La Foglia sulla soglia
A nascere siam tutti bravi. Ad esser giovani virgulti, di tenero smeraldo, non c’è difficoltà, perché è la natura stessa che lo vuole.
A crescer forti, e turgidi di linfa, non c’è nulla di speciale. E aprirsi, fieri, alla brezza e al Sole, o alla grandine e all’inverno, non è né facile né memorabile. È la normalità del vivere.
Quando, però, ciò che siamo stati è ormai deciso, e le vene tirano, sotto alla carne, prosciugate dalla siccità del tempo, tutto cambia. La pelle si accartoccia, e da verde e tumida si fa gracile e marrone. Diveniamo secchi, deboli, caduchi. E, così, vediamo che, dinanzi a noi, non resta che un ultimo, solenne gesto di disperata ribellione.
Sarà nei volteggi imprevedibili, nei ghirigori d’aria, nello zigzagar tra i refoli, che scriveremo il primo e ultimo atto della nostra unicità. Sarà nel tempo della caduta, tra la fronda e il fango, quello in cui doneremo ogni parte di noi all’aria trasparente e inaffidabile. E decideremo così, in un balzo, se la nostra vita sarà stata un nulla opaco, oppure luminosa opera d’arte, nell’autunno delle eternità.