Fare ordine

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Quando facciamo ordine, automaticamente creiamo più spazio. Ma non solo: fare ordine significa creare un ordine, e creare un ordine significa attribuire allo spazio una determinata qualità. A dire il vero, significa molto di più.

Che cos’è uno spazio?

Spesso equipariamo lo spazio a un mero contenitore, a una sorta di teatro, di grande scatolone, in grado di contenere i diversi enti che popolano la nostra realtà. Se così fosse, parlare delle “qualità di uno spazio,” al di là della sua proprietà di “contenere cose,” non avrebbe granché senso.

Intendere lo spazio come un semplice contenitore è un modo molto riduttivo di comprendere questo concetto fondamentale. Lo spazio è prima di tutto uno spazio di relazioni. Ossia, un elemento strutturale della nostra realtà in cui determinate relazioni possono essere rese manifeste.

Pertanto, non c’è un unico spazio, ma numerosi spazi: degli spazi di manifestazione. Pensate ad esempio a uno “spazio di amicizia,” formato da individui legati da affetto reciproco, la cui distanza non si misura in metri, ma in “gradi di vicinanza affettiva.”

Quindi, più che un contenitore uno spazio è una struttura in grado di rendere manifeste determinate relazioni.

Possiamo qui sostenere due visioni, tra loro complementari, circa la genesi di uno spazio. La prima afferma che sono gli enti, con le loro peculiarità, a determinare le caratteristiche delle relazioni, quindi dello spazio (o degli spazi) cui essi appartengono. La seconda afferma che sono invece le relazioni, cioè gli spazi, a determinare le caratteristiche (cioè le proprietà, le qualità) degli enti che in essi sono in grado di manifestarsi.

Entrambe queste prospettive sono probabilmente corrette: le entità, con le loro caratteristiche proprie, influenzano, e a volte determinano, le caratteristiche dello spazio in cui esse si manifestano; viceversa, uno spazio, con le sue caratteristiche proprie, influenza, e a volte determina, le specifiche delle entità che esso contiene.

Uno spazio è dunque un’entità relazionale, formata da entità relazionali, che a loro volta determinano quello stesso spazio che le contiene, e che pertanto, in tal senso, a loro volta contengono.

Questa mia breve digressione non ha lo scopo di confondere, ma di suggerire qualcosa di importante. Quando modifichiamo la disposizione (le relazioni) delle entità di uno spazio, lo apriamo a nuove possibilità.

Questo accade anche quando, semplicemente, nel nostro spazio ordinario (quello euclideo tridimensionale) riordiniamo i documenti sulla nostra scrivania, i vestiti nell’armadio, o la disposizione dei mobili di casa, stabilendo non solo nuove relazioni nel presente, ma anche nuove possibili relazioni nel futuro.

Un ulteriore effetto di ogni “azione di riorganizzazione” è quello di modificare la nostra auto-percezione, cioè il nostro modo di percepire noi stessi in relazione alla realtà che ci contiene, e che noi, a nostra volta, in un certo senso, conteniamo.

Ricordiamolo la prossima volta che facciamo ordine!

Originally published at www.zenon.it on November 11, 2014.

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