Tanti anni fa.

Tipo così:

«Ei, Ciao»
«Ma quindi tu hai davvero 8 anni?»
«7 e mezzo per la precisione».

leitmotiv under 10.

Passò qualche lustro dall’ultima volta che risposi in questo modo al mio interlocutore, poi ho deciso addirittura di non crescere proprio per evitare responsabilità, senso critico e maturità. L’altro giorno ad esempio, Damiano mi ha scelto tra tutti per accompagnarlo ad una cena elegante con diversi finanziatori da prendere come clienti. In queste cene accadono le cose peggiori che si possono immaginare: libido conservatore, vestiti nuovi che odorano di vecchio, profumi quasi scaduti e un sacco di autista che restano nel parcheggio per guardare i video da youtube di alcune pop star per teenager. Ci si lascia andare sempre con occhio vigile verso colui che ti sta parlando e molto spesso la paura di farti fregare, è più forte della voglia di conoscere, incontrare e collaborare. In sostanza, tra grandi della finanza succede spesso che gli elementi meno inseriti nell’ambiente siano quelli più produttivi. Damiano lo sa, Damiano ha scelto me. Nel vestirmi non ho particolare creatività, metto delle scarpe serie, così serie che ogni volta che mi osservo allo specchio mi sento proiettato in uno di quel film che guardavo all’età di 8 anni, dove quello vestito come me in questo esatto momento, dopo 4 scene moriva ed io festeggiavo perchè troppo antipatico. Per i capelli utilizzo una lacca che prontamente, tempo di scendere sotto casa con la pioggia, viene bagnata e crolla sulle spalle del mio cappotto nero, che copre la giacca nera con la camicia bianca, i pantaloni neri e le scarpe nere. Bianco e nero, si va sul classico e non si sbaglia. Si sbaglia l’arrivo, quando Damiano mi presenta al “potentissimo avvocato giurista conte arcivescovo e probabilmente papa” più potente di tutta la Lombardia:

«Salve!»

Con questa presentazione sei già tagliato fuori. In quel contesto funziona così, per il resto delle tre ore di cena, tutti parlano, discutono, raccontano ma cercano di sbottonarsi mentre te, nel tuo piccolo mondo, hai deciso di entrare poco deciso con un debolissimo «salve» che poi non funziona mai come primo impatto e nemmeno come ultimo. «Salve!» era utile sulle scale quando andavi a fare sport nel giardino sotto casa e ti toccava di salutare tutti i condomini alti alti, stressati stressati e solo ora finalmente ho capito, stanchi stanchi.

Terminata la cena tra bottiglie di vino, pancia piena, dolci e caffè ci si dirige tutti al bar di questo lussuosissimo hotel poco fuori il centro della città.

La performance impalpabile va conclusa con assoluta dignità:
«un succo di frutta alla pesca, grazie».

Il barista stanco dopo aver lavorato come cameriere per diverse ore mi osserva e recita la seguente frase in risposta alla mia richiesta:

«scusi quanti anni ha?»

Non rispondo, decido di salutare Damiano, scambiare il numero di telefono con un tipo che fa corse di cavalli e ha bisogno di uno che pulisca la merda nel suo maneggio (potrei farlo, paga bene) e scendo per strada. Il pantalone nero mi stringe forte a quell’altezza lì, esattamente quella lì, mentre le scarpe logorano le caviglie e il freddo penetra terribilmente i bottoni del cappotto.
Sotto la pioggia noto alla fermata del bus, intorno a mezzanotte un ragazzino non troppo alto, piuttosto giovane e attaccato al cellulare. Penso al romanticismo del chiedere l’età, del fatto che non c’è mai un reale motivo per chiederlo ma sempre una comprensione per il mondo che sta vivendo alla sua età ma soprattutto il modo: cosa ci fa un ragazzino di 10/12 anni alla fermata del bus?

«Ei Ciao, come va? quanti anni hai?»

Dal suo giubbotto tira fuori un pacchetto di sigarette, ci guardiamo mentre si accende una sigaretta e risponde:
«17, però non ho nulla da darti mi dispiace ho finito anche le sigarette».

Lapidario, decido di farmi una lunga passeggiata evitando ulteriore imbarazzo. Lapidario, vorrei tornare dal barista di prima e rispondere con la stessa sicurezza ma forse mi limiterei a dire 8, perchè si stava bene, perchè in fondo sono quelli che bastano, perchè dopo questa domanda non vale più.

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