Un romanzo è anche una trama di domande

Marco Castellani
StarDust
Published in
4 min readSep 13, 2012

L’esperienza di pubblicare un romanzo e di ottenere delle informazioni dai lettori, dei commenti, delle indicazioni, è davvero qualcosa di stimolante e unico. Poter verificare che certe frasi, certi passaggi, che per te hanno una particolare importanza, vengono scelti anche da altre persone. Vedere già da questo che riesci a far passare qualcosa.

Se riesci a far passare qualcosa percepisci che quello che hai fatto non lo hai fatto “soltanto” per te.

Che poi — lasciami dire — già se lo avessi fatto soltanto per te, lo avresti comunque fatto per gli altri. Seguendo il tuo cuore, assecondando una tua vocazione, avresti realizzato un atto di amicizia con la vita, realizzato un accordo con la struttura dell’universo, per cui ne sarebbe venuto bene per te e dunque per chi ti sta intorno. Perché poi, vedi, il bene non lo puoi confinare, è contagioso. Vedi dunque che è impossibile, in un certo senso, scrivere soltanto per te.

E questa è una cosa. Ma siamo d’accordo, se a questo si aggiunge un canale di contatto con i tuoi lettori (siano uno o mille, la dinamica non cambia), il gioco diventa ancora più bello e il senso di aver fatto qualcosa per gli altri diventa deliziosamente percepibile.

Così invece di presentare degli estratti del libro scelti da me (come avevo inizialmente programmato) preferisco affidarmi a delle voci altre, delle diverse sensibilità. E tanto più mi stupisce quando, come nel caso che sto per presentare ora, queste sensibilità risuonano con la mia. Una gentile lettrice, Carola Di Blasi, ha avuto l’interesse e la cortesia di approfittare della pagina facebook del romanzo, per inserire alcuni brani da lei ritenuti più significativi. Qui ne riporto alcuni.

“Stai sempre a ruminare su tutto, lasciati andare per qualche momento almeno. Prendi le cose come vengono, non bloccarle, non analizzarle sempre. Abbassa le difese. Cedi, ogni tanto” (link)

“L’aereo è una buona palestra per la mente, per questo forse molta gente ne ha paura. Un poco come andare in macchina quando guida qualcun altro. In aereo lasci il controllo, ti devi affidare, per forza. Capisci che non è tutto in mano tua, nella tua stessa vita.” (link)

Forse non va perso mai nulla, in fondo. E la somma di tante piccole cose non è mai uguale a zero. (link)

E’ una legge dell’universo, è stato fatto così. L’essenziale non è fare, ma lasciar fare. Cioè cedere a ciò che accade, non impuntarsi. Io ci ho messo un sacco di tempo per capirlo. (link)

Può una persona soddisfare veramente il bisogno di amore del cuore di qualcuno? Non ci stiamo tutti sbagliando, non stiamo sbattendo qua e là come automezzi impazziti, cercando qualcosa che non si trova? Ma non si trova perché cerchiamo nei posti sbagliati? Dove avrei dovuto cercare, io, qualcosa che mi placasse la fame di amore, di comprensione, di attenzione? Dove avrebbe dovuto cercare Francesca, e dove Arianna? Sono posti diversi per ognuno di noi? Possiamo essere risposta l’uno all’altro, o manchiamo tutti di qualcosa? (link)

Come dicevo, i brani evidenziati spesso sono quelli che per me rivestono una particolare importanza, che va al di là della vicenda narrata. Non voglio commentarli uno per uno, perché trovo un qualcosa di fastidiosamente saccente in un autore che vada a spiegare la sua stessa opera (rubando così l’interpretazione al lettore, sottraendogli la sua specifica parte creativa). Dirò solo che sono quei brani dove ho attinto alle domande che ho dentro e che gridano per una soluzione, o almeno un cammino verso una soluzione. E ai barlumi di risposte che scorgo in questa drammaticità bella del vivere.

Keep On Walking

In cammino…Ma sono proprio le domande che appunto non mi fanno star fermo ma mi spingono a camminare. Quando mi fermo e mi siedo, quando cerco di dimenticarle, queste domande, il malessere che sempre mi assale mi spinge a rialzarmi e proseguire nel cammino. Grazie al cielo.

E il mio romanzo, al di là della qualità letteraria (giudicherete voi), è anche una trama di domande. Forse un romanzo è anche questo, forse deve essere anche questo. Più che dare risposte, un modo per far risuonare delle domande, farle ricircolare tra chi scrive e chi legge. Tra due diverse forme di attività sul testo, insomma: entrambe creative, per l’appunto.

Perché ammettiamolo, le domande hanno la loro importanza. E’ quando non ci domandiamo niente, che la vita diventa insopportabile. Allora domandiamo, senza paura. Ma andiamo fino in fondo, domandiamo cose enormi, come essere felici. Anche se ci hanno fatto intendere che non sta bene, non è da adulti: ve lo devo dire, io non ci sto. L’isola che non c’è invece ci deve essere.

Cerchiamo, camminiamo, impariamo, proviamo, quando sbagliamo chiediamo scusa, torniamo, ripartiamo. Immaginiamo com’è il ritorno ad essere contenti, lieti. Perché l’uomo è fatto per l’infinito, come ci ha ricordato Benedetto XVI per l’apertura del Meeting di Rimini.

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