Comunque vada, vincerà la democrazia. Bah, parliamone

Sul famoso referendum

Michele Mennielli
Congested Area
6 min readJul 5, 2015

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Ho aspettato fino all’ultimo prima di commentare la situazione greca nonostante in questo paese ci viva. O forse proprio per questo. Ho ancora poche idee e molto confuse sul voto di oggi. Ho parlato con sostenitori ed esponenti di molti partiti: Siryza, Anel, To Potami, Nuova Democrazia, Pasok, KKE (sì, rimane fuori dalla lista Albra Dorata, ma ognuno di noi ha i propri limiti). Quello che ho capito è che i greci ne abbiano ricevuti abbastanza di suggerimenti, più o meno sensati e più o meno disenteressati e non hanno certo bisogno di riceverne altri. Che ci piaccia o no, nei panni e nella testa di un altro popolo non possiamo metterci e la nostra visione sarà sempre parziale. Lasciamo in pace i greci almeno oggi, hanno cose più importanti a cui pensare.

Per quanto riguarda il voto in sé, la differenza in percentuale tra “Oxi” e “Nei” sarà talmente irrisoria da fare poca differenza. I negoziatori da entrambe le parti potranno giocare e interpretare i dati a proprio piacimento a seconda della bisogna e delle dinamiche di politica interna. Il risultato però sarà lo stesso: blocco/controllo dei capitali, chiusura di attività, peggioramento delle condizioni di vita e dello stato sociale, politiche economiche in conto terzi. Con o senza euro. Con o senza dracma. Con o senza FT-Coin (i “future tax coin” di Varoufakis).

Certamente in questa settimana la distanza tra cittadino e politica si è accorciata. Non si parlava d’altro e non si sentiva parlare d’altro. Ognuno ad interpretare la situazione attraverso gli occhi della propria esperienza, visioni e scenari molto diversi, spesso inconciliabili. In questi giorni tutti parlano di politica, discutono del futuro del proprio paese e si accalorano come solo i greci sanno fare. Una vittoria per tutti certo, ma c’è il grande rischio che si tratti di una vittoria di Pirro.

Quindi se ve lo state chiedendo la risposta è “no”… no, in questo post non troverete quello che voterei.

Qui troverete alcune riflessioni che vanno al di là del “sì” e del “no”. O almeno ci provano.

[Spoiler: per chi non avesse voglia di andare fino in fondo visto che mi sono già sbrodolato abbastanza: richiano di vincere “i cattivi”]

1) Un paese debole
Queste negoziazioni, ma in particolare questo referendum un risultato chiaro lo hanno già ottenuto. La grecia è una paese diviso. Non si tratta qui di una fede calcistica (o cestistica, vista la loro passione per il basket) che per quanto forte non arriva a cancellare amicizie. Oggi in grecia ci sono due popoli che non vogliono avere niente a che fare l’uno con l’altro. Abbiamo deciso di organizzare una “referendum night” a casa per aspettare insieme i risultati del voto e nel frattempo continuare interminabili discussioni. Bene, le risposte ai nostri inviti, a prescindere dall’interlocutore, sono state sempre le stesse: “solo se gli invitati hanno tutti votato allo stesso modo”.
Gli appelli di Tsipras all’unità non cadono nel vuoto, sono semplicemente inutili e arrivano fuori tempo massimo. Come se oltre ai conti in banca, anche le rubriche dei numeri degli amici subiranno un taglio. Quello che si sente in giro è che “chi vota sì non ha dignità” mentre “chi vota no non ha logica” (e quando si tira in mezzo il “logos” qui non si scherza mica). I greci sono passionali e se devono battersi per qualcosa non si tirano certo indietro. Non sarebbe la prima volta poi: guerre di liberazione, guerre civili, dittature militari. Tutto nel giro di neanche 100 anni.
Che piaccia o no (e spero di no), la divisione è tornata. E un paese diviso è un paese debole.

2) un paese pronto a tutto
Nonostante il paese perfettamente diviso in due, c’è ancora qualcosa che unisce tutti i greci, che siano per il sì o che siano per il no. Bene! direte voi. Certo! se solo non si trattasse di un sentimento molto pericoloso. Tutti i greci, nessuno escluso, si sentono sotto ricatto (e come dargli torto?): chi dall’Europa, la Troika, la Germania, i mercati, le banche. “Ci hanno imposto politiche che hanno portato il paese sull’orlo del baratro, ma continuano come se niente fosse a decidere del nostro futuro. NA!” (la versione greca del nostro dito medio). “Decidono non solo quanto, ma cosa dove e quanto tagliare; decidono chi deve governare e cosa i cittadini devono pensare. NA!” (la conclusione era sempre la stessa).

