Quali DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) devo usare? Un abc dedicato agli operatori sanitari: PRESENTAZIONE del PROGETTO

a cura del gruppo di lavoro COVID-19 INFO START|FINISH “progetto satellite” dell’iniziativa degli operatori sanitari siciliani: APPELLO A… in realtà alla cittadinanza attiva della SICILIA

salvo fedele
COVID-19 INFO START|FINISH
9 min readApr 4, 2020

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RIASSUNTO

Questa presentazione riassume le caratteristiche principali, il percorso e le motivazioni che hanno portato all’analisi dettagliata delle raccomandazioni elaborate dalle principali organizzazioni governative in Italia e nel mondo a proposito di Dispositivi di Protezione Individuali (DPI) .

Verranno spiegati i motivi della pubblicazione dell’abc, già in forma di bozza in itinere, per tutti i documenti di questo progetto, con particolare attenzione alle preoccupanti notizie che arrivano da alcuni decisori periferici, come la Regione Sicilia. In sintesi quello che intendiamo presentarvi, e per le ragioni che verranno chiarite nel testo, è un progetto salvavita che non ha nulla di eroico e che vuole diffondere, in maniera documentata, conoscenze che permettano di evitare di parlare di operatori sanitari come “eroi” al fronte.

I documenti che saranno disponibili a breve si occupano di tre temi: il primo propedeutico sulle modalità di trasmissione del virus pandemico; il secondo sulle diverse tipologie di protezione delle vie aeree (dalle mascherine chirurgiche ai cosiddetti “respiratori facciali filtranti” (FFP2, FFP3, N95). L’ultimo dedicato alle modalità di riutilizzo dei “respiratori facciali filtranti” in relativa sicurezza, secondo le indicazioni di alcune agenzie internazionali.

INTRODUZIONE

Cari colleghi, i documenti che vi presentiamo sono stati scritti da un sola autrice [NOTA 3], con il contributo di un piccolo gruppo di lavoro, prevalentemente siciliano, COVID-19 INFO START|FINISH, [NOTA 4], e successivamente rielaborati con un originale processo di revisione che sta coinvolgendo progressivamente un gruppo molto ampio di operatori sanitari e di comuni cittadini di tutto il paese. Tanto che alla fine parlare di una sola autrice è davvero riduttivo, nonostante le qualità del lavoro proposto inizialmente. [NOTA 5]
Quello utilizzato è un processo di elaborazione collettiva, più che una tradizionale revisione, utile soprattutto per le ricadute pratiche che ha.

Desideriamo porre all’attenzione di tutti, e principalmente di tutti gli operatori sanitari italiani, i prodotti di questo processo, sebbene ancora in formato di bozze in itinere. Il progetto di “abc per gli operatori sanitari” che sarà disponibile a breve, affronterà per il momento tre temi in successione e in distinti articoli:
— il primo, propedeutico, sulle modalità di trasmissione,
— il secondo sulle diverse tipologie di protezione delle vie aeree (dalle mascherine chirurgiche ai cosiddetti respiratori facciali FFP2, FFP3, N95),
— l’ultimo sarà dedicato alle modalità di riutilizzazione in relativa sicurezza di un respiratore facciale, secondo le indicazioni di alcune agenzie internazionali.

Vi illustriamo per prima cosa le principali ragioni per le quali abbiamo deciso di divulgarli, sebbene il progetto di revisione/rielaborazione non sia stato ancora completato [NOTA 6]. Solo alcune fra le più importanti, e soltanto in tre distinti paragrafi in qualche modo propedeutici ai primi tre documenti di questo progetto:
— il primo introduce il dibattito mediatico/scientifico sulla trasmissione del virus di questa pandemia
— il secondo analizza le conseguenze del processo che porta dalle “linee guida in itinere” a quelle “definitive”
— il terzo sottolinea la rilevanza delle informazioni che intendiamo diffondere tra gli operatori, a partire dall’analisi di alcune situazioni locali emblematiche e di quello che sta succedendo in tutto il paese: assoluta carenza di quello che serve davvero agli operatori sanitari e pericoli del “fai da te” nel riciclaggio degli apparati.

[Paragrafo 1] La “trasmissione del virus”: cosa sappiamo davvero?

