Senza più guai

Marco Zoppas
Mitologie a confronto
4 min readMay 18, 2019

Bob Dylan e Dante Alighieri

Dipinto di Henry Holiday. Fonte: Wikipedia

New York City, primavera del 1974. Bob Dylan inizia un corso di pittura e ogni mattina si reca nello studio del suo insegnante Norman Raeben presso cui prende lezioni fino al primo pomeriggio. Una full-immersion artistica dispensatrice di un duplice risultato: gli consente di creare l’immaginario adatto per “Tangled Up In Blue”, pietra miliare del suo repertorio, e probabilmente lo familiarizza con il simbolismo cristiano implicito nelle tradizioni pittoriche medievali e rinascimentali. Non dimentichiamoci che la conversione di Dylan al cristianesimo è ormai imminente e verrà ufficializzata nel 1979.

“Tangled Up In Blue” contiene alcune amare osservazioni rivolte ai vecchi compagni di strada dell’autore che sono ormai diventati “un’illusione” per lui: “alcuni sono matematici / altre sono mogli di falegnami”. Un’anticipazione del successivo dispiacere che il Dylan cristiano arriva a provare per le sue vecchie conoscenze. Una volta convertito non riesce a fare a meno di chiedersi se quelle persone sono perdute o si sono ritrovate e se hanno abbandonato il loro materialismo. È scocciato nel vedere la gente che gli sta a cuore “trasformarsi in burattini”. È come se fossero in preda a un cattivo sortilegio e non vogliono più frequentarlo ora che ha trovato la fede nel Signore.

Inoltre “Tangled Up In Blue” racchiude un omaggio all’Italia nella quinta strofa dove il protagonista della canzone sta sfogliando un libro di poesie scritte da un non identificato poeta italiano del tredicesimo secolo. Ogni singola parola letta ha il sapore della verità per lui e risplende come “carbone ardente / riversandosi da ciascuna delle pagine / come fosse scritta nella mia anima”. Per quanto nessuno sia mai riuscito a svelare in maniera incontrovertibile l’identità del misterioso poeta, la maggior parte degli studiosi tende a scommettere sul nome di Dante e sui versi dedicati a Beatrice. E io mi schiero con loro, soprattutto alla luce di un possibile parallelismo tra la musa cristiana di Dylan e la stessa Beatrice.

“Apri la mente a quel ch’io ti paleso / e fermalvi entro; ché non fa scïenza / senza lo ritenere, avere inteso”, dice Beatrice a Dante nel quinto canto del Paradiso. Cosa ancora più importante, lei lo guida e lo esorta ad aprire il cuore a Dio. Lei rappresenta l’ideale di grazia e bellezza, ma era anche una donna in carne e ossa dell’epoca di Dante che ebbe un ruolo cruciale nell’indicargli la via verso la redenzione. Nella Divina Commedia i due diventano anime gemelle la cui lealtà a Dio ha la precedenza su qualsiasi altro sentimento essi provino l’uno per l’altra.

Similmente in “Gonna Change My Way Of Thinking” troviamo una donna “timorata di Dio” ad ispirare la conversione di Dylan. In “Covenant Woman” (“Donna dell’Alleanza”) egli le professa gratitudine per aver interceduto a suo favore in paradiso e canta “ti devo ringraziare ancora una volta / per aver reso note le tue preghiere in paradiso per me / e per sempre tu negli anni avrai la mia riconoscenza”. In “Slow Train” una donna che vive in Alabama gli suggerisce di ravvedersi se non vuole diventare l’ennesima “statistica incidentale”. La sua devozione per la donna che tanto ha contribuito al suo risveglio interiore culmina in “Precious Angel” dove la sua religiosità si trasforma in una visione, ed è lei il fondamento della sua salvezza.

Le visioni sono essenziali anche nell’opera di Dante. La sua concezione religiosa della poesia risente della profonda influenza dei sermoni e della cultura predicatoria del Medioevo. Nel suo eccellente libro “In Pro Del Mondo” l’autore Nicolò Maldina sostiene che Dante, adottando e reinterpretando l’arte retorica codificata dai predicatori venuti prima di lui, si propone di colmare il vuoto istituzionale che è stato creato da un clero ritenuto degenere e da una Chiesa ritenuta inadeguata. In altre parole Dante è un poeta che si sente investito di una funzione morale.

Dylan si spinge addirittura oltre assumendosi, di propria iniziativa, la carica di predicatore. Non gode infatti dell’endorsement di nessuna Chiesa per i suoi sermoni. Con una differenza di grado ma non di essenza i due poeti condividono un nuovo modo di ambire all’immortalità letteraria. Essi credono nel potere esercitato dalle donne che li hanno avvicinati a Dio, e le loro visioni sono di carattere intensamente personale. Entrambi puntano il dito contro l’ipocrisia della Chiesa, contro i miscredenti che parlano in nome della religione. Dove sta allora la linea di confine fra il ruolo di poeta e quello del profeta ispirato da Dio?

Dopo il suo cosiddetto periodo cristiano Dylan non abbandona completamente né la vena predicatoria né le invettive. Permangono avvertimenti apocalittici sulle strategie adottate da Satana quando si traveste da uomo di pace e, in una canzone profondamente spirituale come “Ring Them Bells”, persino le visioni di un futuro toccato dalla grazia e dall’assenza di guai o tribolazioni. Nel concerto del 1997 a Bologna, in occasione del Congresso Eucaristico davanti a papa Giovanni Paolo II, Bob Dylan inciampa mentre sale le scale e rischia un capitombolo prima di stringere la mano al papa. Fortunatamente ricorda giusto in tempo di togliersi il cappello da cowboy.

Versione inglese qui

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Marco Zoppas
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Written by Marco Zoppas

Insegnante e traduttore. Autore dei libri “Ballando con Mr D.” su Bob Dylan, “Da Omero al rock” e “Twinology. Letteratura e rock nei misteri di Twin Peaks”

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