Ostiglia: Cornelio Nepote

Massimiliano Max Boschini
Note a margine
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4 min readJul 4, 2024

Ogni volta che lo vedevo, mi metteva addosso un po’ di tristezza: pioggia e nebbia d’inverno, solleone d’estate, senza nemmeno avere qualcosa in testa. Era pure stempiato, come se non bastasse il fatto che non poteva muoversi. Per non dimenticare come si chiamasse, ce l’hanno scritto sotto, sul basamento che lo ospita e dal quale domina la piazza. Piazza che ha il suo stesso nome, così come la scuola del paese: Cornelio Nepote. Mi hanno spiegato che è la gloria locale, quello di cui andare fieri. A guardarlo bene, si notava un certo portamento dignitoso, da persona distinta, ma il tempo aveva come suo solito giocato sporco, forse più dei ricordini che i piccioni gli lasciavano sul capo.

Ci incontravamo ogni giorno e avevo poi modo di scorgerlo quasi per intero dalle vetrine dell’ufficio a cui mi avevano assegnato in quel periodo. Non gli vedevo la testa, anche se poi avevo modo di recuperare. In pausa pranzo, infatti, ero solito sedermi sotto al portico verso il quale guarda tutto il giorno, un po’ per godere della protezione di quel luogo, un po’ per la sua presenza. Da lì lo fissavo, perché avevo la netta sensazione che volesse dirmi qualcosa. Di sicuro provava invidia, per il luogo nel quale mi trovavo, immagino, fresco e ombreggiato, oppure perché nessuno gli dava mai il cambio. Era la tipica estate mantovana e il capo, che teneva chino, indicava più rassegnazione che altro. Siamo andati avanti così fino all’autunno, quando ha pensato bene di giocarmi un brutto tiro.

Era una giornata di nebbia, tanto che subito ho dato la colpa a lei: “Cavoli, non si vede nemmeno Cornelio, sarà meglio mettersi qualcosa in testa”. Poi ho visto che c’era solo il basamento, senza che lui ci fosse sopra come al solito. Stupito, mi sono guardato intorno, senza trovare il coraggio di chiedere in giro cosa fosse successo, dove fosse finito. I clienti della mia banca, pensavo, avrebbero poi spifferato tutto, raccontandomi ogni dettaglio. Di solito sono infatti dei gran chiacchieroni, incapaci di tenere la bocca chiusa. Spesso però danno solo aria alla bocca, tanto che quel giorno mi venne il dubbio che la nebbia fosse il frutto dei loro pettegolezzi e non un fenomeno meteorologico. Restava il fatto che la statua era sparita: c’era chi pensava l’avessero rubata, altri che fosse andata distrutta e addirittura chi sosteneva l’avessero portata a Pavia, perché alcuni luminari avevano deciso, dopo anni di diatribe, che Cornelio fosse nato sulle rive del Ticino e non ad Ostiglia.

Poi lo vidi, sotto al portico dove mi rifugiavo quasi ogni giorno, seduto dove di solito consumavo i pasti. Era Cornelio, senza ombra di dubbio, anche se la sua usuale espressione, arcigna e marmorea, si era fatta più dolce. Sono sicuro fosse felicissimo di trovarsi lì, in grado di sgranchirsi le gambe, di fare la conoscenza di quell’ambiente che aveva sotto gli occhi da tanti, tantissimi anni. Mi vide sicuramente anche lui, ma non trovai il coraggio di fare alcunchè, forse per codardia, forse per non dovermi disilludere. Il giorno dopo non si ripresentò, tanto che mi chiesi più di una volta se il mio non fosse stato un abbaglio, un sogno o chissà cos’altro. Quando ormai temevo che fosse realmente sparito per sempre, lo rividi comparire, al posto che aveva ininterrottamente occupato per un secolo e mezzo. Era pulito, tirato a lucido, sicuramente più bello di come lo ricordassi. Questa volta ci guardammo negli occhi, ognuno dalla sua postazione abituale: lui dal piedistallo, io dal portico. Ognuno era dove doveva essere, senza che nulla fosse fuori posto.

Oggi lui è ancora là, così come il lungo porticato verso il quale volge lo sguardo. La piazza non sarebbe la stessa se uno dei due venisse a mancare, un po’ come tante altre piazze d’Italia sarebbero più povere se prive di colonnati, loggiati e statue. Non sono forse questi elementi che ci fanno sentire a casa un po’ dovunque, in un qualsiasi paese della Penisola? Chi manca è invece il sottoscritto, trasferito dalla direzione centrale in una piccola e lontana filiale, a causa delle solite malelingue: sostenevano parlassi ai piccioni! Certo, li invitavo a fare i loro bisogni altrove, lontano dalla testa del mio amico, ma in realtà io parlavo con lui, perché finalmente ero riuscito a rompere il ghiaccio, a trovare il coraggio di dirgli qualcosa. Proprio Cornelio ha fatto però in tempo a spiegarmi dove fosse finito in quei giorni, durante i quali la piazza era rimasta orfana della sua presenza. Nel 150° anniversario della realizzazione dell’opera marmorea con le sue fattezze, era stato portato in un laboratorio di restauro, motivo per il quale quando lo avevo rivisto, mi era parso finalmente degno del luogo nel quale lo avevano posto i suoi concittadini: fiero, lindo e in pace con se stesso.

Nel maggio 2023 è uscito il libro La pianura dei portici. Itinerari di un incontro sentimentale, che celebra l’incontro che lega gli abitanti della Pianura Padana con l’elemento architettonico forse più caratterizzante l’identità urbana di questo territorio, i portici. Il perimetro geografico entro cui spazia l’opera fa riferimento alle terre emiliane e alla provincia mantovana. L’itinerario si snoda attraverso città, paesi e sobborghi in un vero e proprio viaggio tra i portici di pianura.

Nel volume trovate anche una ventina di miei racconti, dedicati naturalmente al tema dei portici. Ostiglia. Cornelio Nepote è un piccolo divertissement, mai entrato nel libro e pubblicato su Il Notturno nel dicembre 2023.

La pianura dei portici

Sottotitolo: Itinerari di un incontro sentimentale
Di: Massimiliano Boschini, Giacomo Cecchin, Simone Terzi, Fabio Veneri
Illustrazioni: Giuseppe Vitale
Editore ‏: ‎ Sometti
Lingua ‏: ‎ Italiano
Copertina flessibile‏: ‎ 104 pagine
ISBN-10‏: ‎ 8874958889
ISBN-13: ‎ 978–8874958887

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Massimiliano Max Boschini
Note a margine

Scrittore, poeta ed agitatore. Sempre fuori tempo massimo, arriva su medium quando sembra essere… troppo tardi!