Ieri ho ricevuto -ebbene sì- la mia prima proposta indecente

Anto Molvetti
molvettina
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3 min readJun 5, 2017

Ieri ho ricevuto -ebbene sì- la mia prima proposta indecente.
Alla soglia dei cinquanta, mentre calzavo quei “sabot” per i quali fui oggetto di pubblico ludibrio a mezzo fb. Mentre vestivo il mio più “sguallariato “paio di pantaloni e la più anonima delle mie magliette bianche. Mentre ero senza un filo di trucco e -volendola dire tutta- pure con il capello un tantino“‘nsivatiello”.
Curiosi, eh? Venitemi dietro! Andiamo avanti, ma con calma e senza spingere!
Come da inveterata consuetudine mi recai, ieri mattina sul far delle undici, al mercatino di Antignano — eldorado dello shopping, già magnificato ampliamene altrove- per la settimanale ricognizione volta a reperire generi di prima necessità a prezzi modici e in quantità soddisfacente, secondo le esigenze e le criticità domestiche evidenziatesi nei giorni precedenti: scarpe, costumi ed eventualmente capi di abbigliamento assortiti per la figliolanza.
Unica deroga al viatico della moda: la bancarella di libri a prezzi scontati, sita nella traversa di fronte al negozio di tendaggi, stretta tra le borze ( come direbbero i romani doc) e i centrini second hands (tr: di Resina ).
Trovo il titolare dell’esercizio in stato di manifesta prostrazione. Certo, “il clima comincia a dare qualche insofferenza”- azzardo- “ bevetevi una cosa fresca, mettetevi all’ombra” –consiglio.
“Macchè, signora mia, macchè” –interloquisce quello. Fosse o’ cavero, Signò, o’ problem’”. E così principia una lunga lamentazione contro gli argini in cui è stretto e contra la “ gente Zotica, vil; cui nomi strani, e spesso
Argomento di riso e di trastullo,
Son dottrina e saper; che m’odia e fugge,
Per invidia non già, che non mi tiene
Maggior di se, ma perchè tale estima
Ch’io mi tenga in cor mio, sebben di fuori
A persona giammai non ne fo segno.”

Ok, ok. Forse mi sono lasciata prendere la mano. Forse, anzi certo, che “il mio librivendolo” non abbia volato così alto, ma il ritmo del gemito, il patos, lo sconforto c’erano tutti. Pari, pari. Uguali, uguali a quelli del Leopardi.
La potenza evocativa di tal dolore mi indusse, per la prima volta, a distogliere lo sguardo dai libri, a guardarmi intorno per scovare i malevoli artefici dell’ignominioso assedio.
Sul fronte occidentale — convenimmo entrambi — l’ombra delle pezze appese rappresenta il minore dei danni, così come le frequentatrici del sito medesimo. Quasi innocue, infatti, le torme di vecchierelle avvicendantesi negli scavi simil-pompeani della balla candida di pizzi, il cui unico danno consiste nel mettere costantemente in disordine la fila rigorosissima dei libri a colpi di delicate sederate, sferrate nell'atto di sporgersi verso il centro della bancarella onde conquistare l’ ambito pezzo. Il vero tormento, la minaccia peggiore — specchio dei tempi, commenterebbe maliziosamente qualcuno- risiede ad oriente, presso il banco delle borse. Là si uniscono l’incontinenza verbale del titolare, uno smargiasso la cui ignoranza- come spesso accade- è andata a nozze regali con la presunzione, e la febbrile laboriosità delle scalmanate avventrici, anche loro intente, come le omologhe del lato destro, allo scavo, ma con un ritmo e un volontà di accaparramento decisamente dionisiache. Animate da tale e tanta foga di conquista, alla guisa di pattuglie di lanzichenecchi, esse calano sulla merce irriguardose dei territori altrui, sconfinando spesso e volentieri nella bancarella dei libri, abbattendo il muro di volumi che il librivendolo erige zelante nel vano tentativo di rendere chiari e definiti i confini.
Per distoglierlo dai suoi affanni, concedergli un momento di svago, io mi misi a raccontargli alcune delle trame, le peculiarità, la storia dei volumi che mi venivano sotto mano. Tutta roba “fuori moda” secondo gli schemi della editoria tritatutto moderna. Roba dell’anno appena trascorso e quindi da svendere, secondo la contemporanea logica da outlet. Tutta roba di primissima qualità, invece,capace di regalare a chi le sa apprezzare grandi soddisfazioni, secondo i canoni dell’appassionato lettori. Su alcuni di essi, come “Chirù”, “Americanah”, “ Le variazioni del dolore”, “ l’arte della gioia”, “Terapia di coppia per amanti”, sono particolarmente ferrata, dunque la parola mi soresse meglio, proruppe avvincente.
Questo fu, che i libri andarono a ruba. E questo fu pure che, il librivendolo, lo sguardo furbescamente illuminato, si lanciò nella proposta famigerata:” Signora mia, restate qui con me, non ve ne iat’. Sapite quanta libri mi facissr’ vennere int’ a’ na’ iurnata” .
E poi c’è chi ancora dubita del potere sedicente… ohps! seducente della lettura!

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Anto Molvetti
molvettina

Napoletana, lettrice compulsiva. Sposata e madre ormai a tempo perso.