I protagonisti dei programmi di mentoring: Mentore
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Il ruolo di Mentore è il risultato di un lunghissimo processo di evoluzione
sviluppatosi in maniera trasversale tra culture ed epoche diverse: dalla
tradizione indiana del “guru” a quella ebraica del “rabbì”, dalle antichissime pratiche di successione ereditarie nel mondo imperiale cinese e romano al lavoro dell’abate dei monasteri e dei maestri di bottega con i novizi e gli apprendisti.
Esperienze talmente diverse da costituire un puzzle affascinante ma complicato da comporre. Su un solo aspetto non si possono avere dubbi: è Omero che, nell’Odissea, crea il primo “Mentore”. Quando Ulisse parte per la guerra di Troia, deve lasciare ad Itaca la moglie Penelope ed il figlio ancora piccolo Telemaco. Consapevole che potrebbe non tornare indietro dalla guerra, da buon padre e sovrano sa che deve assicurarsi una successione adeguata.
Ma in sua assenza, chi aiuterà Telemaco a diventare uomo?
Gli serve una persona che sia per il ragazzo, al tempo stesso, maestro,
consigliere ed punto di riferimento paterno. Compito sicuramente non facile. Ulisse trova la persona giusta in Mentore. Dall’antica radice sanscrita “man”, letteralmente “intelletto”, Mentore significa “colui che pensa“.
Mentore quindi è l’amico fidato che, con saggezza, dovrà aiutare il ragazzo
a diventare uomo. Ce la farà?
L’antichissimo poeta trova una risposta geniale a questa domanda.
Quando la situazione lo rende necessario, a Telemaco parla, per il tramite di Mentore, la dea Atena in persona, grande protettrice di Ulisse. La figura di Mentore conferma, insomma, come la conoscenza sia ciò che di divino ha in sé la persona umana.
Il nome proprio del personaggio omerico conosce nei secoli un successo
incredibile, fino a diventare, nell’Inghilterra della metà del diciottesimo
secolo, il nome comune di una persona “speciale”. Colui o colei che guida
una persona meno esperta nell’affrontare le piccole e grandi sfide che
incontrano nel cammino che percorrono insieme. Non solo, al tempo stesso la motiva ed incoraggia ad utilizzare pienamente il talento di cui è dotata per perseguire obiettivi di crescita personale e professionale concreti ed ambiziosi.
Se, pensando a una persona che ci ha aiutato o ancora ci aiuta ad essere ciò che siamo, ci viene in mente la parola “Mentore”, le stiamo riconoscendo un posto unico ed insostituibile nel nostro cuore.
Nei moderni programmi di mentoring una persone che assume il ruolo di mentore svolge un duplice ruolo:
- grazie ad uno scambio reciproco di informazioni e conoscenze, guida il o la mentee a sviluppare una visione più completa dell’organizzazione in cui opera, dei suoi modelli culturali e valoriali e degli obiettivi e strategie prevalenti. Facendo leva sul proprio bagaglio di conoscenze, competenze ed esperienze da condividere con la mentee ne facilita la crescita e lo sviluppo. Al tempo stesso, attraverso il confronto nella relazione integra in tale bagaglio i contributi che la mentee può apportare sfruttando opinioni e visioni provenienti da un punto di vista diverso per età, sesso o background culturale;
- stimola e motiva la mentee a porsi obiettivi chiari di apprendimento e sviluppo offrendo la propria esperienza come modello di ruolo cui attingere con originalità e spirito critico. È importante che la mentore non tralasci di compiere una riflessione critica su ciò che sia opportuno condividere senza condizionare la mentee o limitarne l’autonomia ed il senso di responsabilità nelle proprie decisioni.
Il “viaggio” del mentoring si percorre quindi insieme. Sia mentore che mentee devono essere disponibili ad intraprendere una relazione aperta e sincera nella quale si creino le condizioni per un dialogo ricco di ascolto, condivisione, partecipazione ed empatia.
I risultati possono essere sorprendenti: mentore e mentee imparano insieme l’uno dall’altro, migliorano la consapevolezza dei propri punti di forza, si pongono obiettivi più concreti, chiari ed ambiziosi del comune e, quando li raggiungono, sono entrambi gratificati dai successi dell’altro.
Fare il mentore in un programma è un compito non facile. Le doti innate e l’esperienza accumulata nel proprio lavoro non sono sufficienti. È necessario sviluppare competenze adeguate a svolgere bene un ruolo così delicato e complesso. Per questo è essenziale che i neo-mentori abbiano accesso ad una formazione iniziale di qualità, necessaria per apprendere i concetti fondamentali che consentano loro di evitare gli errori più comuni. Chi riesce a fare tesoro rapidamente di tale formazione di base riesce ad instaurare con il mentee un rapporto non direttivo e di apprendimento efficace.
I rischi, ovviamente, sono sempre dietro l’angolo. Molti potenziali mentori, preoccupati di non essere in grado di svolgere il loro ruolo senza deludere le grandi aspettative che si nutrono nei loro confronti, sono riluttanti a partecipare. Altri si lanciano nell’impresa con buona volontà, ma partono con il piede sbagliato e non riescono a far decollare la relazione. Altri ancora, passata la fase dell’entusiasmo iniziale, tendono a perdere interesse e a trascinare la relazione in maniera frammentaria e superficiale.
Per questo, oltre ad una formazione iniziale di qualità, è importante offrire un accompagnamento attento durante tutto il percorso. In tal modo, l’esperienza del programma può essere vissuta come un indimenticabile “viaggio” in cui diventare un dono nella vita del mentee, aiutandolo a sviluppare il proprio potenziale, e a scoprire che non si finisce mai di imparare!
In questo articolo puoi trovare altre curiosità storiche sul mentoring.
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