Silenzio

Marco Castellani
StarDust
Published in
3 min readOct 21, 2015

A volte si pronuncia con il punto esclamativo, come imperioso comando, o impellente desiderio: Silenzio! Altre volte, come è il caso di cui desidero parlare, non si pronuncia nemmeno. Piuttosto, si avverte. Si avverte come necessità, come atto terapeutico indispensabile, come prima e decisiva attenzione verso sé stessi.

Stare in silenzio.

Un silenzio che sia davvero silenzio. Ovvero, da non riempire con pensieri. Da non infarcire con congetture, pianificazioni, valutazioni di cose da fare. Nulla.

Rimanere in silenzio. Registrare il dato.

Appena questo. Percorrere una strada, fermare l’auto su una via non conosciuta, magari dietro la scuola del figlio. Prendersi dieci minuti. O magari cinque. E camminare in silenzio. Guardando soltanto. Registrando il dato.

Una vigna incastonata tra due case, che ti sembra un ricordo di tempi andati. Guardi gli sbuffi d’erba che escono dalla rete metallica, osservi i tralci. Una casa con un giardinetto, che sembra uno dei modellini che facevi con il Lego tanti anni fa. Registri e stai in silenzio. Cerchi di lasciare spazio.

Allora, arrivano le sensazioni e gli umori di quando eri bambino. Non i pensieri, non le sequenze di parole che descrivono un certo momento, no. Tutt’altro. Proprio le sensazioni, gli umori, il modo di sentire e di sentirsi, che avevi allora.

Scopri che non è stato abbandonato, disciolto, sostituito da qualcosa d’altro (magari più elaborato, evoluto, organizzato). Scopri con piacevole sorpresa che è ancora lì: è ancora tutto lì.

E’ uno strato che aspetta di essere contattato, di essere interpellato. E’ uno strato che puoi interpellare soprattutto così, con il silenzio. Con l’esercizio di sgombrare la mente da tutto, proprio da tutto. Da tutto quello che credi di essere, da tutti i tuoi ragionamenti su cosa è giusto e cosa è sbagliato, da quello che devi fare e non devi fare, da quello che ti aspetti.

Ti accorgi di questo. Tutto quello che pensi, che credi di poter decidere e stabilire tu, fa da schermo al reale. Quel reale che è sempre più interessante, è più multiforme ed inaspettato di quello che fai ricircolare ossessivamente nel tuo cervello.

Anche una stradina silenziosa dietro una scuola. Ti metti lì e sei in un altro universo. Ti metti in ascolto, perché hai capito che ci sono diecimila cose dentro di te che ti vogliono toccare, vogliono riprendere il contatto con te stesso. Vogliono parlarti senza parole.

Forse ti sei troppo fatto assorbire da un tuo modello, da una tua rappresentazione di come dovresti essere, di come dovresti sembrare.

Forse così hai aderito ad un modello, ti sei creato uno stampino e cerchi di starci dentro, forzando un po’. A volte molto. E diciamo la verità, non ti ci trovi troppo bene, nello sforzo di adeguarti a quel modello. Non ti senti a posto, non ti senti compiuto. C’è qualcosa che non va.

Più che altro, senti di vivere perdendoti qualcosa. Perdendo il fatto che tu sei unico, e che il mondo aspetta solo questo, vuole solo questo, da te: il dono gratuito della tua unicità.

Così comprendi che le cose che ti vogliono parlare, alla fine lo fanno con un compito. Agiscono con un obiettivo. Importante, importantissimo.

Decisivo.

Vogliono farti partecipe di una storia unica, della tua. Che tu rientri nella tua storia, che tu non ti spaventi del fatto che non rientri in nessun modello.

Vogliono farti sapere che sei unico. Che sei un mistero sempre da esplorare.

Che sei vivo per questo. Non per aderire ad un ideale (autoprodotto) di perfezione. Perché ogni tua imperfezione, è luminosa, sfavillante. E’ tua, molto più del modello.

Ecco perché serve il silenzio. Perché è necessario darsi pace.

Per questo, e per molto altro, che le parole non possono dire. Le parole possono a mala pena indicare una direzione. Ma non arrivi con le parole, con i ragionamenti. Arrivi, lasciandole andare, facendo spazio.

Arrendendoti.

Ed abbracciando, tornando ad abbracciare, quell’oceano di silenzio che ti aspetta, sempre ti aspetta, dietro ogni superficialità e dietro ogni distrazione.

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