Negli anni sono stati sviluppati diversi criteri e modelli di selezione delle notizie, uno di questi è l’ampliamento del modello dei criteri di Lippmann, definito da Russ-Mohl che li ha raggruppati in 5 criteri principali:

  1. Criteri relativi all’evento (il numero e l’importanza dei soggetti coinvolti e l’impatto sulla nazione)
  2. Criteri relativi al prodotto (la novità della notizia)
  3. Criteri relativi al mezzo (i materiali che il medium può utilizzare)
  4. Criteri relativi al pubblico (se una notizia è adeguata o meno al proprio pubblico)
  5. Criteri relativi alla concorrenza (seguire altre testate per capire cosa abbiano)

Solitamente i media tendono a focalizzarsi su aspetti sensazionalistici oppure a fare affidamento su esperti, come studiosi, politici e altre figure autorevoli per fornire commenti su argomenti specifici, riuscendo così a catturare l’attenzione e ad influenzare più facilmente l’opinione pubblica, che riconosce queste figure come autorevoli e competenti sull’argomento. Un tema può essere presentato in modo positivo o negativo puntando a colpire gli aspetti emotivi o razionali del pubblico.

Molto importanti sono anche modelli come agenda-setting e framing, ovvero come i giornalisti scelgono di posizionare le notizie in base al loro grado di importanza e come viene strutturata la presentazione di un argomento in modo da renderlo più saliente. Il framing è più specifico rispetto all’agenda-setting perché per rendere più considerevoli gli argomenti va ad analizzare l’insieme degli elementi testuali, della composizione della storia e delle immagini.

Per quanto generalmente i media provino a restare obiettivi, possono avere dei costrutti che si basano su ideologie e pregiudizi (bias), consapevoli o inconsci, che inevitabilmente saranno trasmessi nei contenuti mediatici e andranno quindi ad influenzare l’opinione pubblica.

I bias possono derivare ad esempio dalle opinioni personali dei giornalisti, dagli orientamenti politici o ideologici di un’organizzazione mediatica o da pressioni economiche e commerciali.

Giornalisti in guerra

Ma l’obiettività dei media dipende anche dal tipo di notizia che si deve comunicare. Stiamo vivendo in un momento storico molto delicato, caratterizzato dalla terribile guerra fra Russia e Ucraina, insieme ad una crisi economica e la terminata crisi pandemica.

Dall’inizio di Febbraio 2022, dopo che Putin diede il via all’invasione dell’Ucraina, i media si sono occupati principalmente di fornire notizie e informazioni riguardo al conflitto, schierandosi apertamente da una parte o dall’altra.

Riportando un estratto di un articolo scritto dalla ricercatrice e giornalista Johana Kotisova capiamo come la situazione che stiamo vivendo ha portato inevitabilmente al cambiamento dell’atteggiamento tipico neutrale dei giornalisti: “…tradizionalmente si suppone che i giornalisti professionisti e obiettivi siano emotivamente distaccati, neutrali e disinvolti. Includere l’emozione nella pratica giornalistica o essere apertamente coinvolti, ad eccezione di ritmi o stili giornalistici specifici è considerato una sorta di rottura o fallimento.[…] Tuttavia, il giornalismo in tutto il mondo ha avuto anche sfumature sostenitore-radicale, evolutivo-educativo, collaborativo-facilitativo (ecc.) in cui i giornalisti si considerano — ad esempio — sostenitori, avversari, missionari, agenti del cambiamento, portavoce, collaboratori e mobilitatori […] il modello professionale occidentale incentrato sul distacco e sul contraddittorio politico non sempre si adatta alle circostanze contestuali.” (Kotišova, J., 2023).

L’esigenza di avere un reportage dai campi di battaglia ora è ancora più forte, vista l’urgenza di condividere le notizie in tempo reale, provocata dall’esistenza dei social network.

