Il cugino birichino di Leon Panetta

Antonino Monteleone
4 min readJan 6, 2009
Leon Panetta

Gazzetta del Sud e TGR della Calabria, a seguire agenzie ed altri media regionali, hanno srotolato il loro appeal retorico per declamare l’orgoglio calabro — ed in particolare quello reggino, nel senso di provincia — per la nomina del calabresissimo Leon Panetta al vertice dello spionaggio più importante del mondo.

Dopo l’insediamento ufficiale, previsto il 22 gennaio, Barack Obama renderà esecutiva la nomina di Panetta, made in Siderno, a capo della CIA. Con il duro compito di restituire dignità all’agenzia responsabile di gravi errori nella prevenzione e strategìe di contrasto al terrorismo internazionale.

In molti criticano la nomina dell’ex capo di gabinetto del Presidente Clinton.

Per lo più repubblicani guerrafondai che lo reputano non all’altezza di un incarico così delicato anche se le cronache parlano di direttori come Stansfield Turner e John Deutch che non vengono ricordati per grandi attestati di riconoscimento per l’opera svolta.

Per prassi, negli States e nelle democrazie semi-serie, si controllano i curricula ed il passato di chi riveste pubbliche, e delicatissime, funzioni. Si chiama vetting.

Sarà stato così anche per Leon Panetta che è una persona rispettabilissima. Un uomo che rende lustro ad una regione da sempre associata ad immagini negative.

Per giunta è calabrese di Siderno. Ma mai nessuno si sognerebbe di dire la parola “mafia” o “‘ndrangheta” al settantenne Californiano che arrivò negli USA (in California) figlio di genitori migranti come migliaia di altri calabresi che hanno trovato lì un destino migliore di quello che avevano scritto in questa regione.

Alcuni hanno fatto i capibastone, altri sono diventati uomini di successo.

Un maligno potrebbe pensare: “Guardate i calabresi ai vertici dello Stato più potente”. Oppure “Il negro Obama con i terroni”, penseranno i leghisti più feroci.

Invece no. Leon Panetta è una persona per bene.

Anche se è figlio della terra che esporta quella ‘ndrangheta inserita, con i militanti curdi, nella black list delle organizzazioni dedite al narcotraffico internazionale dal Presidente uscente George W. Bush.

Ha solo un cugino un po’ imbarazzante. Che ha trovato in queste ore dei momenti di notorietà spendendo un rapporto neanche troppo stretto con l’illustre cugino.

All’ANSA, Domenico (Mimmo) Panetta ha dichiarato che Leon “parla perfettamente il dialetto di Siderno”.

“When he was chief of staff for (ex-US president) Bill Clinton I went to see him at the White House and we
understood each other perfectly both in our local dialect and in Italian, but not so much in English which I don`t speak too well
”- Domenico Panetta said.

“Sono stato suo ospite — spiega Domenico Panetta — quando era nello staff di Bill Clinton e sono andato a trovarlo alla Casa Bianca; ci capivamo benissimo sia in dialetto che in italiano. Un po’ meno in inglese ma perché sono io che non lo parlo bene”.

“Leon is very attached culturally to our home (Siderno). He told me he missed it dearly and wanted to visit the land where his family came from. But he was always too busy to do so” he added. “Maybe in his new job he`ll be able to come to Europe and to Italy and even visit us in Calabria. That would be really nice

“Culturalmente — prosegue Panetta — Leon è legato alla nostra terra. Mi disse che gli mancava molto e che desiderava tornare a visitare i luoghi da cui proviene, ma le difficoltà sono talmente tante considerati i suoi impegni. Forse con questo nuovo incarico gli capiterà di venire in Europa ed in Italia e mi auguro che venga a trovarci in Calabria, sarebbe bello”.

Ma che tipino strano, questo Mimmo Panetta.

Negli States Leon forse si sarebbe dovuto difendere dalle domande di qualche giornalista che gli avrebbe (impropriamente?) chiesto conto dei rapporti col cugino.

Le azioni e le responsabilità sono personalissime. Ma avere ricevuto alla Casa Bianca l’ex Sindaco di Siderno che negli anni ’70 a Torino fu denunciato per violenza privata e danneggiamento in concorso, nonché per associazione a delinquere con finalità sovversiva (badate bene che l’associazione mafiosa, all’epoca, non era reato!) potrebbe fare scattare qualche “colpetto” di tosse.

Perché a parte questo ed a parte qualche causa per diffamazione e un’altra denuncia per violazione delle norme sulla campagna elettorale rimane semplicemente ex Sindaco di un comune roccaforte della ‘ndrangheta.

Dove non si muove foglia che i Commisso o i Costa non vogliano.

Visto che — come dice Mimmo — Leon parla il dialetto Sidernese una cosa la vorrebbe, forse, dire al cugino.

“A prossima vota fatti i cazzi toi…!”

antonino monteleone

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