La guerra ibrida tra Russia e Ucraina. Il ruolo cruciale dei media nel modellare l’opinione pubblica

Giulia Banfi
Mapping Journalism
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9 min readJul 22, 2024

Uno scontro politico, diplomatico e militare quello tra Russia e Ucraina che dal 24 febbraio 2022 si è appropriato dello scenario giornalistico mondiale. Programmi televisivi, interviste, post sui social, approfondimenti e cerimonie pubbliche hanno come protagonista il conflitto scoppiato tra le nazioni dell’est Europa.

di Matteo Dondi

Tutto ha inizio con un discorso televisivo tenutosi alle 4 del mattino ora italiana, con il quale il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha annunciato un’Operazione Militare Speciale per difendere le province separatiste del Donbass. A due anni dallo scoppio della guerra, più di 500 mila sono le vittime e la Russia è ancora convinta di poter vincere, obbligando Stati Uniti ed Europa a rafforzare il sostegno a Kiev. Lo scontro non si vive unicamente sul campo ma sui social e su tutti i media moderni. Il conflitto tra Russia e Ucraina è unico nel suo genere e non può essere minimamente paragonato agli altri. Per questo si configura come un peculiare caso di guerra ibrida. Lo sfondo bellico si è spostato sul web, sui social, tra le pagine di quotidiani e di agenzie stampa internazionali. I veri protagonisti di una guerra come questa non sono più le due nazioni, bensì l’internet, i media, ma soprattutto l’opinione pubblica.

I MEDIA CONVERTONO IL CONFLITTO IN UNA GUERRA IBRIDA: DEFINIZIONE, OBIETTIVI E DISUMANIZZAZIONE

Il ruolo che i media assumono nel conflitto è da sempre stato decisivo. Essi hanno sia descritto che analizzato quanto è successo, ma predicono anche quello che avverrà in futuro.

Il concetto di guerra ibrida si riferisce a una tipologia di conflitto che unisce metodi militari convenzionali e non, tra i quali disinformazione, propaganda, guerra psicologica, operazioni speciali e cyber attacchi. Nello scontro tra Russia e Ucraina, le tradizionali tecniche belliche si congiungono a nuove modalità di comunicazione informatiche e digitali. Il fattore comunicativo si associa all’importanza dei lunghi combattimenti che prendono luogo nella regione del Donbass e nella penisola della Crimea. La guerra non si combatte più solo tra eserciti, ma coinvolge anche i servizi segreti e media, espandendosi sul piano della comunicazione politica.

La guerra ibrida spesso mira a raggiungere obiettivi politici, influenzare l’opinione pubblica, destabilizzare governi e ottenere vantaggi strategici. Un conflitto manipolato dalla propaganda e da un uso ininterrotto degli strumenti di comunicazione. Su questa linea, la guerra russo-ucraina è un esempio perfetto. Da parte dei giornalisti e dei reporter viene richiamata costantemente la possibile minaccia nucleare, ma anche la demonizzazione del nemico, il gusto per il macabro, la vera e propria disumanizzazione. L’obiettivo principale è quello di puntare in modo forte e deciso alla mobilitazione generale dello sdegno dell’opinione pubblica. Dallo scoppio del conflitto, il massacro di Bucha è l’accaduto più rappresentativo.

Una piccola città nell’Oblast’ di Kiev, teatro di pesanti combattimenti tra le forze russe e ucraine. Dopo che le truppe russe si ritirarono dalla città nel 2022, furono trovati numerosi corpi di civili ucraini, molti dei quali uccisi con metodi brutali. Le immagini rappresentate dai media dei corpi mutilati e delle fosse comuni suscitarono tanta indignazione a livello nazionale e internazionale. Il massacro ha messo in risalto l’escalation della brutalità, rafforzando la determinazione della comunità internazionale nel condannare i crimini commessi dall’esercito russo. Complessivamente, quanto accaduto a Bucha, ha avuto un impatto significativo sull’opinione pubblica: tanta solidarietà all’Ucraina e giustizia per coloro che subiscono queste atrocità.