In questa guerra il giornalismo, al di là della sua ordinaria attività di diffusione delle notizie, ma proprio per i suoi comportamenti e abilità tecnici, è diventato un sistema d’arma. E viceversa i giornalisti trovandosi direttamente a contatto con pratiche e linguaggi condivisi dagli apparati militari sono oggi figure più spurie e ibride.” -afferma il giornalista Michele Mezza (2022).

Inoltre, con lo sviluppo dei nuovi media anche i cittadini ucraini hanno cercato di informare il più possibile le persone di tutto il mondo attraverso live su TikTok e post su Instagram e Facebook, raccontando le proprie storie ed emozioni. Siamo arrivati a quella che noi oggi definiamo una “Net-war”, “Per la prima volta, le armi con cui viene condotta la guerra coincidono con le infrastrutture digitali dell’informazione” (ibid.), “La rete è luogo, strumento e logistica della guerra.[…] (ibid.).

Zelensky “influencer per la patria”

“Già alla fine di Febbraio, il “New York Times” registrava come Zelensky, colui che “con l’aiuto dei social media era diventato il leader del quale l’Ucraina non aveva saputo sino a quel momento di avere bisogno” (Sofia Ventura, 2022, La guerra e la nuova leadership di Volodymyr Zelensky).

La strategia di comunicazione di Volodymyr Zelensky ha sempre previsto un uso massiccio dei social network, in particolare l’utilizzo della piattaforma di Instagram, ed è proprio lì che ha iniziato la nuova campagna in seguito all’invasione russa.

Questo tipo di comunicazione ha tre obiettivi principali:

  1. Sostenere il popolo e incoraggiarlo a non desistere e a lottare per la propria patria, cercando di trasmettergli il messaggio di quanto anche lui fosse attivamente impegnato nella difesa del paese.
  2. Richiamare l’attenzione della comunità internazionale che ha sostenuto l’Ucraina attraverso le severe sanzioni impartite alla Russia, l’invio di armi all’Ucraina e la vicinanza fisica dei leader europei che si sono schierati dalla parte di Zelensky.
  3. Sfidare Putin, mostrandogli quanto il popolo ucraino sia forte e dimostrando quanto sia più vicino al suo popolo rispetto a Putin.

Un altro elemento importante della comunicazione di Zelensky è il fatto che nei suoi discorsi si riferisca alla guerra con parole che rimandano alle guerre mondiali, come nel caso del discorso alla camera dei comuni con l’evidente richiamo al discorso del Giugno 1940 di Winston Churchill.

(rielaborato dall’articolo di Sofia Ventura, 2022, La guerra e la nuova leadership di Volodymyr Zelensky http://digital.casalini.it/10.1400/290310)

Situazione mediatica in Russia

Da sempre la Russia predilige narrazioni giornalistiche a favore del presidente Vladimir Putin e della sua politica, difatti la guerra in Ucraina è stata oggetto di un’intensa copertura mediatica a favore del regime.

Un modo in cui i media russi provano ad influenzare l’opinione pubblica a favore di Putin è proprio costruendo un framing pro-Cremlino, spesso presentano la guerra in Ucraina esclusivamente dal punto di vista del governo russo, sottolineando la necessità di proteggere la popolazione russa e gli interessi nazionali. Questo framing crea un senso di minaccia e da una giustificazione alle azioni del governo russo, contribuendo a costruire un’immagine di Putin come leader forte e difensore degli interessi russi.

Questa è una dimostrazione di manipolazione emotiva: il giornalismo russo filo-governativo suscita nella popolazione sentimenti di terrore, di orgoglio o solidarietà verso la nazione per manipolare il popolo e incitarlo a stare sempre e comunque dalla parte del governo russo.

Inoltre, a differenza di Zelensky che riconosce i social network come uno strumento per la libertà di espressione e la comunicazione, Putin ha bloccato e oscurato sia Facebook che Instagram perché non oscuravano i messaggi d’odio che venivano fatti nei confronti della Russia.