Cosa sappiamo realmente della modalità di trasmissione del virus? Davvero le precedenti incertezze sulla trasmissione per aerosol sono rimaste tali? Oppure Il problema principale è la disponibilità reale di respiratori facciali filtranti (FFP2, FFP3 e N95) e le linee guida in itinere si adeguano?

[ Paragrafo 2] Le “linee guida” in itinere: cosa sono?

In itinere o definitive in cosa differiscono? Il progetto lo spiegherà nei dettagli. Qui ci preme sottolineare solo una cosa: nelle piccole epidemie, sbagliare raccomandazioni sui DPI nelle linee guida in itinere può causare la perdita di un numero relativamente basso di vite umane; ma con i numeri della pandemia attuale sbagliare raccomandazioni può avere conseguenze catastrofiche per gli operatori sanitari e di conseguenza per la catena di trasmissione del virus per la popolazione generale

Quello che è successo alle raccomandazioni in itinere del nostro ISS a proposito di DPI merita una analisi approfondita. Qui descriviamo solo i punti di arrivo.

Le “linee guida in itinere ISS” del 14/3 [NOTA 7] (e scuserete la semplificazione eccessiva) raccomandavano:
(a) FFP2 o FFP3 solo per procedure che generano aerosol, ma per esecuzione tampone solo se disponibili
(b) mascherine chirurgiche per: stanza degenza COVID-19, assistenza domiciliare paziente COVID-19, ambulatori se pazienti con sintomi respiratori, ambulanza, triage (solo se distanza inferiore a un metro)
( c) nessun DPI: triage e ambulatori (ma devi assistere i pazienti a distanza > 1 metro!). E anche per i pazienti senza sintomi respiratori.

Il nostro Istituto Superiore di Sanità il 28/3 [NOTA 8] ha poi rilasciato nuove “linee guida in itinere” su questo argomento:
(a) resta invariato
(b) mascherine o FFP2 con la precisazione: in specifici contesti assistenziali… se rischio aumentato… ove disponibili. FFP2 non è contemplato per assistenza domiciliare paziente COVID-19, per triage di paziente COVID-19 sospetto sia in ospedale che in ambulatorio
( c) resta invariato con nuove perle: non serve in stanze degenza non COVID-19, transito nei corridoi (che devi fare su è giù la maschera come fanno i VIP in TV?)

SINTESI: un colossale o/o che vuol dire una sola cosa: prendetevi quello che vi danno e pregate per voi.

E l’OMS?
Le raccomandazioni OMS meritano altrettanta attenzione, il progetto analizzerà anche queste linee guida in itinere nel loro divenire. Per il momento ci basti sapere che la formula (attuale) è ancora una volta:
o/o -> pazienza!

Davvero però la formula o/o mette al sicuro gli operatori?

[ Paragrafo 3] Cosa succede a livello locale?

A livello locale succede di tutto, con un denominatore comune: la carenza/assenza di DPI, alcune iniziative pregevoli, alcuni “segnali istituzionali” molto preoccupanti.
Per esempio, in una delle nostre province, una categoria di medici che operano nel territorio è riuscita a recuperare quattro FFP2 per ciascun operatore. Con il terzo documento quello dedicato a come è possibile riutilizzare questi apparati, basato su raccomandazioni puntuali di numerose organizzazioni internazionali, potremmo far durare quei respiratori per molte settimane garantendo sicurezza a tutti. Relativamente facile in un caso simile, quando un medico è responsabile del respiratore che gli si affida, molto più difficile in ambiente ospedaliero.
A livello locale succedono però anche cose molto preoccupanti. Innanzitutto succede che DPI ce ne sono pochi/niente e poi, tragedia nella tragedia ci sono le “carte”.

