Quella dolce purezza del sì

Marco Castellani
StarDust
Published in
2 min readDec 18, 2016
Francisco de Zurbaràn, L’Immacolata Concezione- particolare. Guadalaiara,
Museo Diocesano di Siguenza

Attendere. Essere in attesa, paziente. Rinunciare.

Rinunciare a seguire il filo implacabile del pensiero, del progetto, la catena irredimibile del fare.Essere nuovi, essere rivoluzionari, essere.

Essere nuovi ed antichissimi, essere autenticamente originali. Essere propriamente sé stessi, essere.

Essere in relazione, schiantare l’autosufficienza impaziente. Don’t carry the world upon your shoulder.

Sfondare il senso di dover dare senso al mondo, con il proprio fare.

Lei del resto, non doveva fare nulla, peraltro. Proprio nulla.

Solo essere d’accordo, solo non porre ostacoli, solo non fare valutazioni su sé stessa o sul mondo, non doveva nemmeno capire

il disegno, solo questo: solo dire sì.

Purissima, entra nel mondo senza alcuna ombra disarticolando nel profondo gli usati meccanismi, le note dinamiche, nella forza preventiva di questo sì.

Te lo dico per questo. Per questo che mi dici. Perché

la fecondità arriva, amica mia. La fecondità arriva quando ti arrendi. Quando lasci fare, ti rendi morbida, ti lasci fare.

Lei non poteva dare senso al mondo con il suo fare, soltanto. Non avrebbe potuto. Poteva solo accogliere.

Capisci che quando ti arrendi sorge un seme sorge un seme dentro di te e diventi feconda, diventi bella in ogni cosa in ogni cosa che fai o che non fai.

E’ la sconfitta suprema, il ground zero della tua mente, final-mente, delle sue architetture crescenti e ricrescenti come cellule malate come cellule impazzite.

Ben conosci, mia cara, questi acri di architetture infeconde, universi desolati e freddi, vastità gementi.

Vedono, i tuoi occhi profondi, la sconfitta di ogni ideologia, affondata nel suo stesso spazio, implosa nell’assenza di senso, morta intrisa in sangue e violenza, quella violenza inesorabile del vuoto.

Allo stesso tempo, imperniata nello stesso istante, esulta il tuo cuore per la vittoria radicale del pensiero poetico e

d’ogni umana arte, come universo pulsante propriamente carnale, lietamente espulso dall’orbita dal pensiero razionale.

Quella perpetua sottesa vittoria della bambina in te che vuole solo la mano che guida, l’affetto, un senso dolcissimo di essere salvata

mai più saggezza mai più

abitando questa sola pazza e sconveniente saggezza,

l’estrema saggezza di accogliere, acconsentire:

lasciarsi cadere al di tutto, fuori di te eppure

al tuo vero centro, grembo accogliente dell’universo tutto.

Roma, 8 dicembre 2016

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