Dalla Parte degli Offesi

Chi ha incastrato il PlanB di Lugano? Ma soprattutto: perché?

Filippo Albertin
Nakamotas
6 min readOct 28, 2023

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In data 26 ottobre 2023 la RSI, Radiotelevisione della Svizzera Italiana, ha pubblicato un lungo servizio dedicato al PlanB, importante progetto che la municipalità di Lugano dedica al tema blockchain e cryptovalute, giunto alla seconda edizione e additato certamente come uno dei meeting più seguiti nell’ambito di questo nuovo — chiamiamolo — settore dell’economia e della finanza.

Il reportage è stato proposto all’interno della rubrica Falò, sorta di equivalente elvetico dell’italiano Report, che esattamente come il suo analogo pone l’accento su inchieste scomode, retroscena inconfessabili e affari occulti di vario genere, che documentari e servizi intenderebbero appunto scoperchiare agli occhi del vasto pubblico. Da subito, quindi, era chiaro che l’ora e mezza di girato sarebbe stata impostata sui toni della forte critica di questo evento e di chi a vario titolo lo sta portando avanti.

L’inchiesta pone l’accento specifico su Tether, celeberrima società dietro l’omonima stablecoin (token cryptovalutario il cui valore gode di un cambio fisso “uno a uno” con valute nazionali, in questo caso il dollaro statunitense), che sulla base delle indagini condotte, nonché di numerosi teoremi più o meno veicolati dalla componente più emozionale che strettamente giudiziaria, sembrerebbe porgere da un lato una storia imprenditoriale discutibile, e dall’altro un profilo aziendale poco trasparente, ergo imbarazzante una città come Lugano, simbolo da sempre di rigore e precisione — verrebbe da dire — tipica della Svizzera e dei suoi celebri orologi.

Colpire Tether, infatti, pare essere il modo più diretto per demolire in tutto o in parte la bontà del progetto PlanB, che in questa specifica azienda vede il suo principale sponsor.

Oltre a questo, l’intera architettura del PlanB, che avrebbe dovuto portare un ritorno economico anche a vantaggio dello stesso tessuto imprenditoriale cittadino, in aggiunta a quello sul piano generale in seguito alle numerose iniziative formative, accademiche e industriali previste, viene neppure troppo velatamente attaccato anche lateralmente, attraverso interviste a esercenti insoddisfatti, cittadini che alzano le spalle, banchieri scettici, ex amministratori a vario titolo truffati o abbandonati, le cui testimonianze convergono inevitabilmente a un giudizio insoddisfacente e deludente.

La lunga dissertazione passa poi attraverso interviste dirette a manager e amministratori (i cattivi, insomma, o almeno gli esecutori materiali di una cattiveria prodotta altrove e perpetrata attraverso gli ingranaggi del mercato), tra cui spiccano quelle, in studio, di due ospiti di centrale importanza: il sindaco di Lugano Michele Foletti, grande sostenitore e dunque difensore del PlanB, e Paolo Ardoino, co-amministratore e portavoce ufficiale di Tether. Interviste che, lo dico da subito con chiarezza, a me sono parse più simili a interrogatori che a effettive richieste di spiegazioni o versioni alternative.

Ora, io non ho problemi a dire che il servizio, nella sua articolazione generale e certamente ottima fattura tecnica, mi ha abbastanza tramortito; o meglio, interessato, affascinato, e nel contempo tramortito. Ho visto intervistati veri e propri amici che stimo, tra cui l’avvocato e scrittore Lars Schlichting, nonché l’esperto di Bitcoin Giacomo Zucco (forse un tantino massimalista per i miei gusti, ma pur sempre un personaggio di spicco, fondamentale per la divulgazione sui temi della decentralizzazione finanziaria e le questioni monetarie dietro la rivoluzione di Satoshi Nakamoto), tanto per fare gli esempi più macroscopici. Li ho visti, ad essere preciso, usati piuttosto brutalmente, e credo in buona parte a loro insaputa (visto che il montaggio, in sede di semantica televisiva, è tutto), per uno scopo che a mio avviso non può essere la verità, ma una sua rappresentazione.

Ed ecco il punto del mio qui presente articolo: la rappresentazione. Del PlanB, evento, ricordiamolo, oggi solo alla sua seconda edizione, che chiunque nel settore crypto addita come progetto tra i più quotati a livello continentale, è stata data un’immagine assolutamente parziale, come se si potesse giudicare la qualità della frutta o del pane di ortolani e panettieri che hanno ricevuto soldi da mafiosi — o presunti mafiosi — capitati lì per acquistare una mela o un filone. Ha senso tutto questo? Ma soprattutto: ha senso rappresentare la qualità di un progetto limitandosi a parlare solo di chi, sponsorizzandolo, alla fine della giostra ha solo messo i soldi e nulla più?

