Autore di canzoni

Marco Zoppas
Mitologie a confronto
9 min readMay 12, 2022

Intervista ad Andrea Gallo

Nella musica leggera, un mondo molto variegato, c’è spazio per una serie di figure professionali che operano dietro le quinte e di cui si conosce poco, tra cui quella dell’autore di canzoni. Andrea Gallo si è affermato nell’ambiente musicale per la sua maestria nel comporre canzoni che vengono poi interpretate da altri artisti di grido oppure emergenti. In particolare, ha raggiunto una certa notorietà per aver scritto a quattro mani, insieme a Luigi De Rienzo, En Mi Azul per Marcela Morelo, e Eva per il duo Mina e Celentano. A metà marzo è uscito Quasi Una Leggenda, il nuovo album del rocker britannico naturalizzato italiano Shel Shapiro, che contiene una ballad firmata dal duo Gallo/Di Rienzo, intitolata Troppa Realtà.

Grazie al mestiere che fa Andrea ha modo di osservare l’industria discografica da una prospettiva privilegiata, da insider, consentendogli di avere il polso della situazione. Ma lui è soprattutto un artista a tutto tondo. In aprile è uscito il singolo Meglio Di Me, e questa volta lo possiamo apprezzare sia nelle vesti di autore che di interprete. Nel 2019 si è cimentato nella scrittura di racconti dando vita a Horror Pop, una serie di storie inquietanti e surreali non prive di una certa ironia. Come vedremo nel corso dell’intervista, Gallo non disdegna neppure percorsi generalmente meno battuti in ambito pop, come quello delle orchestre da ballo.

Andrea, mi piacerebbe iniziare la nostra conversazione chiedendoti di parlare del tuo sodalizio con Luigi De Rienzo, l’ex bassista di Pino Daniele in Nero A Metà, se non sbaglio.

Senz’altro, mi fa molto piacere partire da Gigi e dal nostro rapporto. Con Gigi De Rienzo ci conosciamo e collaboriamo in maniera ondivaga sin dal ’95. Nero A Metà di Pino Daniele è stato prodotto da lui. Ha suonato con Edoardo Bennato producendo Le Ragazze Fanno Grandi Sogni. È stato poi artefice del rilancio di Irene Grandi che aveva avuto un ottimo successo agli inizi degli anni Novanta e poi si era un po’ fermata. Non ha mai smesso di suonare con la band dei Napoli Centrale.

Con il grande sassofonista James Senese, se ben ricordo.

De Rienzo, parafrasando Shel Shapiro, è quasi una leggenda nell’ambito della musica. Noi due non lavoriamo su commissione, e in parte ne paghiamo le conseguenze visto che pubblichiamo col contagocce, ma ci sentiamo del tutto ripagati dal punto di vista artistico.

Come si arriva a raggiungere il gotha, personaggi come Mina e Celentano o Shel Shapiro o Marcela Moreno?

Nel libro che accompagna il nuovo cd di Shel c’è il testo di Troppa Realtà, il brano scritto da noi, e sotto la seguente dedica di Shel: non ricordo come mi è arrivata questa canzone. Se non sbaglio l’autore del testo, Andrea Gallo, me l’ha mandata via mail, così tanto per…Ci sono delle volte in cui tu senti una canzone e pensi “la voglio”, poi dici “è mia”. Ed è quello che è successo con Troppa Realtà. Mi sono innamorato a prima vista (ascolto), coup de coeur. Poi aggiungi che la musica è opera di uno dei più bravi bassisti in Europa, un uomo che stimo da decenni, Gigi De Rienzo, parte integrante di una banda di musicisti napoletani clamorosamente bravi. Basta, non dico altro. La risposta alla tua domanda quindi è: attraverso la mail. Con Mina e Celentano è successa la stessa identica cosa.

La vostra canzone è stata il canto del cigno del duo Mina Celentano.

È stato il penultimo capitolo perché nello scorso novembre è uscito un cofanetto, The Complete Recordings, la chiusa di tutto il loro progetto insieme, con un ultimo inedito. All’interno comunque c’è Eva nel formato 45 giri.

Cosa ti ha spinto a scrivere una mail a Shel Shapiro?

In vacanza a Porto Recanati, nel 2004, ho visto un suo concerto e sono rimasto folgorato dall’energia, dalla simpatia, dal suo modo di stare sul palco. Tra una canzone e l’altra faceva battute dissacratorie sulla sua persona, insomma non si prendeva sul serio, scherzava con i musicisti. Tant’è che poco dopo gli ho scritto. Lui gentilissimo mi ha risposto, ed è nata una corrispondenza. Quando ho ritenuto di avere tra le mani la canzone giusta per lui, gliel’ho mandata.

