Una partita divina a Pomponesco

Massimiliano Max Boschini
Note a margine
Published in
4 min readJun 27, 2024

Nel settembre del 1998, durante la kermesse patafisica di Pomponesco organizzata da Afro Somenzari, un operatore di Rai Tre chiese a Enrico Baj: “Che cos’è la Patafisica?”. E lui rispose: “Che cos’è Rai Tre?”. Poco fa, arrivando qui, ho fatto quasi la stessa cosa. Ho chiesto a Fabio Veneri: “Cosa sono i portici?”, il quale ha replicato con un’altra domanda: “Chi è Massimiliano Boschini?”. Non credo di essere la persona più indicata, soprattutto per quanto mi riguarda, a fornire le risposte ai quesiti sopra posti. Vorrei però provarci, vi chiedo cortesemente di seguirmi.

Nell’ambito della prima Olimpiade moderna, che si svolse ad Atene nel 1896, venne inserita una disciplina particolare: il gioco delle boccette alla goriziana. Vi parteciparono quattro dei nomi più altisonanti a disposizione degli organizzatori, se non altro per via della loro residenza sul Monte Olimpo: Dioniso, il dio del vino; Ermes, il dio dei ladri; Eros, il dio dell’amore; e Ipno, il dio del sonno. Vista la statura “divina” dei contendenti, si rese necessario trovare un biliardo adatto a contenerli, per dimensioni, ego e fama. Le ricerche si rivelarono inizialmente infruttuose, ma fu Zeus a risolvere poi il problema. Il Re di tutti gli dei riuscì infatti a individuare in Pianura Padana un tavolo da gioco perfetto. Piatto come una tavola e grande il giusto, era la piazza di Pomponesco, che diventò così il campo di gara ideale per questa divina competizione.

I partecipanti si divisero in due coppie, per fronteggiarsi in un’unica partita secca: Dionisio ed Ermes da una parte, Eros e Ipno dall’altra. Zeus dispose le boccette e, alla mezzanotte, la contesa prese il via, al meglio degli ottanta punti. Non esiste una cronaca della partita, se non queste mie scarne parole. Resta il fatto che da allora Pomponesco non fu più lo stesso. La leggenda, e mi scuso se esco dalla sfera del razionale, parla di un confronto serrato, senza esclusione di colpi. Pare anzi che questi siano stati numerosissimi, tanto da lasciare segni evidenti ancora oggi.

Ma tempo al tempo. Ermes instillò amore negli avversari, facendoli deconcentrare. Dionisio rispose offrendo vino e grandi bevute ai suoi contendenti. Le biglie, lanciate come solo innamorati e ubriachi sanno fare, rotolavano a destra e a manca, senza una logica apparente. Ermes, veterano di mille taverne, reggeva l’alcol meglio degli altri: si accorse che la disfida non volgeva al meglio. Più che l’onore, teneva alto il loro disonore. Fece appena in tempo a far sparire qualche boccia, che poi si addormentò. Con lui, anche tutti gli altri. Ipno, Dio del sonno, si era infatti stancato, obbligando i giocatori al dolce riposo. Da qui, si torna a parlare di storia e di fatti reali.

Il mattino seguente, i quattro boccettisti erano spariti. Nike, dea della vittoria incaricata dagli organizzatori di premiare i vincitori, non si fece nemmeno vedere. Gli abitanti di Pomponesco, al loro risveglio, trovarono più di una sorpresa: il perimetro della piazza era tutto un gruviera, con i palazzi al piano terra bucherellati dalle bocce. Gli scriteriati tiri dei partecipanti li avevano ripetutamente colpiti. Poco male: i pomponescani non si persero d’animo, sistemando e rendendo tutto più bello rispetto a prima. I fori divennero arcate e pilastri. Da allora, la piazza è quella meraviglia che vediamo ancora oggi: porticata e metafisica.

Per rispondere a Fabio, e alla sua domanda iniziale: “Cosa sono i portici?”. Chi mi avesse seguito fino a qui, concorderà con me nel definirli luoghi magici, punto d’incontro tra pubblico e privato, tra realtà e magia, terra e cielo, sacro e profano, umano e divino. La prova evidente di tutto ciò è Pomponesco e la storia appena narrata. Piazza XXIII aprile è cinta da arcate, colonne e capitelli, sotto le quali i pomponescani avranno discusso, baciato, sorriso e pianto. Non solo, al suo interno sono rimaste le bocce che vennero usate da Dioniso, Ermes, Eros e Ipno. Oggi vengono usate come spartitraffico, senza ritegno per gli Dei. I più pensano sia stato il vicesindaco, che si occupa anche dell’arredo urbano. Non che debba difenderlo, ma non me ha nessuna responsabilità. Non può essere sempre colpa loro, dei vice sindaci, per ogni cosa.

Dimenticavo, manca una risposta. “Sono Massimiliano Boschini, patafisico, vice sindaco e poeta epico. Chiaro?!?”

Nel maggio 2023 è uscito il libro La pianura dei portici. Itinerari di un incontro sentimentale, che celebra l’incontro che lega gli abitanti della Pianura Padana con l’elemento architettonico forse più caratterizzante l’identità urbana di questo territorio, i portici. Il perimetro geografico entro cui spazia l’opera fa riferimento alle terre emiliane e alla provincia mantovana. L’itinerario si snoda attraverso città, paesi e sobborghi in un vero e proprio viaggio tra i portici di pianura.

Nel volume trovate anche una ventina di miei racconti, dedicati naturalmente al tema dei portici. Una partita divina a Pomponesco è un piccolo divertissement, mai entrato nel libro e scritto addirittura dopo la sua pubblicazione, in occasione della presentazione pubblica avvenuta all’ArtCafé il 14 luglio 2024.

La pianura dei portici

Sottotitolo: Itinerari di un incontro sentimentale
Di: Massimiliano Boschini, Giacomo Cecchin, Simone Terzi, Fabio Veneri
Illustrazioni: Giuseppe Vitale
Editore ‏: ‎ Sometti
Lingua ‏: ‎ Italiano
Copertina flessibile‏: ‎ 104 pagine
ISBN-10‏: ‎ 8874958889
ISBN-13: ‎ 978–8874958887

Link per acquisto su Amazon
Link per acquisto su La Feltrinelli

--

--

Massimiliano Max Boschini
Note a margine

Scrittore, poeta ed agitatore. Sempre fuori tempo massimo, arriva su medium quando sembra essere… troppo tardi!