UMBERTO DEI

Biografia non autorizzata di una bicicletta a Milano

scenafutura
Michele Marziani
3 min readDec 29, 2016

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La copertina del libro disegnata da Riccardo Guasco

«Quando ho visto brillare gli occhi di Nas di fronte alla mia Umberto Dei, allora ho capito: la cultura è universale, altro che storie. È successo un pomeriggio di quelli in cui la luce nella bottega entra di taglio, quando il cielo è pulito e si sente il profumo dei glicini sul Naviglio.

Il ragazzo è entrato e sembrava un marocchino come gli altri, quelli che vengono a vedere se possono mettersi a posto la bicicletta coi tuoi attrezzi e se va bene ti lasciano un paio di euro. Sennò si portano via pure una chiave o le pezze col mastice. Di solito non m’importa e li lascio venire.

Non mi piace che di questa città si dica che c’è diffidenza. Anche se a dirla per intero sarebbe pure così: ci si guarda tutti con un po’ di sospetto, anche qui sulla Martesana.

Ma io vengo da un’altra vita, ho imparato che è meglio farsi portar via una chiave che lasciare la gente a piedi in mezzo a una strada. «Hai del lavoro per me?» mi ha detto Nas. Anzi no, prima si è presentato, mi ha teso la mano, gli ho detto della mia: «È sporca di grasso». Mi ha stretto il polso.

«Me ne intendo di biciclette, ne avevo una al mio paese, una italiana, una importante, almeno per mio padre, una Bianchi». Già solo pensare una Bianchi tra le dune di non ho capito quale angolo di mondo è una cosa che ti cambia il pomeriggio. Come avrà fatto ad averla suo padre? «Davvero ti piacciono le biciclette?» ho chiesto. Non ero convinto.
«Sì, molto».
Allora ho voluto prenderlo in giro perché qui di ragazzini che la raccontano un po’ come viene ne passano eccome. Gli ho detto di guardare in fondo se trovava una bella bicicletta. È andato e ha detto: «Quella».
«Ma tu sai cos’è quella?».
«Umberto Dei» ha risposto, con gli occhi accesi e quel sorriso da mezzo arabo che non gli avevo ancora visto addosso. Nemmeno gli occhiali avevo notato.
Umberto Dei. Questo viene da chissadove, avrà ancora i denti da latte, mastica l’italiano a malapena, entra nella mia bottega e… Umberto Dei.»

Comincia così Umberto Dei. Biografia non autorizzata di una bicicletta.

Quella bicicletta non era una bicicletta qualunque. Era una Umberto Dei, modello Imperiale, anni Trenta, un vero classico dell’eleganza a due ruote. Nera, ovviamente.
Gli occhi di Nas, il ragazzo uzbeko capitato un pomeriggio nella ciclofficina lungo la Martesana, a Milano, non se la sono lasciata sfuggire nella penombra del retrobottega.

Comincia da qui la strana amicizia tra Arnaldo Scura, meccanico ciclista, molte vite alle spalle, non tutte felici, e il ragazzo con la pelle scura che, chissà come, pare conoscere alla perfezione le biciclette: telai, mozzi, forcelle, catene, corone, pignoni…

Nella Milano dei Navigli, ancora popolare e già multietnica, una storia sulle differenze e sulle diffidenze da cui nascono le paure.

Un grande tributo a Milano, al lavoro, alla bicicletta, all’amicizia e all’integrazione razziale.

«Il libretto rosso delle ciclofficine italiane» (Giacomo Revelli).

Ediciclo Editore 2014
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