L’orecchio italiano

Critica al suo scarso utilizzo

Alessandro Colantonio
2 min readJan 28, 2014

La situazione musicale italiana: un vero disastro. Troppe volte ne ho sentito parlare.

Potremmo prendercela con le case discografiche, in fondo sono decenni che in radio si sentono sempre le solite cose. Potremmo prendercela coi Talent Show perché contribuiscono solo a far produrre altra musica di plastica. Potremmo dar la colpa ai locali, perché organizzano solo serate con Tribute Band. Potremmo accusare la SIAE, perché utilizza i diritti d’autore come tovaglia merlettata per banchettare allegramente.

Lasciatemi domandare una cosa:

Che musica ascoltate?

Ho fatto tantissime volte questa domanda. Per curiosità, per rompere il ghiaccio in una conversazione o per qualunque altro motivo. Nel 90% dei casi le risposte sono:

Mi piace tutto.
Non ho preferenze.
Ascolto qualunque cosa.

Tutte cazzate. Finora tra tutti quelli che ho avuto modo di conoscere da questo punto di vista, solo un paio davvero vagano da un genere all’altro con naturalezza.

Se in Italia la musica va male, la colpa va cercata soprattutto in noi stessi, nell’Italiano medio.

Non parlo solo della ‘gente comune’ che mastica unicamente musica da sottofondo dei centri commerciali, ma dell’individuo Italiano in generale. Ad esempio ci sono tantissime persone che decidono di relegarsi in un genere, e non mettono mai il naso fuori dalle mura di pregiudizi che hanno innalzato attorno a se stessi.

Insomma noi Italiani siamo troppo chiusi verso il diverso e le novità. In questo momento parlo della musica, ma in realtà risultiamo ottusi in qualunque ambito.

Mi chiedo solo come mai in un mondo così tecnologico come il nostro, ci risulti così difficile ascoltare. Per carità, i gusti sono gusti, ma prima di non accettare qualcosa credo sia necessario conoscerla.

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Alessandro Colantonio

Game Designer, Video Games Journalist, and Music Composer if needed