Maren e Nancy:
due generazioni
di speranze

7000 palloncini liberati,
ciascuno legato ad un pensiero

Vince Cammarata | Fosphoro
Next Stop Berlin
4 min readNov 17, 2014

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di Ester Vitali, Emma Martinelli

Le braccia alzate verso la Porta di Brandeburgo

La stessa emozione 25 anni dopo. Quella che provarono i berlinesi quel 9 novembre, quando crollò un muro che da 28 anni divideva a metà la città, come una ferita. Oggi la Germania unita si prepara a ricordare quel giorno, così lontano nel tempo, ma così vivo nella memoria.

In questi giorni la capitale tedesca con tutti i suoi abitanti è immersa in un ricordo che noi estranei possiamo solo lontanamente immaginare e ci sforziamo di capire.

Qui a Berlino hanno creato un simbolo, per mettere in evidenza il senso di liberazione da quella barriera fisica e psicologica che divideva in due la Germania durante la Guerra fredda: 7000 piccole lanterne a forma di palloncino lungo tutto il tratto dove si ergeva il muro. 7000 sfere luminose che nello stesso giorno e alla stessa ora del crollo si innalzano nel cielo coperto della Germania, sgretolando per la seconda volta il muro che ha portato tanta sofferenza e ha cambiato la vita di molte persone. I palloncini si librano nel cielo portando con sé le numerose speranze di tutte le persone che credono e hanno creduto in un Paese unito, di tutti quelli che pregano affinché non si verifichi più nulla di simile, di tutti quei tedeschi che stanno ancora gioendo nel vedere la propria Germania libera.

Una manifestazione che ha coinvolto non solo il popolo tedesco, ma che ha avuto su di sé gli occhi puntati del mondo intero, di una società globale in cui tutti risentono delle divisioni ideologiche presenti nei singoli Paesi, che ancora oggi portano disuguaglianze e differenze.

Nelle principali piazze della Berlino moderna, grandi schermi proiettano filmati su ciò che avvenne quella sera dell’89: le emozioni e l’incredulità di fronte a un avvenimento che tutti attendevano, ma che non nessuno credeva possibile. Le reazioni furono le più disparate: dalle lacrime di gioia agli abbracci tra sconosciuti, dal silenzio della diffidenza alle grida di felicità.

Chi ha vissuto questo cambiamento ancora oggi lo porta dentro di sé e i giovani sono consapevoli di tutto quello che è accaduto. Lo Stato stesso non vuole cancellare quello che la Germania ha fatto, quello che la Germania era, anzi vuole creare una coscienza per non dimenticare e per continuare a costruire un popolo unito e con gli stessi valori.

Ognuno ha il suo posto d’osservazione.

Maren Radenacher, 20 anni. È una delle 7000 persone incaricate di “liberare” i palloncini nella notte del 9 novembre.

Come sei stata scelta per liberare il palloncino?

“Siamo qui con la nostra chiesa, abbiamo dovuto registrarci per avere un pallone”

Hai vent’anni, quindi non eri ancora nata quando è caduto il muro.

No

Quanto é importante per te questo anniversario?

“Penso che sia importante ricordare questo giorno perché non é cosi lontano e le persone ne devono aver un chiaro ricordo”.

I tuoi genitori ti hanno raccontato qualcosa riguardo al muro?

“Sì, l’hanno vissuto molto intensamente e me ne hanno trasmesso il ricordo, per questo per me era importante offrirmi volontaria in questa commemorazione”.

Cosa hai scritto sul biglietto legato al palloncino?

“Un pensiero molto personale, che spero voli lontano”.

Nancy Marie Tanneberg al tempo della caduta del muro aveva 19 anni, oggi 44. Questa sera il suo pallone farà volare anche la sua storia. È qui con il suo compagno, è emozionata e attende l’ordine di sganciare il pallone con l’auricolare.

Dove eri e cosa facevi quella sera fatidica?

“Studiavo arte, a Potsdam. Quello è stato il periodo più bello della mia vita”.

Dove sei nata?

“A Karl Marx Stadt, che oggi si chiama Chemnitz. Ovviamente era in Germania Est”

Oggi che vita fai?

“Sono una storia dell’arte e vivo qui a Berlino con Max, il mio compagno, nato in Germania dell’Ovest. Ci siamo conosciuti a New York”.

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