Perché dare in pasto al popolo generalizzato una serie di veri e propri dossier che dovrebbero riguardare più i tribunali che la pubblica piazza? Evidentemente per screditare il progetto. E badate bene, non sto parlando di questioni sulle quali intendo magicamente assolvere tutti. Tether ha sede in un paradiso fiscale? Certo, e se questo ha dato luogo a illeciti sarà la magistratura a stabilirlo, con la severità dovuta. Alcune università si sono ritirate dalla proposta del PlanB? E allora? Probabilmente non saranno rimaste soddisfatte, o non hanno rilevato le sinergie che i promotori intendevano sottolineare o promuovere. Alcuni imprenditori oggi a capo di aziende di punta del settore crypto hanno un passato burrascoso? Può essere. Ma stiamo giudicando un passato già giudicato, oppure pretendiamo di usarlo con meccanismo — tanto per rievocare la Svizzera — a orologeria, tanto per contaminare il presente nonostante un suo valore oggettivo?

Se è vero che la nostra Italia ha per almeno vent’anni lasciato al potere individui non solo inquisiti, ma condannati, senza che nessuno facesse nulla né oggettivamente né mediaticamente, non è forse anche lecito il sospetto che tale ritorsione sia avvenuta sulla base di un dictat dai piani alti? Come mai questo incredibile tempismo? Come mai una televisione pubblica, che fino a soli due mesi fa (per non parlare delle svariate interviste pregresse) parlava di Lars Schlichting come di un fantastico guru della blockchain, il cui genio aveva travalicato i confini del suo settore fino a toccare letteratura fantascientifica e metaverso (si veda il recente servizio Un Romanzo dalla Legge allo Spazio, incentrato sulla sua fatica romanzesca Spirito di Napa Tei), adesso si scaglia contro di lui manipolando la sua mitezza e facendola passare per reticenza?

Ho dunque sentito più volte parlare di illustri assenti, come Giancarlo Devasini e Natale Ferrara, quest’ultimo fondatore della ben nota Eidoo, accusato di autoriciclaggio e poi puntualmente scagionato (cosa non detta, peraltro, nel servizio). Ma non ho sentito parlare dei numerosi interventi pubblici che il PlanB ha dedicato, per esempio, a Julian Assange, dettaglio certamente scomodo e ben poco mainstream, in evidente contrapposizione ai dictat statunitensi che oggi sembrano aver trasformato l’intera Europa in una succursale catatonica e acritica del militarismo USA a difesa di quel poco che rimane del dollaro e delle sue malefatte. Non ho sentito parlare delle numerose conferenze dedicate alla libertà monetaria dei paesi in via di sviluppo, del valore sociale di Bitcoin, della modalità in cui le crypto, contrariamente alle svariate narrazioni di regime, stanno contribuendo a costruire un mondo più verde, equo e libertario. Non ho sentito pronunciare una sola parola in difesa delle decine e decine di startup che attraverso i meccanismi promozionali e condivisivi messi in atto proprio dal PlanB stanno collaborando per costruire un nuovo ecosistema fatto di innovazione e tecnologia: Web3, metaverso, blockchain.

Forse tutto questo — mi si perdonerà l’espressione magari un tantino inflazionata — fa paura a qualcuno? Forse questo qualcuno si trova ancora a godere di una forza sufficiente per imporre la sua logica reazionaria, spacciandola per ordine, disciplina, e magari addirittura onestà?

Insomma, questa perfetta sincronizzazione dell’attacco — a questo punto — politico ordito a tempi di record contro il PlanB mi sembra eloquentemente legata a un conflitto di forze, sulle quali come ovvio non posso affermare granché in termini dimostrativi, ma che mi sembra avere una portata piuttosto importante sul piano dell’asprezza.

A livello spicciolo, cosa si vuole dimostrare? Che Tether (gioverebbe sottolinearlo, la moneta stabile in assoluto più utilizzata in ambito planetario) è una truffa, oppure un’azienda poco di buono? Affermiamolo pure. Ma, se lo affermiamo, logicamente con prove documentali e non televisive, dobbiamo anche affermare due conseguenze dirette: la prima, il bando di Tether da tutto il panorama crypto, e non solo da ciò che interessa colpire; e la seconda, la paritetica necessità di un’indagine sull’euro, per non parlare del dollaro, da decenni alla base della più ignobile politica imperialista a danno dell’Occidente. Piuttosto difficile come missione. Sarebbe come dire che il sushi dovrebbe diventare illegale perché in Giappone esiste una cosa chiamata Yakuza.

In altre parole, se lo scopo è solo fare del volgare dossieraggio per trovare a tutti i costi l’onta a carico di un personaggio o di un gruppo da eliminare, allora non ci sto, e mi schiero dalla parte degli offesi, che hanno cercato di raggiungere nuove lune, e si dovranno ora confrontare con chi, indicando a dito teso, ha visto solo il pozzo che le rifletteva.

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Filippo Albertin
Nakamotas

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