Salvare una democrazia suicida? Si può

Per la rubrica “Tempi Surreali”

Michele Mennielli
Congested Area
2 min readMay 9, 2017

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“La democrazia non dura a lungo. Ben presto si esaurisce, diventa un rifiuto e uccide se stessa. Non esiste democrazia che non commette suicidio”.

Lo diceva John Adams, secondo Presidente USA, nel lontano 1814. Quando vanità, orgoglio, avarizia e ambizione prendono il sopravvento, neanche la democrazia è in grado di tutelare la libertà.

I primi 100 giorni di The Donald sembrano dare ragione ad Adams. La democrazia americana, per volere dei suoi elettori e per mano del Presidente, si sta suicidando: potere giudiziario denigrato, acquisto di armi semplificato, muri in costruzione, leggi razziali per limitare l’accesso al Paese.

E poi ancora un fisco amico dei multimilionari, assunzioni per cognome, verità alternative, giornalisti cacciati dalla Casa Bianca, elogio di governi autoritari, bombe, minacce e ancora bombe.

Dobbiamo lasciare ogne speranza noi ch’intriamo?

La risposta è nel 29 Aprile 2017. Il suo centesimo giorno di Governo, Trump è accerchiato e senza vie di fuga.

Dietro di sè il Venticinque Aprile, con i suoi (nostri) Partigiani a ricordargli — insieme al nostro Genio — che non esiste esercito più forte di quello che combatte per permettere a tutti di “affermare liberamente ciò che vogliamo”.

Davanti a lui il Primo Maggio, con i suoi (nostri) lavoratori a ricordargli che le catene non nobilitano l’uomo, che la democrazia non è fondata sulla schiavitù, che c’è ancora chi alla mobilità preferisce la mobilitazione.

Alla sua destra il Primo Emendamento, con la sua (nostra) libertà di stampa e di parola. Il 29 Aprile Trump ha boicottato la tradizionale cena dei Corrispondenti dalla Casa Bianca che da quasi 100 anni celebra la libera informazione. Quest’anno il Primo Emendamento ha mangiato da solo, ma a strozzarsi è stato Trump.

Alla sua sinistra il nemico pubblico numero uno, il Movimento Arturo con le sue (nostre) Primarie. Il 29 Aprile siamo scesi dai Monti Asoloni, usciti dalle tante sezioni sparse per il mondo, raccolto migliaia di amici e compagni a Lampedusa, Mugla, Calais, Lesbo ed insieme ci siamo raccolti al fianco di Trump.

Lì abbiamo gridato, “Viva la Resistenza!”

Lì abbiamo urlato, “Viva la Libertà!”

Lì abbiamo pronunciato le parole capaci di mobilitare l’esercito più forte.

Lì, in quel 29 Aprile, il Movimento Arturo ha fatto vedere al mondo che salvare una democrazia suicida si può. Basta #RestareArturi

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Michele Mennielli
Congested Area

I listen. I read. I travel. I see. I doubt. I ask. I think. I think again. Sometimes I write.