Bitcoin e la punta dell’iceberg

Emanuele Cisbani
Mitologie a confronto
4 min readMay 14, 2018

Quasi ogni articolo sulle criptovalute finisce con il parlare di misteriosi minatori, mirabolanti fortune, malviventi, ICO e truffatori. Ho deciso di saltare questi dettagli, tecnici e folkloristici, che pure piacciono a molti e che a volte solleticano curiosità morbose. Vorrei invece provare a dipingere una visione che inquadri meglio il fenomeno.

La tecnologia dell’informazione sembra aver cambiato profondamente la società negli ultimi vent’anni. Per capire cosa realmente stia cambiando è utile leggere il fenomeno Bitcoin nella prospettiva di questo ampio processo di digitalizzazione della società.

Bitcoin è infatti la punta dell’iceberg di questa nuova realtà in cui oggi poche grandi aziende hanno il controllo non solo dell’informazione, ma anche di servizi fondamentali come le telecomunicazioni, la logistica e la distribuzione al dettaglio, l’identificazione e la profilazione (un tempo si sarebbe detto schedatura) dei cittadini, la cartografia e la geolocalizzazione di ogni attività sul territorio.

Il transatlantico britannico RMS Titanic, alla partenza dal porto di Southampton, il 10 aprile 1912

Si tratta della nascita e del rapido sviluppo, su scala globale, di una nuova forma di cittadinanza deterritorializzata, parallela alle vecchie burocrazie statali, analogiche, lente e inefficienti, chiaramente inadeguate a gestire una società che marcia ad un ritmo sempre più accelerato.

Questo fenomeno spaventa, come ogni cambiamento, e la paura viene anche alimentata dal timore che troppo potere venga dato a queste aziende private. I governi si offrono di difendere la nostra privacy con delle nuove cavillose leggi (che a volte sfiorano il ridicolo, come quella che ha imposto i fastidiosi click per l’accettazione dei cookies). Ma ci dimentichiamo che i primi a violare la nostra privacy sono proprio loro, i governi, che hanno accesso ai dati dei nostri conti correnti, che ci hanno schedato e sorvegliato da sempre, spesso trattandoci più come sudditi cui estorcere tasse, che come cittadini sovrani. Ora queste aziende ci trattano semplicemente come clienti cui vendere servizi e prodotti, oppure come merci da vendere a chi compra la nostra attenzione.

Ciò nonostante molti rimangono spaventati all’idea che gli stati nazione, giganti dai piedi di argilla, che in teoria dovrebbero proteggerci dall’illegalità e dai soprusi, si sgretolino per effetto di questo terremoto informatico. E soprattutto ci si spaventa nei paesi ricchi, in cui vengono messe in discussione le conquiste del welfare. Ci dimentichiamo però che quelle conquiste sono anche la spartizione di una ricchezza prodotta dal capitalismo e dal colonialismo, eccezionalmente redistribuita in modo meno iniquo del solito per una congiuntura storica particolare, la guerra fredda tra USA e URSS. Insomma si tratta di privilegi secolari, proprio come ai tempi della rivoluzione francese, che le masse di poveri del pianeta oggi rivendicano a gran voce alle porte di quella grande Versailles che è l’Europa, minacciando di varcarne i confini.

Nel frattempo le vecchie burocrazie stanno tentando, proprio in Europa, la costruzione di un potere politico sovranazionale, nella speranza forse di fornire un modello per un mondo globalizzato. Un mondo in cui un governo planetario potrebbe affrontare meglio le future crisi climatiche, alimentari e demografiche che altrimenti minacciano di far scoppiare nuove guerre tra Stati.

Sempre in Europa stiamo sperimentando come la perdita di potere dei vecchi Stati Nazione trovi compimento nella cessione della propria sovranità monetaria. E così diventa chiaro perché solo in questo scenario più ampio si possa interpretare meglio il senso della nascita di Bitcoin, una moneta privata digitale, che sfugge al controllo di qualsiasi governo. Altrimenti tutto si riduce alla curiosità della nuova tecnologia e del gossip digitale. Si tratta invece di un tassello importante per capire le opportunità del futuro politico e sociale di un’umanità globalizzata.

Il primo blocco della Blockchain (il registro elettronico di tutte le transazioni in bitcoin) contiene il messaggio seguente:

“The Times 03/Jan/2009 Chancellor on brink of second bailout for banks”

Si tratta del titolo a quattro colonne del The Times in edicola il 3 settembre 2009.

Oltre a dimostrare che il blocco è stato creato non prima di quella data, è facile intendervi un commento all’instabilità del sistema del credito basato sulla riserva frazionaria. Chi si è nascosto dietro lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto era probabilmente preoccupato del fatto che un sistema che si dichiara capitalista e liberale corresse in soccorso di quelle banche.

Questo è già un dettaglio prezioso che ci fa mettere meglio a fuoco l’origine e lo scopo di qualcosa che non è possibile ridurre ad una semplice tecnologia. L’intento dei suoi ideatori diverrebbe ancora più chiaro se si facesse maggior luce su due concetti fondamentali alla base del suo funzionamento: il consenso distribuito e la scalabilità sociale; che sono un vero e proprio cambio di paradigma (ma ciò meriterà un articolo a sé stante).

Di certo oggi il mito dello Stato Nazione sta tramontando. Un nuovo governo mondiale attende (senza molta speranza) i suoi padri fondatori. Alcune enormi aziende multinazionali stanno colonizzando il nuovo spazio digitale senza trovare ostacoli significativi: forse dovranno inventarsi una nuova mitologia che giustifichi e legittimi il loro potere (se non funzionasse più quella del progresso tecnologico, che poi di per sé non è riducibile a un mito).

Nel frattempo una manciata di eroi libertari, contrari ai poteri centralizzati, ha scoperto e messo in moto qualcosa che nel mondo digitale è scarso e non duplicabile (l’esatto equivalente dell’oro che nel mondo fisico ha dato l’avvio a tutti i sistemi monetari della Storia). A fronte di un sistema politico che non sembra più funzionare, e di una burocrazia troppo lenta nelle manovre, che rischia di schiantarsi come il Titanic contro l’iceberg imprevisto della digitalizzazione, quel piccolo gruppo di temerari, specialisti della crittografia, ci ha fornito con Bitcoin una speranza,

È la speranza di poter preservare dai poteri centralizzati, vecchi e nuovi, che si contendono il futuro dominio del globo, una parte della nostra libertà individuale.

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Emanuele Cisbani
Mitologie a confronto

Tecnico: per la libertà dai vincoli della natura. Anarchico: per la libertà dal potere dei tiranni. Cattolico: per l'universale libertà dei figli di Dio.