INGANNO E REALTÀ: LA DISINFORMAZIONE NELLA GUERRA IN UCRAINA E L’EMERGERE DELLA FIGURA DEI PROSUMER

Il concetto di “Guerra ibrida” si dimostra sempre più efficace in relazione all’uso inevitabile dei media. Infatti queste nuove tecniche di comunicazione portano il conflitto ad essere uno scenario in cui la verità si mescola ad infondatezze e falsità, compromettendo il risultato finale delle notizie. Sin dall’inizio dello scontro tra le due nazioni, la disinformazione è stata utilizzata con il proposito di manipolare l’opinione pubblica, minare la credibilità dell’avversario, sostenendo in pratica le proprie posizioni.

La prima cerchia di false narrazioni riguarda le cause scatenanti del conflitto. Sia Russia che Ucraina hanno cercato di presentare una propria versione dei fatti riguardo l’avvio della guerra. Vladimir Putin ha ritenuto necessario un pronto intervento con il fine di proteggere le regioni filorusse nell’est dell’Ucraina. Quest’ultima, invece, considera l’attuale conflitto come un’azione estrema e devastante. È evidente che da una parte e dall’altra ci sia una grande divergenza di pensiero.

Altri esempi di indeterminatezza risiedono nella manipolazione dei rapporti sui combattimenti. Il fine è il medesimo: per influenzare l’opinione pubblica, entrambi i paesi hanno distorto informazioni che riguardavano gli scontri sul campo. Sui social media hanno circolato video e immagini manipolati per gonfiare o minimizzare l’entità dei danni e delle perdite subite. Dall’inizio della guerra, sono stati addirittura segnalati numerosi attacchi informatici e hackeraggi mirati a diffondere fake news e a danneggiare l’infrastruttura digitale.

In conclusione, le più rilevanti narrazioni false riguardano il tentativo, da parte della Russia, di negare le atrocità e gli abusi commessi. Mescolare verità e menzogne addirittura cercando di attribuire la responsabilità del conflitto all’Ucraina stessa.

Questa è una guerra incentrata sull’immagine e sulla persuasione, sulla reputazione e sul filtro delle notizie. Tutto verte sugli annunci resi attraverso reportage televisivi, scoop e dirette streaming. Il sociologo Manuel Castells afferma che i mezzi di comunicazione odierni hanno introdotto una nuova categoria di utenti: i Prosumer. Il termine combina le parole “produttore” e “consumatore”, coniato per descrivere un individuo o un gruppo che partecipa attivamente alla produzione e al consumo di contenuti. Quindi i Prosumer fruiscono sì di notizie, video, prodotti editoriali, ma durante la guerra, hanno anche fornito informazioni dai luoghi dei combattimenti attraverso social media e canali online. Un giornalismo partecipativo, anche detto “giornalismo cittadino” che è stato, ma ancor tutt’ora è, di fondamentale importanza: ha fatto emergere il vero lato della guerra e ha diffuso notizie che potrebbero essere state censurate o ignorate. Inoltre, i prosumer hanno utilizzato la propria voce e la propria piattaforma online per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla guerra. Hanno dato avvio a petizioni, hanno organizzato proteste e esercitato pressioni sui governi al fine di proteggere i diritti dei civili.

PUTIN VS ZELENSKY: LA RAPPRESENTAZIONE DEI LEADER SUI SOCIAL MEDIA E LA SFIDA DI PERSUASIONE SULL’OPINIONE PUBBLICA

Le modalità di comunicazione si riflettono in modo ideale nei leader protagonisti della Guerra, Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky. Grazie al lavoro dei loro staff diplomatici, i presidenti, rispettivamente della Federazione Russa e della Repubblica semipresidenziale Ucraina, hanno costruito due immagini pubbliche antitetiche.

