Sachsenhausen,
dove la memoria
non si cancella

Il lager alle porte di Berlino
oggi è un museo a cielo aperto

Vince Cammarata | Fosphoro
Next Stop Berlin

--

di Michele Botta e Cristina Lecci

30 gennaio 1933: sale al potere Adolf Hitler. Per la prima volta la Germania viene guidata da un governo nazista.

Con il termine nazismo, non s’intende solamente un governo dittatoriale nel quale le decisioni vengono prese da un’unica persona, ma anche la situazione in cui la cultura, la religione, il modo di vivere, i modi di pensare vengono manipolati direttamente dallo Stato.

Adolf Hitler pensava che l’unica razza al mondo considerata perfetta fosse quella ariana, caratterizzata da una spiccata altezza, da capelli e occhi chiari. Gli omosessuali, i rom, i testimoni di Geova e soprattutto gli Ebrei, che in principio venivano emarginati dalla vita sociale, successivamente al rafforzamento del regime del Führer con la costruzione di centinaia di lager, venivano deportati e privati della loro libertà, vivendo in condizioni disumane.

Visitare Berlino significa conoscere anche i luoghi che fecero del terrore la loro ragione di essere. Il lager Sachsenhausen, eretto nell’estate del 1936, è uno di questi.

Fu il primo campo di concentramento dopo la nomina del comandante supremo delle SS, nel luglio nel 1936. L’impianto, progettato in base ad un concetto ideale di ciò che doveva essere un campo di concentramento, era volto a trasmettere a livello architettonico la visione del mondo razzista ed esprime a livello simbolico la sottomissione dei prigionieri nei confronti del potere assoluto delle SS.

Tra i 1936 e il 1945 vennero internati in questo campo oltre 200mila persone. Persone scomode al regime nazista, mentre negli anni a seguire vennero arrestati anche coloro che, secondo la logica nazista, appartenevano ad un rango inferiore. Decine di migliaia di deportati morirono di stenti, di malattie, di lavori forzati e di maltrattamento o caddero vittime di azioni omicide delle SS.

Nell’agosto del 1945, a 3 mesi dalla fine della guerra e della liberazione dell’Europa dal regime nazista, i servizi segreti sovietici trasferirono il loro lager nel settore centrale di quello che in passato era stato il campo di concentramento di Sachsenhausen. Dal 1993 divenne un memoriale, il Museo di Sachsenhausen, a seguito dell’unione delle due Germanie.

Il monumento dedicato alla liberazione del campo

Vedere come uomini che hanno di diverso solamente la razza possano essere trattati come animali, o in moltissimi casi uccisi brutalmente, fa capire veramente come il pensiero umano possa essere usato sia in modo giusto sia negativo. Passare negli edifici dove i deportati vivevano e lavoravano permette anche ai ragazzi di capire che il problema del razzismo e delle discriminazioni sia un problema reale, non soltanto raccontato nei libri di storia.

Ma la riflessione più inquietante sorge pensando non solo alle vittime, ma anche agli aguzzini. I soldati nazisti, è logico pensare, non sono persone nate crudeli, ma persone la cui idea è stata influenzata negativamente dal regime nazista. Ed ecco la domanda spaventosa: se noi fossimo stati nella stessa situazione, la nostra parte peggiore sarebbe emersa come in quei soldati nazisti?

--

--