Ballando sul muro

Vince Cammarata | Fosphoro
Next Stop Berlin
Published in
2 min readNov 17, 2014

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di Anna De Luca, Costanza Faini

Sabato pomeriggio e un cielo terso di novembre. Un fine settimana speciale, a Berlino: domani si festeggiano i 25 anni dalla caduta del muro. Davanti al Bundestag, venti persone ballano, chiamano e invitano i passanti ad unirsi a loro. Una musica allegra si diffonde nel verde dell’erba lucida.

Ci avviciniamo e veniamo coinvolti nella loro euforia. È Eleanor, una dei venti ballerini, a parlare per prima. Ci racconta sono una comunità internazionale nata 40 fa negli Stati Uniti, presenti in Germania da 20. Una gruppo religioso, ma non un ordine. Si chiamano “Twelve Tribes”, come le dodici tribù d’Israele.

Eleanor con un’altro esponente delle “Dodici tribù”

“Noi ci dedichiamo a una vita di condivisione” dice, Eleanor, “rifiutiamo l’individualismo e vogliamo vivere ispirandoci al modello dei primi discepoli di Cristo”.

E come loro sono vestiti di stracci, senza però sembrare sciatti, ma al contrario trasmettendo simpatia e una certa gioia. Come i primi discepoli anche questi strani personaggi coltivano insieme tutto ciò di cui hanno bisogno, e aprono negozi dove vendere i loro prodotti. Ballano per farsi conoscere, per rendere partecipe il mondo della loro idea di spiritualità, concretamente realizzata in ogni momento della loro esistenza. “I comandamenti di Dio possono essere attualizzati solo nel contesto di una vita insieme, condividendo tutto” dicono “e questa è la testimonianza del suo amore, l’unica via di salvezza, che perdurerà fino alla fine del mondo”. Eleanor parla e i suoi occhi si illuminano, sono occhi di chi cerca in ogni momento di coinvolgere, convincere e in fondo convertire, forse, i passanti di questa Berlino in festa.

Sono aperti al mondo, loro. Queste “Dodici tribù” del terzo millennio viaggiano, incoraggiano i loro avventori a unirsi. Sono colorati, multietnici, appartengono a ogni luogo, ma non hanno una patria.

Dove un muro è caduto, una grande rete globale viene tessuta. E la città simbolo della libertà, dove due mondi avversi si sono uniti, è il luogo ideale anche per una piccola comunità religiosa per cercare proseliti e danzando raccontare la propria storia.

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