Il Cremlino mostra un Putin rigido, di ferme posizioni, impassibile a turbamenti esterni. Con un tono formale ed assertivo, del tutto intento alla buona riuscita della difesa dei propri interessi. Effettivamente tutte queste caratteristiche sono inerenti alle pubblicazioni che riflettono le posizioni ufficiali del governo russo. Putin ha potuto usufruire dei media a sua disposizione per diffondere propaganda e retoriche nazionaliste, andando a sostenere le posizioni ufficiali della Russia e criticando quelle delle potenze occidentali.

Sin dall’inizio del combattimento, Zelensky ha utilizzato in forma disinvolta i social — Instagram e X su tutti. Si è mostrato dinamico, coraggioso e non ha voluto assolutamente arrendersi. Rispetto a Putin, il leader ucraino ha spesso adottato un tono più informale e diretto, il quale riflette il suo passato da attore e comico. L’insieme di questi elementi porta certamente Zelensky ad essere più vicino al proprio popolo. Oltretutto, grazie alla notorietà e alle evidenti capacità comunicative, in un secondo momento è riuscito a rinsaldare i legami con gli Stati europei; indubbiamente convince l’opinione pubblica occidentale, perorando la causa ucraina. L’immagine del presidente modello che non abbandona il proprio popolo, che lotta per una giusta libertà è riuscita.

Il conflitto perdura e parallelamente l’immagine di Putin è sempre più rarefatta. Il suo modo di comunicare con gli altri leader lascia l’impronta di un generale defilato, di delega e controllo. Quello che noi possediamo sono immagini delle sue apparizioni a cerimonie pubbliche ufficiali e visite di stato. Una raffigurazione della propria immagine che si differenzia anche dal rapporto degli esponenti con i social. Certamente i funzionari e dirigenti ucraini sono più legati ai mezzi digitali, laddove ministri e portavoce russi ancorati a quelli tradizionali. Telegram, il social protagonista assoluto del conflitto, viene utilizzato da Zelensky con l’obiettivo di fornire comunicati e rilasciare dichiarazioni. Il presidente ucraino non si tira certamente indietro nel rilasciare interviste ai principali network occidentali. Proprio per questo, la sfida della persuasione nell’opinione pubblica è vinta da Zelensky.

LA CRISI DI FIDUCIA NELL’INFORMAZIONE: MOTIVAZIONI, DATI E IL FENOMENO DELLA POLARIZZAZIONE

Il ruolo dei media nel descrivere, analizzare e prevedere quanto è successo e accadrà è decisivo. Ci si chiede se realmente, agendo da filtro della realtà, hanno trasmesso con trasparenza i fatti. Inoltre alcune domande indagano l’opinione degli intervistati sul grado di partigianeria dei media. Quanto contano nella formazione dell’opinione pubblica? Quanto è elevata la qualità dell’informazione?

La copertura mediatica della guerra in Ucraina in Italia riflette spesso una combinazione di fonti nazionali ed internazionali. Rispecchia l’interesse pubblico e politico nei confronti del conflitto, con un’ampia varietà di fonti che offrono informazioni e analisi della situazione in corso. Ma nel caso in cui si chiede ad un italiano quale medium preferisce per informarsi sull’attuale scontro tra Russia e Ucraina, la risposta è: giornali e telegiornali. Vari studi condotti da Demos&Pi — Demetra e dallo studio SWG dimostrano che la televisione è preferita ai talk show di approfondimento.

