Il wrestling è un duello tra sportivi e opportunisti

Strette di mano e testate in faccia.

Davide Costa
N3rdcore
6 min readMar 10, 2017

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CM Punk e Daniel Bryan

Quando qualcuno non risponde a un nostro cenno di saluto lo infiliamo subito nella cartella dei maleducati o altro sinonimo più pimpante a seconda di quanto questi ci stia antipatico. La sua semplice reazione ci permette di farci al volo una idea del suo modo di fare, che magari può essere giustificato in mille modi, ma come dice il detto “non hai mai una seconda possibilità di fare una bella prima impressione”.

Ora immaginatevi la seguente scena: due wrestler stanno in piedi al centro del ring e si squadrano, con sguardo deciso e concentrato. In mezzo a loro l’arbitro alza la cintura, è un match per determinare il Campione dei pesi massimi. Un wrestler allunga la mano per stringere quella del suo avversario, l’altro non gliela stringe. Anzi, gli gira le spalle con fare sprezzante.

Bayley e Charlotte Flair non vanno esattamente d’accordo.

Nessuno ha detto nulla ma avete già capito quale tra i due è una persona corretta e quale, probabilmente, no.

Gli americani indicherebbero il primo wrestler con il termine Face, contrazione di Babyface, letteralmente “belloccio”, “faccia d’angelo” o “faccia pulita”, ovvero il classico eroe tutto d’un pezzo, il boy scout che non sgarra mai. Il secondo verrebbe definito Heel, letteralmente “tacco”, termine utilizzato agli inizi del ‘900 per definire una persona infingarda, traditrice e scorretta sotto ogni punto di vista. Una suddivisione un po’ manichea, per quanto declinabile con diverse sfumature, utilizzata per dichiarare i ruoli degli atleti senza bisogno di troppe premesse.

In uno spettacolo che fa dell’azione il suo fulcro portante e la sua attrattiva principale, i bravi performer sono quelli che riescono a rendere chiare non solo le proprie intenzioni ma anche il loro carattere e il loro modus operandi grazie a gesti e azioni, più che a parole. Se durante le interviste promozionali sono le parole a colpire come api e una frase ad effetto può galvanizzare la folla, all’interno del ring sono i corpi a parlare. La stretta di mano descritta sopra è un modo semplice, diretto per chiarire in maniera comprensibile a tutti i membri del pubblico di che pasta sono fatti i personaggi che si trovano di fronte. Ed è declinabile in maniera diversa a seconda delle sfumature che i wrestler vogliono dare all’incontro e al tipo di storia che stanno raccontando.

Tyson T-Bone stringe la mano di Wolfgang con estremo calore.

Dare le spalle all’avversario è una mancanza di stile e rispetto, ma non è una scorrettezza così grave da poter essere considerata anti-sportiva ed essere ammoniti dall’arbitro. Questo permette al Heel di mantenersi in quella zona grigia per cui una qualsiasi giustificazione del suo carattere può risultare più o meno credibile, o magari sono una questione di prospettiva e interpretazione: una persona piena di sé e arrogante penserà solo di essere sicura di sé e determinata, e di non dover stringere la mano di uno che considera non essere al proprio livello. Anzi, ribalterà la prospettiva dicendosi offeso per dover combattere con una mezza cartuccia.

Ma se l’Heel decide di stringere la mano del Face per poi tirarlo a sé e colpirlo con una testata al volto, magari prima del suono del gong, i confini si fanno più distinti: la scorrettezza ora è palese ed è sul piano della strategia utilizzata per vincere. Questo Heel non è detto che sia arrogante, ma di sicuro è uno che conosce il gioco e sa come piegarlo al suo comodo, utilizzando un tranello tanto semplice quanto efficace: una testata prima del gong non è contro le regole dei match, perché l’incontro non è ancora iniziato, e ora il Face dovrà partire con uno svantaggio non da poco. Svantaggio dato non solo da un naso danneggiato, ma anche dall’essere uno onesto che deve combattere contro uno che si beffa delle regole e ne piegherà le zone grigio a proprio vantaggio.

Nella sua semplicità e duttilità, la stretta di mano tra i due contendenti mostra la propria efficacia soprattutto quando il pubblico non è a conoscenza della storia pregressa che esiste tra i due wrestler, e ancora di più quando tra questi due non esiste nessuna storia pregressa perché è la prima volta che si incontrano. O magari è la prima volta che questi due lottatori si trovano di fronte a un pubblico tutto nuovo.

Lo sguardo di chi ha capito cosa vuol fare nella vita.

Evenienza che è spesso la norma, data la natura pellegrina dei wrestler che girano tutto il mondo, passando da un’arena all’altra, da una federazione all’altra o da un continente all’altro: ogni spettacolo è di fronte a un nuovo pubblico che, potenzialmente, non ha mai visto gli atleti in cartellone. Se guardare due performer di alto livello compiere mosse pericolose e spettacolari è sempre avvincente, quello che aggiunge interesse e acchiappa davvero il pubblico è poter assistere al combattimento tra due personaggi per cui si prova qualcosa: quanto più soddisfacente troveremo la sconfitta di uno dei due, tanto più ci esalteremo quando all’altro verrà alzato il braccio in segno di vittoria.

E poche cose soddisfano quanto vedere uno antipatico rosicare per aver perso. I wrestler bravi riescono a far capire al pubblico chi tra i due merita fischi e infamità ancora prima di mettere piede sul ring, anche quando si tratta di un pubblico nuovo.

Uscire da dietro le quinte sorridendo e salutando il pubblico, dare il cinque alto a tutti i fan che dalle transenne allungano le mani, e magari perdere qualche secondo per un selfie, sono azioni che rendono chiaro a chiunque che tipo di wrestler stia per salire sul ring.

Uscire da dietro le quinte senza degnare di uno sguardo il pubblico ma tenendolo fisso sull’avversario, interagire col pubblico solo per rispondere ad eventuali insulti con altri insulti, camminare con passo lento e studiato, con l’espressione di chi pensa di essere meglio degli altri, genera quel tipo di antipatia che fa germinare il desiderio di vedere una faccia presa a schiaffi.

N O P E

Un tipo di antipatia che viene coltivata dai due wrestler che iniziano a rimbalzarsi l’un l’altro sguardi e sfottò, andando a stuzzicare il pubblico: l’Heel darà dello sfigato al Face (e al pubblico) mentre il Face gli rinfaccerà di essere solo chiacchiere e sospensorio. Una coreografia imparata in decine di match che unisce molto studio e preparazione a una certa di dose di improvvisazione e a quel tipo di alchimia che si instaura tra performer che funzionano alla grande insieme.

Tutto questo ancora prima del suono del gong, e ancora prima di mettere le cose in chiaro con una stretta di mano più importante e distruttiva di un sacco di prese di sottomissione.

Akira Tozawa sospetta che The Brian Kendrick nasconda qualcosa

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Davide Costa
N3rdcore

Scrivo fumetti e altre cose fiche per Disney e Sergio Bonelli Editore. Trapiantato epatico dal 2008. https://twitter.com/Baphomouse