Per esempio la Regione Sicilia ha emanato giorno 01/04 una circolare che delle revisioni delle linee guida ISS continua a trasmettere solo il messaggio dell’impossibilità pratica per gli operatori sanitari di poter contare su misure di protezione adeguate:

o/o diventa nuovamente una sola possibilità: -“ in rapporto all’effettiva disponibilità”.
E quindi?
— Niente respiratore facciale filtrante in sala degenza COVID-19, nell’assistenza domiciliare dei pazienti COVID-19, in ambulanza, nel triage, in ambulatorio, anche durante l’esecuzione del tampone.
— Unica indicazione obbligata è per chi esegue “procedure che generano aerosol”, da cui però scompaiono gli operatori che eseguono il tampone, ma del resto così avevano dettato le linee guida ISS: o/o.
E per tutti gli altri: talvolta mascherine chirurgiche! Che neppure ci sono.
Il legislatore se ne assume tutta la responsabilità politica. E le responsabilità del tavolo tecnico di che natura sono? Lo stato delle biblioteche mediche è quello che è, ma le riviste internazionali sono tutte ad accesso libero sul COVID-19. Manca la connessione internet al tavolo tecnico siciliano?
La commissione di esperti della Regione Sicilia non entra nel merito, trasmette appunto “carte”. Ci piacerebbe vedere i molti medici di quel “tavolo tecnico” mentre operano nelle condizioni che “raccomandano”.
Quel che dovremmo accettare, secondo loro, [NOTA 9] è dunque protezione minima al minimo livello possibile. Il virus mica gira tra di noi, negli ospedali, negli ambulatori territoriali, nelle sale operatorie, ovunque esista attività clinica. A cosa dovrebbe servire proteggere un operatore che non ha a che fare con pazienti COVID-19 con l’etichetta in fronte? Se persino di fronte a quelli con l’etichetta non serve!
Infine da ricordare: la circolare è stata emanata il giorno stesso in cui l’annuncio dell’arrivo dei DPI in Sicilia si è rivelato essere il solito bluff propagandistico [NOTA 10].

CONCLUSIONI

Capirete adesso le ragioni della fretta. Soluzioni positive, come quelle prospettate al paragrafo tre, potrebbero diffondersi (non certo per iniziativa istituzionale) e bisogna evitare che operatori come questi o altri che si trovano in condizioni simili possano buttare via (attenendosi alle istruzioni del produttore) quelli che sono ormai preziosi strumenti di difesa personale, cui non è possibile rinunziare. Senza dimenticare il pericolo che possano riutilizzarli dopo procedure improprie (fenomeno sempre più diffuso).
Allo stesso tempo soluzioni “pratiche” molto pericolose come quelle prospettate dalla Regione Sicilia, devono essere contrastate, per non esporre gli operatori sanitari al consistente rischio di infezione e alle sue conseguenze in termini probabilistici.
Le conoscenze che intendiamo diffondere, contenute nei documenti del progetto che vi abbiamo presentato, sono in qualche modo conoscenze salvavita. Lo abbiamo scritto fin dall’inizio. Quel che ci preme infine ricordare è che un paese moderno che fa attenzione agli stati di allerta epidemici, già da tempo avrebbe dovuto attivare un “progetto obiettivo nazionale” volto a sfruttare le potenzialità della propria industria per risolvere il problema della carenza di DPI. E questo prima di qualsiasi ipotesi di ritorno alla normalità al centro del dibattito mediatico odierno. Certo occuparsi per tempo dei DPI sarebbe stata una scelta diseconomica: c’era il rischio di trovarsi in casa una scorta di DPI inutilizzati. Non così economica come quella che stiamo vivendo. Le agenzie che stilano linee guida si ascoltano solo quando c’è da risparmiare, le misure contenitive sono costose e si fanno solo troppo tardi, costose anche le strategie epidemiologiche suggerite, tranne quando tutto si può trasformare in una caccia agli untori. E d’altra parte, come potrebbero organismi internazionali di peso e prestigio prescrivere a stati membri che non seguono le norme più elementari di allerta (piani pandemici conservati nei cassetti) l’obbligatorietà di certe scelte? Sui DPI meglio rendere tutto “economico” fin dall’inizio: in fondo parliamo solo di numeri.
Questi “numeri” però hanno una caratteristica supplementare: rendiamo loro anche la beffa dell’onore e non serve la preposizione giusta per descriverli: con/per; basta per loro un’altra dicotomia: o/o

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salvo fedele
COVID-19 INFO START|FINISH

pediatra a Palermo; mi piace scrivere, ma cerco di non abusare di questo vizio per evitare di togliere tempo al… leggere (╯°□°)