Chi invece si sente ricattato dal Governo, da Tsipras, Varoufakis (meglio noto come Varoufucker), e dalla lobby della dracma. “Ci chiedono di prendere una decisione senza spiegarci su cosa. Scaricano la responsabilità su di noi senza dirci quali sarebbero le conseguenze delle nostre decisioni, così che se ne possano lavare le mani. NA!” (Eh, lo so).
“Hanno perso tempo prezioso, se volevano davvero interpellare il popolo perché non lo hanno fatto prima? Ci chiedono di prendere in 7 giorni una decisione che loro stessi non sono riusciti a prendere in 7 mesi. NA!” (dritti al punto).

Non mi interessa capire quale dei due ricatti sia più reale dell’altro perchè il risultato è lo stesso: si perde fiducia nel prossimo, aumentano i sospetti e si medita vendetta. Dall’una e dall’altra parte sono tutti pronti a scattare per liberarsi dal ricatto. Il sentirsi sotto ricatto porta a vedere tutto come un complotto e fa perdere lucidità. Ma soprattutto, fa incazzare. E un popolo incazzato è un popolo pronto a tutto.

3) Un paese malleabile
“Comunque vada, vincerà la democrazia”. Così Tsipras ha aperto il suo intervento ieri a Syntagma, piazza storica e sede del Parlamento che ieri ha ospitato la manifestazione per il No. Non entro nel merito del suo intervento perché sarebbe lunga, ma questa frase mi ha lasciato pensare. E’ vero che la democrazia è nata qui, ma veniva messa in pratica in maniera molto diversa. Non basta “chiedere al popolo” per essere democratici. Bisogna innanzitutto dare al popolo gli strumenti per partecipare. Nell’antica Grecia è vero che tutti i cittadini erano partecipi, ma appunto parliamo dei “cittadini”. Quelli che non lavoravano e non avevano altri impegni se non quello di discutere della Polis e della sua organizzazione, dalle leggi alle sentenze, dal governo alle imprese militari. Quando non erano impegnati in queste attività, “gossippavano”(attività che va ancora per la maggiore qui), che poi è lo stesso.
In una parola, erano informati. La democrazia non si basava sulla partecipazione, ma sua una partecipazione informata.

Quella di oggi (non solo in Grecia purtroppo) è invece una democrazia basata sulla partecipazione disinformata.
Stendiamo un velo pietoso sui canali pubblici (tutti e tre pro-no) e privati (una decina e tutti pro sì) che hanno fatto terrorismo mediatico (più per il sì che per il no). Ma parlo di chi le informazioni le ha e, o non le ha date o le ha date storpiate.
Parlo dei leader di tutti i partiti, nessuno escluso, che non hanno mai dato una spiegazione seria e dettagliata di quello su cui si sta votando e delle conseguenze dell’una o dell’altra scelta. Nessuna informazione, solo slogan. Un popolo disinformato è un popolo malleabile.

4) Chi potrebbe vincere
Se un Paese fosse solo una di queste cose — debole, pronto a tutto o malleabile — sarebbe già in una grave situazione. Ma qui parliamo della Grecia e le cose o si fanno in grande o non si fanno. Una delle frasi italiane che si sentono più spesso è “vivere pericolosamente”. Eccoli accontentati.
Sono in tanti a poter approfittare di questo momento, dentro e fuori i confini. A livello geopolitico la situazione è talmente intricata che mi è venuto mal di testa solo a pensare di scriverne. Si parla di Turchia, Nato, USA, Cina, Russia, immigrazione, terrorismo e chi più ne ha più ne metta. Poi per questo ci sono i geopolitici di professione che si stanno già sbizzarrendo.
A livello interno invece chi sta preparandosi a stappare bottiglie di champagne sono le ricche famiglie (soprattutto armatori) e le mafie locali (anche queste famiglie). Sono loro a possedere già mezzo paese (l’altro mezzo è della Chiesa ortodossa) e che hanno centinaia di milioni se non miliardi all’estero. Sono pronti ad offrire soldi e protezione a chiunque ne abbia bisogno. Sono pronti a sostituire lo Stato. Sono pronti a riprendersi in mano il Paese. Sono cattivi e sono pronti a vincere.

Davvero la palla è nelle mani dei greci, ma non per questo referendum, né per il memorandum da firmare (che probabilmente è già scritto). Da qui a qualche mese bisognerà armarsi dell’OXI più potente che abbiano mai dovuto usare (che potrebbe trasformarsi anche in un più efficace NA!) per difendersi da chi, in un modo o nell’altro, vorrà approfittarsi di loro.

Per adesso però stanno tutti parlando alla pancia, nessuno alla testa. Il voto di oggi sarà un voto di pancia e non di testa. Per riempire la testa ci sarà tempo e ci penserà il vincitore. Chiunque esso sia.

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Michele Mennielli
Congested Area

I listen. I read. I travel. I see. I doubt. I ask. I think. I think again. Sometimes I write.