L’ossimoro dei dettagli.

In realtà nel silenzio generale Damiano ha sbattuto la porta fortissimo. Finito di fare le fotocopie, sistemato la cartella sul dekstop del computer e ascoltando un paio di canzoni, per la prima volta da quando ci conosciamo sono entrato nel suo ufficio senza bussare. Senza chiedere il permesso. Senza rispettare il protocollo capo vs dipendente. Damiano è un personaggio dalla semplice interpretazione: vincente, piuttosto bello, ben vestito, sempre al posto giusto nel momento giusto, abbastanza socievole, apparentemente positivo e comprensivo ma per niente spontaneo.

Con quel piccolo gesto ha mostrato il fianco.
Con quel piccolo gesto ha fatto capire di essere in difficoltà.
Dentro il suo ufficio c’è sempre una calma artificiale dove tutto è ben pulito, posizionato al centimetro ma soprattutto bianco, nero o grigio. Non c’è nemmeno un post-it colorato. Bianco, nero o grigio. Lui veste bianco nero e grigio. Ha una casa bianco, nera e grigia. È tutto bianco, nero e grigio. Nel secondo esatto in cui lo vedo noto le sue rughe e forse per la prima volta riesco a guardarlo negli occhi davvero, capendo molto più in quel secondo che in tutti questi mesi tra aperitivi ben vestiti, tavoli di poker, finanza, lavoro e famiglia.
Damiano non gesticola eppure i miei occhi cadono sulle sue mani.
Sono spente come se la tensione ormai fosse sparita lasciando spazio a una grande delusione. Ci sono tre capelli fuori posto e manca un bottone dal polsino della camicia. Damiano è umano.
È come notare in una donna (o nella persona che ti piace) il movimento delle labbra mentre parla o il modo in cui porta gli orecchini quando esce la sera: i dettagli dell’essere umano che non da nulla per scontato, quando si evolvono, destabilizzano.

«Stai bene?» è la prima cosa che mi viene in mente, forse banale, forse no, in realtà è la frase più oneste e sincera, soprattutto in certe situazioni o perlomeno quella con cui mi son sempre sincerato delle condizioni dei miei compagni di classe, alle scuole elementari, dopo aver fatto una brutta caduta all’età di 8 anni — è lì che ci sono sempre le risposte alla vita (spero).

«Ei caro, non ti ho sentito aprire la porta, sì tutto bene tranquillo!»
segue un forte silenzio che non conto in termini di tempo ma percepisco come una presa di coscienza importante da parte sua del tipo: ei in realtà ho capito che hai capito che sto di merda, per favore lasciami credere ancora di essere una sorta di ‪#‎uomovero‬ invincibile che non perde mai la calma.

«In realtà non avevo mai notato che in quest’ufficio ci vorrebbe qualcosa di più invasivo da appendere alle pareti, magari sempre bianco nero e grigio, però qualcosa da osservare nei secondi di silenzio, in mezzo alle tue riunioni ci vorrebbe Damiano».

«Te dici?».
«Sì, qualcosa tipo disegnato però di vivo non un poster freddo, qualcosa che dia naturalezza a questo posto»

Damiano si alza, Damiano mi guarda, Damiano osserva la parete dove sono appese un paio di cornici con attestati giuridico finanziari e altre cose “positive” a cui in realtà non interessa tanto essere lì. Damiano si sbottona l’altro polsino della camicia.

«Facciamo qui, procurami quello che hai in mente e lo appendiamo già domani» con tono convinto e sincero guardando la parete.

«Finisco due cose al computer, poi andiamo insieme altrimenti non vale» sorrido, non attendo risposta, esco dall’ufficio senza chiudere la porta e credo che abbia capito perfettamente.

Mi siedo al computer, sistemo altre due cose sul dekstop per domani e ascolto le mie solite canzoni. Dopo uscirò con Damiano e andremo in una bottega poco fuori città dove compreremo alcune litografie molto belle. Damiano non penserà a quanto possa esser successo poco fa ma soprattutto verrà con i bottoni dei polsini slacciati o perduti, perchè alla fine è dai piccoli dettagli che si capisce che sì ok, siamo tutti diversi ma anche no, perchè siamo tutti uguali. E gli ossimori che ci vengono insegnati all’età di 8 anni come vedete, possono decisamente renderti la vita migliore o almeno renderanno l’ufficio di Damiano più umano, sempre bianco nero o grigio, proprio come lui.

Che in fondo è il mio capo.
Che in fondo è tutto ciò che combatto ogni giorno.
Che in fondo è proprio come me e te.

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