Shoho-ito e David

“Quando
accadde l’impossibile”

Tre incontri nella notte berlinese

Vince Cammarata | Fosphoro
Published in
3 min readNov 17, 2014

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di

Irene Bravo, Matteo Bosio, Vittoria Odolini

Si dice che sia molto difficile riuscire a parlare con un berlinese perché la maggior parte sono turisti oppure immigrati. Sarà stato per fortuna o per casualità, ma a noi invece è capitato. Durante la commemorazione del venticinquesimo anniversario della caduta del muro, la gente si assiepa attorno alla porta di Brandeburgo. Fra le tante voci, una parla inglese. Ci incuriosisce. Si chiama Shoho-ito, ha 53 anni ed è qui con suo marito David, 43enne.

È qui in vacanza?

“No, viviamo a Berlino da 9 anni io sono giapponese e David è svedese”.

Come le è sembrata la commemorazione?

“Mi aspettavo una scenografia più sontuosa, ma penso che questa serata sia molto emozionante per quei berlinesi che hanno vissuto la caduta del muro. Io in prima persona posso capire perfettamente cosa potessero provare perché ho parenti che vivono in Nord Korea. Sapete bene che la Korea è divisa in Nord e Sud e a loro volta questi miei parenti hanno altri parenti che non possono vedere perché vivono nel Sud”.

Dirk Heydemann in copertina dell’epoca

Spostandoci alla Hauptbahnhof, la stazione centrale di Berlino, incontriamo Dirk Heydemann, berlinese doc.

Ha partecipato alla commemorazione in onore del venticinquesimo anniversario?

“Certamente! Io sono di Berlino Ovest. Ho vissuto in prima persona la caduta del muro!”, dice orgogliosamente e con voce concitata.

Quanti anni aveva all’epoca della caduta del muro?

“All’epoca avevo 27 anni ed udii la notizia in radio. Abbracciai i miei familiari e il giorno dopo andai con alcuni amici con mazze e picchetti a demolire il muro. Finalmente potevamo riabbracciare i nostri parenti ed amici che vivevano a Berlino Est! Piangevamo di gioia. Un fotografo ci scattò pure una foto che il giorno dopo finì sul giornale e anche su alcuni manifesti. Ecco, guardate qui!”.

Un saluto e di nuovo nella notte berlinese. Camminando per la città, l’idea di portare a casa un pezzo di Berlino si concretizza guardando la fila di lampade che in questi giorni hanno supportato i palloncini illuminati. Bisogna chiedere il permesso agli operai intenti a smontare i palchi e i maxi schermi. Alla domanda sembrano addirittura felici se ce le portiamo via perché ormai loro non se ne fanno più niente.

Hallie

Ma camminare con due lampade in spalla, nella notte dormiente di Berlino, ha destato la curiosità di una passante che ha chiesto di poter immortalare quella scena inusuale. In cambio, le facciamo qualche domanda. Lei è Hallie, 52 anni, regista.

Come ricorda la caduta del muro?

“All’epoca avevo 27 anni, ed ero arrivata a Berlino da due mesi per cercare lavoro. Ho sentito alla televisione che annunciavano la caduta del muro. Ho sentito di essere parte della Storia. Questo mi ha legato emotivamente alla città. oggi le circostanze sono mutate, ma io vivo ancora a Berlino nella parte Ovest”.

Ha fratelli o sorelle?

“Si! Ho due fratelli che attualmente vivono a Colonia”.

Come ha vissuto questa giornata speciale?

“È stato veramente emozionante per me. La notte del 9 novembre 1989 si ripete questa notte, ed è impressionante e questi attimi sono grandiosi. Questo perché è come rivivere le emozioni di 25 anni fa”.

Le è piaciuta la commemorazione?

“Non è stato esattamente come m’immaginavo, ma le emozioni delle persone erano molto forti e l’atmosfera suggestiva”.

Ha sofferto molto per questa situazione?

“Sì, certamente. Sono stata molto colpita da questa situazione, come la gran parte della mia generazione del resto, anche se non avevo alcun legame con persone dell’Est: tutti i miei amici e parenti erano qui”.

Avrebbe mai pensato che questa divisione potesse terminare?

“No, lo consideravamo tutti impossibile. Ma poi, l’impossibile è accaduto”.

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