Svetlana Aleksievič: “Ho imparato a scrivere ascoltando le vite degli altri”

Andrea Coccia
Munizioni Bompiani
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5 min readOct 16, 2019

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La paura di ascoltare, il coraggio di scrivere, la necessità di sparire dalla pagina per far posto alla sofferenza e al coraggio altrui, l’urgenza di essere testimone. La prima voce a cui diamo spazio è quella di Svetlana Aleksievič, Premio Nobel per la Letteratura 2015, intervistata a Pordenone in occasione della assegnazione del premio La Storia in un romanzo.

Svetlana Aleksievič a Pordenonelegge 2019. (Foto di Federica Gagliardi/Bompiani)

“Per la sua polifonica scrittura nel raccontare un monumento alla sofferenza e al coraggio dei nostri tempi”. Con questa motivazione, nell’autunno del 2015, Svetlana Aleksievič è stata insignita del Premio Nobel per la Letteratura, ma chi i suoi libri li ha letti lo ha vissuto direttamente sulla propria pelle, nella propria carne il male che fanno le storie a cui dà voce.

Storie di vittime ma anche di carnefici, storie di guerra, di torture, stragi, miseria, ma anche d’amore, di amicizia, di solidarietà. Storie che Aleksievič ha raccolto in giro per il Novecento. Storie che senza di lei sarebbero rimaste senza voce, dimenticate negli angoli della Storia, ma che passando dal suo registratore e rimesse in pagina dalla sua scrittura netta e limpida, senza fronzoli, senza interferenze, senza retorica, diventano potenti come bombe, profonde come coltellate.

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Andrea Coccia
Munizioni Bompiani

Editor of Slow News. Freelance journalist and writer. Stories on Flow, Wolf, Linkiesta, Il Post, Il Fatto Quotidiano, La Stampa, Pixarthinking et al.