Mi spieghi un po’ come funziona questo mondo misterioso degli autori di canzoni?

Senza farne un discorso di qualità, esistono due categorie di autori. Ci sono gli autori che lavorano per il mainstream, per cui sono in esclusiva presso qualche grossa major dal punto di vista editoriale, e poi ci siamo noi, quelli che non hanno nessun tipo di legame esclusivo. Questo è un aspetto molto importante che, nel bene e nel male, si ripercuote nella realtà e nelle pubblicazioni. Vado a spiegarmi meglio: una serie molto cospicua di artisti mainstream prenderà sempre e comunque, in un modo o nell’altro, solo i brani scritti dagli autori del mainstream, che sono autori stipendiati. Esempio: un artista Sony prenderà con ogni probabilità i brani degli autori in esclusiva della Sony/ATV o magari — per mantenere la regola del buon vicinato — quelli della Universal o della Warner. Un discorso che penso sia valido in tutti gli altri ambiti lavorativi, per cui non ci vedo nulla di particolare. Noi invece non abbiamo un accesso privilegiato, e se lo abbiamo veniamo in un qualche modo estromessi perché ovviamente viene data la precedenza agli autori mainstream. Quindi noi lavoriamo un po’ come outsider. Per quanto concerne l’iter di una canzone possiamo dire che l’aspetto artistico è seguito dalla registrazione della voce del provino e spesso sono io a mettere la voce. Registro me stesso con il multitraccia. La voce viene montata con la musica. Lì il discorso artistico finisce. Poi subentra quello di provare a piazzare dal punto di vista autorale la canzone. Se va a buon fine si passa alla firma dei contratti editoriali e poi la palla passa al produttore barra etichetta barra multinazionale, a seconda di chi è, che poi realizza la canzone. Chiamano in genere un altro arrangiatore. Il cantante o i cantanti eseguono. Si fa il missaggio delle varie tracce, e la masterizzazione. E poi la canzone viene commercializzata, ecco.

Immagino che i brani vadano depositati. Succede mai che ti fregano il pezzo? Se fai parte degli autori indipendenti magari godi di minor protezione.

Succede che ti portino via l’idea ma fa parte del gioco. L’importante è non intestardirsi a meno che il caso non sia eclatante. A volte gli artisti famosi sentono una melodia accattivante e due giorni dopo, in piena buonafede, sono convinti di averla composta loro. Non sto scherzando. Secondo me l’autore deve mettere in conto che qualcosa ti venga sottratto.

Il discorso Siae come funziona? È probabilmente la tua fonte di introiti.

È la mia maggior fonte di introiti. Il discorso Siae è abbastanza semplice per chi ci lavora ma abbastanza complicato da raccontare per sommi capi. Sono diverse le voci che contribuiscono a quello che è il guadagno economico. Prima di tutto c’è la voce dei live, dai balli ai concertini alle esibizioni al pub, i teatri, i dancing o gli stadi. Poi c’è il diritto fonomeccanico, cioè la stampa dei cd. E su questo si fa confusione pensando a quanto è stato venduto e no, perché invece si viene pagati su quanti bollini Siae vengono prodotti. Se poi i dischi finiscono al macero o non vengono comprati all’autore non importa nel senso che viene pagato su quanti esemplari vengono ufficialmente stampati e su quanti bollini vengono apposti. Le altre voci sono: radio e TV, per cui alcuni passaggi radiofonici vengono riconosciuti. Nello specifico, per quanto riguarda la radio, contano soprattutto le 19 emittenti radiofoniche nazionali. Esempio: se la canzone passa 10 volte ti viene pagata 10 volte. Sulle emittenti minori, quelle regionali di un certo livello, il conteggio viene fatto a campione. Se il pezzo passa 10 volte, magari ti riconoscono 3 o 4 passaggi. Su tutte le radio minori e sul web, non c’è riconoscimento. Resta solo la bellezza che il tuo brano è passato per radio. Per la TV vale la stessa identica cosa nel senso che Rai e Mediaset pagano, Sky meno, e per le Tv locali c’è qualcosina. Dipende da quanto l’emittente a sua volta paga la Siae. C’è poi il comparto internet che ultimamente sta iniziando a funzionare perché sono stati fatti degli accordi. Quindi YouTube, Spotify, Itunes, Google Play, Amazon. Se si entra nella fascia di mercato dove vengono stampate 300/400.000 copie di dischi, un’ulteriore voce è quella della copia privata, una sorta di tassa che chiunque di noi paga con l’acquisto del telefonino per esempio. Una piccolissima quota va a finire nel comparto della copia privata perché si presuppone che tu stai utilizzando il telefonino anche per ascoltare musica. La stessa cosa vale per il computer, tablet, smart TV. Questa piccolissima quota viene poi redistribuita. Il calderone dei soldi raccolto attraverso l’acquisto di apparecchi viene suddiviso tra i grossi nomi che hanno venduto centinaia di migliaia di copie.