Al contempo si afferma però che “maggioranze significative e prossime alla maggioranza assoluta della popolazione ritengono che i media non siano indipendenti nel raccontare e descrivere il conflitto in corso”. Secondo dei sondaggi svolti dal Termometro Politico, progetto di informazione e analisi che si occupa di comunicazione politica, solo il 24% delle persone intervistate pensano che i media siano stati sinceri ed autentici. La fetta restante ritiene che i media abbiano adottato posizioni definite con l’obiettivo di fare sempre più audience. Addirittura il 40% degli intervistati crede che i media abbiano manipolato l’informazione pubblica seguendo gli ordini ricevuti dall’alto. A conferma di ciò, il 71% delle persone pensa che i media non abbiano raccontato l’effettiva verità sul conflitto tra Russia ed Ucraina. Cresce il pensiero che le informazioni siano pilotate e distorte. Addirittura “maggioranze significative non ritengono nessuna delle informazioni fornite sulla guerra veritiera, ad eccezione fatta per quelle attinenti ai distratti umanitari, stragi e genocidi”.

La mancanza di fiducia nelle notizie legate alla guerra in Ucraina è dovuta ad un insieme di fattori differenti. Primi tra tutti disinformazione e propaganda. Attraverso i principali social media, le informazioni pubbliche relative al conflitto sono numerose e, a volte, discordanti. Pertanto, la diffusione di disinformazione e propaganda presenta come risultato tanta confusione e indecisione da parte della popolazione su quale posizione scegliere. Secondo fattore è la censura: le forze in conflitto, in determinate situazioni, possono limitare la libertà di stampa e la capacità dei giornalisti di riportare obiettivamente quanto sta accadendo. Nel momento in cui autorità e organizzazioni non dovessero comunicare in modo trasparente e chiaro, questo può alimentare tra la popolazione diffidenza e sospetto. Infine è in aumento il fenomeno della polarizzazione politica e ideologica, che porta a respingere automaticamente tutte quelle che sono notizie non conformi alle convinzioni preesistenti, anche se basate su prove credibili.

Emerge chiaramente quanto l’opinione pubblica sia scettica, quanto essa tenda a credere unicamente a eventi correlati a stragi, massacri e disastri umanitari. “Le notizie che riguardano i genocidi delle popolazioni sono le uniche a raccogliere tra gli intervistati una percentuale maggiore tra coloro che ritengono credibili le informazioni date rispetto a coloro che non le ritengono credibili”. Tutto questo sottolinea la richiesta e la necessità di fonti informative affidabili, ma soprattutto critiche, nonché di una cittadinanza consapevole. L’opinione pubblica è favorevole a un giornalismo senza filtri, pertanto ad un’informazione che si dichiari indipendente. Un giornalismo trasparente alle fonti e ai processi editoriali che permetta il funzionamento efficace della democrazia. Potrebbe così aiutare a garantire che le informazioni siano accurate e diversificate, promuovendo una partecipazione più consapevole in questo caso al conflitto tra Russia e Ucraina.

Oggi i media “costruiscono” l’opinione pubblica. Essi creano consenso tra chi li utilizza e suggeriscono delle opinioni condivisibili. Non dicono che cosa pensare, ma ci indicano quali sono le posizioni di pensiero rispetto alle quali posizionarci. Possiamo decidere da che parte stare, l’importante è scegliere e non rimanere al centro.

Riferimenti utili

FONTI TESTO

  • “IL CONFLITTO RUSSO-UCRAINO TRA DONBASS E CRIMEA: IMPLICAZIONI SPAZIALI DI UNA GUERRA IBRIDA”, Gino Filippo Massetti
  • “IL RACCONTO MEDIATICO DELLA GUERRA: NUOVI PARADIGMI DI OSSERVAZIONE”, Luigi Giungato
  • “LIVE CHAT CON MICHELE MEZZA SU NET-WAR UCRAINA: COME IL GIORNALISMO STA CAMBIANDO LA GUERRA”, Mauro Santaniello
  • L’OPINIONE PUBBLICA ITALIANA E LA GUERRA IN UCRAINA, Pierangelo Isernia Claudio Cozzi Fucile Sergio Martini

FONTI IMMAGINI

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Giulia Banfi
Mapping Journalism

PhD Student @Unife. Studio la società, analizzando i processi comunicativi e la transizione digitale della PA ✏️ Credo in un’innovazione sociale accessibile.