Storia: Nel regno dei demoni

Racconto 3: Di Male In Peggio

Simone Paolucci
Nel regno dei demoni
5 min readJun 24, 2014

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Una fioca candela illuminava la stanza, metodicamente stava misurando le dosi, mescolandole di volta in volta nell’alambicco, quando ebbe finito lo mise a bollire sul braciere. La pozione stava per essere completata, mancava solo l’incantesimo che gli infondesse il magico potere. Si volse indietro scrutando la stanza piena di cianfrusaglie impolverate, con lunghi passi si avvicinò ad una libreria. <Dove l’avrò messo> borbottava rivolto a se stesso. Spostò vari libri prima di trovare quello che cercava, <bene, bene> esclamò soddisfatto. Ritornò di fronte al braciere dove era posizionato l’alambicco, dispose il libro sul leggio. Passò la mano sulla copertina e provò una sensazione inebriante. Lo aprì e vi soffiò sopra per toglierne la polvere, poi sfogliando una pagina alla volta, con tutta la calma possibile, giunse a quella che desiderava. Sospirò. “Forse questa volta ce la farò” pensò speranzoso “se Julius non mi interromperà di nuovo”.

Inspirò a fondo, mentre con gli occhi scorreva le parole che componevano l’incantesimo, poi espirò pronto per iniziare, quando uno spiffero fece presagire al mago l’arrivo di un’imminente imprevisto. La porta si spalancò e Julius entrò <maestro, maestro!>. <Non ora Julius> si affrettò a dire spazientito <per favore non ora>. <Maestro è importante, sono arrivati sei uomini vestiti di nero, sembrano dei sacerdoti malvagi> sputò tutto in un attimo con un lieve fiatone dovuto forse ad uno stato di paura. <E’ davvero importante Julius, o è una delle tue trovate per farmi perdere un po’ del mio prezioso tempo> disse con sguardo torvo mentre si infastidiva innervosito il pizzetto nero. Ora che lo osservava il mago vide che il ragazzo era veramente spaventato <maestro non so se è così importante, ma vede> si fermò a prendere fiato. Il mago ora aveva completamente distolto la mente dal suo compito e si avvicinò al suo allievo <dimmi!>. <Vede queste persone hanno preso un ragazzo e sembra che lo vogliano mettere sul rogo, bisogna far presto se vogliamo salvarlo> finì. <Per la miseria, bisogna davvero far presto> fece affrettando il passo per uscire.

L’abitazione del mago era a pochi passi dalla piazza centrale, dove ora Julius lo stava conducendo, urli e forti voci echeggiavano nel villaggio. Come constatò il mago già alcune guardie del villaggio stavano cercando invano di persuadere il gruppo di demoni.

<Qualsiasi cosa abbia fatto il ragazzo, in questo villaggio la legge sono io e la punizione la decido io> Astolf lo sceriffo del villaggio cercò di far valere la sua posizione, nonostante la paura per gli uomini in nero. <Lei se ne deve star fuori, non m’importa chi è! Se si oppone faremo fuori anche lei> dichiarò solenne il capo dei demoni. <Preparate il rogo, è la giusta punizione per questo fuggiasco e delinquente!> continuò l’uomo dall’immenso cappello cornuto. <Non potete farlo> scatto Astolf cercando di impedire a due demoni di portare il ragazzo, ormai nelle loro mani, all’albero. I due uomini di Astolf non riuscirono a far niente erano immobilizzati dal terrore, e ora Astolf anche venne fermato da due demoni, <non potete> continuava ad urlare. In quel momento irruppé di fretta il mago, e vedendo che le cose si stavano mettendosi male decise di mettere immediatamente all’opera la sua magia.

Gesticolando e recitando una strana frase il mago si avvicinò al gruppetto, la magia gli fece assumere agli occhi dei demoni un aspetto ostile, spaventoso. I demoni che tenevano James e uno di quello che bloccavano Astolf fuggirono come se fossero inseguiti da qualcuno o da qualcosa. Inutili furono gli avvertimenti del demone che affiancava il capo <state attenti è un mago!> li aveva ammoniti, ma era troppo tardi, oramai erano succubi dell’incantesimo. Astolf nel momento di distrazione dell’uomo che rimaneva a bloccarlo si liberò ed estrasse la spada per fronteggiarlo. <Sono contento di vederti Quassar> esclamò Astolf riconoscendolo. James non ci capiva niente, aveva i polsi legati all’albero con il legname e le foglie pronte per essere accese.

