Una città che pulsa

Carlotta Roma
Next Stop Sarajevo
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2 min readNov 7, 2016

Reportage fra le vie della capitale bosniaca

Avvolta da colline che la stringono in un abbraccio rassicurante, protettivo, braccia che nei tempi l’hanno quasi soffocata. Sarajevo non è semplicemente città: è cuore pulsante d’Europa. È voci di culture diverse, centro nevralgico di un continente in continuo mutamento.

È il profumo del miele e del caffè bosniaco appena macinato, l’odore denso e pesante di sigarette fumate da polmoni distrutti vent’anni prima. Sarajevo è un sapore deciso, è un misto di incontri, sguardi, parole, di cui si amano la determinazione e la prepotenza.

L’azzurro celestiale delle sue pareti e il rosso carminio delle Volkswagen anni ’90 mantengono in vita un’epoca che ancora non è risolta. E l’ocra dei niquab incornicia i volti di donne che, insieme ad altre, hanno incarnato un’unica entità solida e motivata nei momenti più bui della guerra. Donne divenute simbolo della città, portatrici di salvezza, grembi fecondi di un futuro tanto agognato.

Qui le persone sono pronte a costruire un futuro pieno di vita, di pace, di possibilità. Ma non ci sono certezze mentre le cose cambiano così rapidamente. Scampata alla morte la città comincia a camminare sulle sue fragili ma inarrestabili gambe. Gli occhi della gente parlano, dicono: “esisto, sono qua, io ci credo”. Qualcuno resta fermo con un giornale in mano ad osservare i passanti, qualcuno sorride quando gli scatti una foto.

Sono occhi di persone innamorate, che hanno deciso di ripudiare la guerra e il dolore, in ogni sua forma, per credere nella potenza della vita, pur camminando per le strade segnate da fori di proiettili o su ponti distrutti e ricostruiti. Angoli dismessi, bambini senza case, case ancora senza finestre, eppure Sarajevo grida la forza dell’incontro tra religioni e culture diverse. Sa di essere la Gerusalemme d’Europa, la sua anima è eternamente viva. Sarajevo ora ci crede.

È tornato il calore in questo abbraccio non più minaccioso, ma promotore di libertà e indipendenza. Sarajevo è nuovamente carta bianca, l’inchiostro è in mano alla sua gente.

Anna Rolfi, Carlotta Roma

(Liceo Scientifico Leonardo)

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