Come vedi lo stato di salute del mondo discografico italiano?

Inutile dire che è in grande crisi. La maggior parte dei dischi sono rimasti fermi in cantiere. Il lockdown ovviamente ha bloccato tutto. Sempre più spesso il disco esce solo per poter poi fare i live e le tournee. Tutti hanno una fonte di guadagno più alta dal live che dal resto. Si fa il resto perché serve. Bisogna fare musica nuova, essere sempre sul pezzo, uscire con un album ogni tot. Se ci metti poi il fatto che i più piccoli hanno dovuto convivere con la realtà che molto spesso gli aiuti non sono arrivati o sono arrivati in minima parte e comunque non possono coprire il fabbisogno delle persone, vuol dire che c’è stato un grosso problema.

Permettiamoci di uscire un po’ dal seminato. Hai pubblicato Horror Pop, una serie di racconti dell’orrore. Io non sono portato per questo genere, mi manca il gusto del macabro, quindi i tuoi racconti mi hanno disgustato come mi disgusta tutto il genere horror. Mi è piaciuta però molto la tua maniera distaccata di trattare i personaggi, nel senso che li prendi un po’ per i fondelli e non sei morbosamente attaccato alle tue creature. Nessuna accondiscendenza, questo mi diverte molto. Mi sono goduto l’ultima storia perché in fondo ha un lieto fine, quando i protagonisti — “i quattro ragazzacci”, come tu li chiami — vengono salvati dalle forze dell’ordine statunitensi stazionate nelle Dolomiti, benché il resto della popolazione locale venga fatta fuori dagli zombie. L’ultimo tuo racconto sembra comunque alludere al fatto che gli zombie esistono, le forze militari ne sono a conoscenza, ma poi, come tu scrivi, “ripuliscono tutto”.

Oltre a essere molto contento di aver fatto questa avventura letteraria grazie agli editori Danile Aiolfi e Silvia Ripà, i titolari della Brè Edizioni, qui in effetti mi sono divertito molto a scrivere delle autorità che conoscono molto meglio del popolo lo sporco che c’è al mondo, e quando devono poi intervengono, non ti spiegano nulla, e la faccenda si chiude lì, non c’è l’esplicazione di questo mistero. Questa cosa è accaduta, state zitti, tranquilli, siete vivi, finisce lì. Che è un po’ quello che succede sopra le nostre teste, un sacco di cose di cui noi non sappiamo nulla, che in qualche modo subiamo positivamente o negativamente.

Mi racconti la tua esperienza nel mondo della musica da ballo, che so ti ha recentemente coinvolto?

È un mondo che adesso sta ripartendo. Se si pensa alle mazurke va detto non esistono più se non in cerchie molto ristrette. Per il resto sono formazioni molto giovanili, sta venendo su una nuova leva. Quando si entra nel genere dei moderati, con un BPM che sale un po’ di più, stiamo entrando in quella che secondo me è la musica pop di adesso. A livello di linguaggio ormai siamo borderline. Prima il testo si limitava a “ti voglio molto bene”, “balliamo”, “andiamo al mare”. È un genere che si sta evolvendo. Alcuni nuovi pezzi sono abbastanza sostenuti.

Possiamo definirla come una galassia parallela che si muove soprattutto nella provincia?

È una galassia particolare perché ha dalla sua parte molte TV locali. Anche se alcune sono state rase al suolo dall’assegnazione delle nuove frequenze televisive, ce ne sono ancora tante, affiancate poi dalle radio locali e da tutto il circuito dei dancing che poi d’estate diventa quello delle sagre. È un mondo che accomuna giovani e anziani. Nel repertorio di un’orchestra, oltre agli inediti, ci sono sia le canzoni tradizionali che quelle attuali, rivisitate e riviste. Le fanno in baciata e in altre situazioni purché siano ballabili.

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Marco Zoppas
Mitologie a confronto

Insegnante e traduttore. Autore dei libri “Ballando con Mr D.” su Bob Dylan, “Da Omero al rock” e “Twinology. Letteratura e rock nei misteri di Twin Peaks”