Le cartoline trash e l’educazione sessuale del fanciullo

Quando una tetta con scritto “Saluti dalla Riviera Adriatica” ti apriva la strada a un mondo segreto e misterioso

Lorenzo Fantoni
N3rdcore
5 min readAug 15, 2017

--

Le città di mare hanno una struttura tutta loro che sfugge alla normale pianificazione urbanistica, si concentrano tutte attorno a un’unica via, come i paesini del west, penzolano sul mare con improbabili palazzoni che hanno trasformato un paesino di pescatori in un catalogo di orrori urbanistici, oppure si rinchiudono in un dedalo di stradine fitte di gelaterie, negozietti di costumi e tabaccherie. Uno statuto speciale che spesso influenza anche la destinazione d’uso dei locali.

Bar in cui fai colazione la mattina ma che la sera mettono due sedie sulla spiaggia per l’aperitivo, ristoranti che si trasformano in discoteche, edicole con velleità da libreria e soprattutto negozietti vendono di tutto, dal profumo per signora al secchiello, dal coccodrillo gonfiabile ai cerotti, passando per magliette inguardabili, braccialetti dell’amicizia, maschere, zampironi, fiocine, canotti, soldatini, carbonella, magneti per il frigo, Moretti da 66, rimedi per la gotta e ovviamente loro: le cartoline, rigorosamente collocate in espositori girevoli posizionati fuori dal negozio in una sorta di avanguardia del ciarpame che si trovava all’interno.

Oggi ci mandiamo le foto su Whatsapp o le condividiamo su Facebook e le cartoline sono un po’ passate di moda, forse qualcuno le usa ancora, non ho statistiche in merito, ma oramai sono vestigia del passato. Un tempo inviare una cartolina era un modo per salutare un parente, tenere viva una relazione, iniziarne una nuova o semplicemente un atto dovuto perché altrimenti chi la sente tua nonna quando torni.

Trovare la cartolina giusta faceva parte del rito ed era proprio in quel momento che entravi in contatto con uno dei primi esempi di sessualità esplicita, debordante e improvvisa: la cartolina trash.

Non so se oggi con gli smartphone già dai 13 anni sia più facile, ma un tempo essere bambini voleva dire essere quasi del tutto impermeabili alla pornografia esplicita, si viveva in un mondo fatto di ipotesi, idee e voci di corridoio diffuse da amici o parenti più grandi almeno fino al liceo, quando magari l’amico più grande sventolava fiero il giornaletto porno rubato o comprato con l’inganno in edicola.

Gli unici strappi a questa regola erano Drive-In e fugaci visioni di Colpo Grosso, ma il campo di battaglia tra un bambino e la preadolescenza era senza dubbio l’estate. Giornali scandalisti che si riempivano di topless, le compagne di giochi che improvvisamente guardavi con occhio diverso e non potevano fare il bagno e poi quei rettangoli di cartoncino di dubbio gusto che ti ritrovavi di fronte quando cercavi la foto di un bel panorama da inviare agli zii.

Il disegno di una ragazza con le tette di fuori che corre in acqua che qualcuno ha messo nel mezzo a due foto ovali del lungo mare di Follonica.

Una bionda che cavalca indossando soltanto una camicia bagnata, si capisce che sei giovane perché non ti chiedi come ci riesce senza pantaloni

La foto di un’altra ragazza di spalle, vestita solo con un cappello di paglia, il segno del costume sul sedere e una scritta viola “Saluti da Forte dei Marmi”.

Il primissimo piano di due labbra che assaggiano voluttuose una ciliegia, sormontate da un paio di occhiali da sole in cui al posto delle lenti c’era una vista degli scogli di Calafuria.

E così via in un assalto alle retine fatto di corpi abbronzati, foto orribili, scritte fluo e assalti al buon gusto che ignoravi completamente, perché l’unica cosa che ti interessava era il fatto di trovarti di fronte a una donna nuda senza che nessuno dicesse niente, anzi, era in là in bella mostra!

Al loro fianco c’erano quelle semplicemente orribili tipo quella col disegno di una coppia nuda, lei sostiene con un filo il membro di lui, lui fa la stessa cosa con un seno cadente di lei. Accanto ci sono quattro foto del posto e la scritta “amore vuol dire sostenersi a vicenda”.

Non le avresti mai comprate, perché avrebbe voluto dire reggere lo sguardo del negoziante che rimbalzava tra la cartolina e la tua faccia un paio di volte, prima di battere lo scontrino. Lo stesso negoziante che conosceva tua madre. Ti saresti vergognato meno a cercare di comprare un pacchetto di sigarette per fare il grande con gli amici, o dei preservativi, anche se ne ignoravi l’utilizzo.

Ma poi in effetti chi avrebbe mai avuto il coraggio di comprare e spedire una cartolina del genere? Io non ho mai conosciuto nessuno che l’abbia fatto, forse lo facevano tutti e non lo diceva nessuno, come quelli che qualche anno dopo avrebbero votato Forza Italia, forse si azzardava solo qualche fresco maggiorenne con il senso estetico distrutto dagli ormoni o magari qualche cinquantenne col codino grigio, spinto dalla paura di invecchiare.

Anche se ancora non avevi sviluppato un senso estetico sapevi che erano brutte, così brutte che se oggi le lanci come shuriken nello studio di un designer milanese ti arrestano per terrorismo, eppure con ogni scusa possibile ti ritrovavi a guardare le cartoline, ruotando gli espositori come un croupier impazzito di fronte alla roulette, rallentando il giro al momento giusto quel tanto che bastava per dare un’occhiata fugace a quei seni che si appoggiano sulla scritta BUONA ESTATE DA VIAREGGIO.

Chissà se sono ancora là, magari sono le stesse dell’epoca, un po’ ingiallite dal sole, ma sempre presenti, come la cartoline di Firenze col primo piano del pene del David.

Era un turbamento di sensi unico e particolare, affascinante e ridicolo che si innestava nell’eterno rito dell’estate, con i suoi corpi sudati al sole, le amicizie che resistevano agli inverni, i pomeriggi in penombra a leggere un libro assegnato per le vacanze, giocare a Street Fighter con i piedi sporchi di sabbia e le due ore di attesa dopo pranzo prima di tuffarsi.

Erano un modo di scoprire la sessualità come qualcosa di giocoso, allegro, assurdo, che andava di pari passo con quella tua amica che adesso faceva la doccia nella gabina chiusa e che improvvisamente non volevi più abbracciare in acqua perché qualcosa era diverso, però allo stesso tempo non avresti fatto altro.

--

--