<Che cosa state facendo voi!> fece il mago rivolto all’uomo affianco al capo, quello che lo aveva riconosciuto. <Non mi sembra che sia giunto l’inverno, e non vedo la necessità di bruciare un così bell’albero> continuò. <Non sono affari tuoi, togliti dai piedi!> ordinò con voce profonda il capo. <Nessuno mi dice quello che devo fare qui nel mio villaggio, d’accordo. E poi se la mettete così siete voi che dovete sloggiare, siete assai sgraditi> Quassar diede secco la sua risposta. <Lascialo a me> disse mentre si faceva avanti il vice dei demoni. <Fai presto> si limitò a dire il capo, poi rivolto all’ultimo scagnozzo rimasto disse <sistema quello sciocco e vai ad appiccare quel dannato fuoco prima che arrivi qualche altro scocciatore!>. Il demone estrasse una pesante scimitarra e si impose difronte alla figura, al confronto medioche, di Astolf deridendolo con un <sei finito>. Quassar vide il robusto mago avvicinarglisi, sapeva di essere in svantaggio perché gli rimaneva soltanto un incantesimo e per nulla adatto per un duello. James sentiva già il calore del fuoco che gli sarebbe presto stato appiccato, ma non sentiva la necessità di liberarsi era come se confidasse nella forza dei nuovi alleati, qualcosa sarebbe sicuramente successo, sicuramente.

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Il sacerdote della chiesa di Nuol stava sistemando l’altare per la messa. Ad un tratto notò l’arrivo di un uomo, completamente coperto da stracci, che si appoggiava ad un sottile bastone. L’uomo si sistemò su una panca intento a pregare; il volto era ben celato da una sciarpa. Il sacerdote era contento quando la gente “parlava con dio” come lui amava dire: era un contatto molto più aperto e diretto.

Quando ebbe finito, visto che l’uomo arrivato sembrava avesse fatto la sua conversazione, decise di fare quattro chiacchiere con lui.

<Ben lieto di vedere che le strade del signore portano anche qui, nella mia piccola cappella> irruppe con un viso molto sorridente. <Si padre, sono venuto in cerca di pace> fece con una voce molto roca il pellegrino <ne ho veramente bisogno>. <Spero che trovi la pace che cerca. Sembra che abbiate viaggiato molto, da dove venite> chiese con la dovuta cortesia il parroco. <Padre a volte ci sono luoghi e persone che si devono dimenticare> fece una pausa <e questa è una di quelle volte!>. <Se posso fare qualcosa, io…> accennò. <No, la ringrazio> lo interruppe <lei non può aiutarmi a cancellare il mio tormento, poiché esso è insormontabile>. <Non vi è nulla che, con un po’ di volontà e l’aiuto del signore, non possa essere superato> lo confortò. <Vede padre, io ho sempre creduto in Dio, ma per Dio perché nel momento cruciale non ha aiutato i miei compagni e me>. Il parroco sussultò alle sue parole e prese a controbattere quando dei passi affrettati si apprestavano ad entrare in chiesa. <Padre!> gridò un accolito appena giunto <un gruppo di uomini armati vogliono prendere un ragazzo, stanno nella piazza, bisogna far presto>. Il prete disse all’uomo di attenderlo e si mise a percorrere la modesta distanza il più velocemente possibile.

L’uomo si sollevò dalla panca, si voltò verso l’altare e la statua del suo Dio, <sembra che nemmeno ora sia giunto il meritato riposo. Spero che non tarderà a venire, perché sento che le forze mi stanno abbandonando>. Si inginocchiò ancora una volta e senza sollevare il volto e con gli occhi socchiusi sussurrò <finché vivrò la mia vita sarà donata a te e a tutte le persone giuste>. Detto ciò si alzo e con passo svelto si apprestò ad uscire dalla chiesa.

Scritta il 15/06/2005 (circa)
Un racconto ambientato in un medioevo fantastico nel quale si svolgono epiche battaglie contro forze demoniache.

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