Oltre la paura:
un anniversario
per i giovani

Vince Cammarata | Fosphoro
Next Stop Berlin
Published in
3 min readNov 17, 2014

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di Arianna Ippolito, Pietro Valerio, Veronica Pastore, Alice Quaresmini

Solo dopo il crollo Alessandra scoprì l’enorme disparità di conoscenza dei berlinesi dell’Est e dell’Ovest. Paradossalmente i cittadini della DDR riuscivano a ottenere molte informazioni su quanto accadeva al di là del muro tramite i canali tv e le emittenti radiofoniche occidentali. Sapevano molte più cose sulle condizioni di vita dei loro omologhi di là del muro, rispetto agli abitanti dell’Ovest.

Banane, ananas ed altri frutti esotici non erano in vendita ad Est, come anche altri materiali, che venivano sostituiti utilizzando ciò che era disponibile: ad esempio la plastica veniva imitata con cartone e resina.

Alessandra non si rese subito conto delle differenze tra le due città e dell’importanza di un evento storico come la caduta del muro, perché risiedeva a Berlino da soli due mesi. Solo a distanza di anni ha potuto realizzare l’importanza di quel 9 novembre 1989.

Come un flashmob. Nei maxischermi girano le immagini della costruzione del Muro e della sua caduta. L’emozione dura fino alla fine del filmato. Poi tutti riprendono il loro cammino.

Allora Alessandra aveva ventitré anni, giunse a Berlino Ovest per motivi sentimentali. Non conosceva la lingua tedesca così come gran parte delle vicende storiche che riguardavano la Germania orientale.

Per arrivare a Berlino Ovest via terra doveva attraversare la DDR: i controlli alla dogana le incutevano timore perché estremamente minuziosi e arbitrari. Il primo appartamento in cui abitò si trovava in prossimità del muro: ciò non la intimoriva, perché lo percepiva come un dato di fatto, una realtà consolidata cui la popolazione era stata costretta ad abituarsi.

Non avendo studiato tedesco a scuola le sono stati necessari alcuni anni per riuscire a padroneggiarne l’uso e per poter, quindi, cominciare a comprendere le differenze tra i modi di pensare degli italiani e di coloro che si trovava di fronte ogni giorno.

I primi, lei dice, sono aperti e socievoli, e quindi generalmente considerati meno rispettosi dell’individualità altrui di quanto non lo siano i tedeschi, più chiusi e riservati, che tendono ad avere un maggiore riguardo (ed un apparente disinteresse) nei confronti delle opinioni e della parola del prossimo. Inoltre Alessandra ha tenuto a sottolineare come i tedeschi siano solitamente più rigorosi poco inclini a riconoscere l’eccezione, perché parte di una società che ha sempre trovato il suo punto di forza nella rigidità delle regole.

Gli anziani, quelli che sulle spalle hanno portato il peso del nazionalsocialismo prima e del socialismo reale poi, in quel 1989 non riuscirono a gioire come gli altri: la loro sfiducia nella possibilità di un cambiamento vero era stata affossata dalle esperienze vissute. Ancora oggi si può percepire nelle vecchie generazioni quell’incapacità di interagire positivamente con i grandi cambiamenti portati dalla riunificazione. Forse perché alcuni sentono di sentirsi giudicati come protagonisti di uno Stato totalitario. Un giudizio che non li abbandona.

Le generazioni successive invece, racconta Alessandra, sono meno scoraggiate perché hanno vissuto solo parte della propria esistenza sotto un regime totalitario, al contrario dei propri genitori, e sono così più positive di fronte al cambiamento e più propense ad apprezzare ed accogliere nuovi ideali di vita.

Soprattutto a loro è dedicato questo venticinquesimo anniversario della caduta del muro.

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