10. “I Compagni del Bar Egnatia”

At the end of the day…

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Bar Egnatia is Open

Cosa rimane? Cosa rimane alla fine di un cammino, di un viaggio, di un’esperienza così forte di convivenza che se fosse un reality potrebbe chiamarsi tranquillamente “I compagni del Bar Egnatia”…?
[no, forse con questo titolo meglio una serie, che dite?]
Insomma, questo è stato prima di tutto un cammino, un cammino di scoperta.
Ma non solo un cammino di scoperta storica, archeologica, sociale, antropologica, paesaggistica, ambientale, ecologica, botanica, geografica, cartografica.
Non solo. Ognuno di noi ha scolpito l’Egnatia sul palmo delle proprie mani e quella linea, che corre a valle della linea della vita come l’antico tracciato corre all’ombra della nuova Egnatia Odos, è un viaggio di scoperta, di altri esseri affini a noi (non del tutto sani di mente) e di noi stessi.
Abbiamo scoperto i nostri limiti prima di tutto: fino a quanto posso camminare? È sano ballare dopo 150 km? Ma soprattutto… quante vesciche può ospitare un piede tenendo conto dei relativi cerotti compeed?
Abbiamo assecondato le nostre potenzialità.
Abbiamo imparato a fare un mosaico.
Abbiamo anche scoperto come vediamo gli altri e in qualche caso quello che gli altri vedono in noi: i “ti voglio bene”, i sogni, i “grazie”, il regalo dell’altro, dell’amicizia, dell’amore, nei casi più fortunati.
Abbiamo imparato a farci mosaico.
Il tempo ci aiuterà ad osservare quel mosaico dalla giusta distanza. E allora anche le tessere più stonate, avranno un senso.
Dalle mie parti si dice che si viaggia due volte. Ma penso che col cammino sia uguale.
Si cammina due volte: quando zaino in spalla si appoggia un piede dopo l’altro sul terreno percorrendo i nostri amati km, e quando si raccontano questi chilometri.
Il nostro cammino allora non finisce qui se ricorderemo, racconteremo e condivideremo le nostre storie, la nostra Egnatia.

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