La giornalista temeraria

Durante la guerra Ucraina-Russia ci sono stati però anche casi di ribellione da parte degli stessi giornalisti russi. Un esempio molto rilevante è stato il caso della giornalista russa Marina Ovsyannikova che ebbe il coraggio di manifestare la sua opposizione alla guerra dichiarata dalla Russia all’Ucraina. Nel Marzo 2022, durante la diretta di uno dei telegiornali del canale statale del paese (uno dei più seguiti), ha provato ad interrompere la trasmissione televisiva sventolando un cartellone con la scritta “NO WAR”, questo provocò numerose manifestazioni contro la guerra a Mosca, soppresse immediatamente. Marina in seguito fu arrestata, multata e poi rilasciata.

La guerra Russo-Ucraina: un caso mediatico complesso

In conclusione, la guerra in Ucraina rappresenta un caso complesso, in cui il giornalismo gioca un ruolo significativo nella costruzione dell’opinione pubblica. Come sempre, in questi frangenti, si verificano casi di disinformazione, manipolazione e propaganda da entrambe le parti in conflitto. Queste azioni di disinformazione distorcono la realtà e rendono difficile la comprensione della situazione reale da parte del pubblico.

È un dato di fatto che le nuove tecnologie dell’informazione e in particolare i social media amplifichino l’impatto del giornalismo sulla formazione dell’opinione pubblica. Da un lato, permettono una maggiore accessibilità alle informazioni e una voce più ampia, almeno per i cittadini ucraini. Dall’altro alimentano la diffusione di fake news da parte del governo russo, che mettono in discussione l’autenticità delle fonti e la veridicità delle informazioni.

Queste versioni contrastanti dei fatti pongono una sfida importante al giornalista che vuole presentare una versione accurata dei fatti. Questa sfida richiede al giornalista un atteggiamento etico, responsabile e trasparente, particolarmente difficile da adottare in un caso come questo, in cui si ha un paese aggressore da un lato e uno palesemente vittima dall’altro, cosa che attiva inevitabilmente nel giornalista bias che influenzano l’informazione.

Occorre ricordare come la mancanza di una copertura equilibrata e accurata rischia di creare stereotipi, pregiudizi e divisioni, che impediscono una comprensione approfondita e neutrale delle cause e delle dinamiche del conflitto.

La comunicazione del regime putiniano riveste ancora tratti distintivi della comunicazione tipica dei regimi totalitari europei di inizio 900 (fascismo e nazismo) caratterizzati da comizi dei dittatori organizzati con una gran folla, durante i quali non è previsto il dissenso e sempre conclusi con proclami di grande effetto comunicativo (es. “vincere e vinceremo”), enormi parate militari con esibizione degli armamentari bellici e quant’altro.

Mentre dall’altra parte, Zelensky ha utilizzato e continua tuttora a usare la comunicazione per un appoggio internazionale alla sua causa e quella del suo popolo, comprendendo che la comunicazione è un arma anche più potente delle bombe.

Riferimenti utili

Informazioni generali:

  • Russ-Mohl S. (2011), Fare giornalismo, Bologna: Il Mulino
  • Rosalba Castelletti (2022), Putin spegne anche i social: oscurati Instagram e Facebook, La Repubblica

Citazioni:

  • Arianna Francesca Brasca, 2022 “La guerra in Ucraina e i bias cognitivi del giornalismo internazionale”, Magazine online Heraldo.it
  • Kotišová, J. (2023). The epistemic injustice in conflict reporting: Reporters and ‘fixers’ covering Ukraine, Israel, and Palestine. Journalism, 14648849231171019.
  • Mezza, M. (2022). Net-war: Ucraina: come il giornalismo sta cambiando la guerra. Donzelli Editore.
  • Ventura, S. (2022). La guerra e la nuova leadership di Volodymyr Zelensky. La guerra e la nuova leadership di Volodymyr Zelensky, 74–78.

Fotografie:

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Giulia Banfi
Mapping Journalism

PhD Student @Unife. Studio la società, analizzando i processi comunicativi e la transizione digitale della PA ✏️ Credo in un’innovazione sociale accessibile.