Contaminarsi col digitale, per capirlo

Roberto Maragliano
Nuovi Media NuovaMente
6 min readNov 1, 2017

Vi presento e vi raccomando Francesco Bollorino, psichiatra. Non è una battuta, sono serio.

Lo faccio per due ragioni, ugualmente importanti per chi, come voi, si occupa di formazione.

La prima è che Francesco s’è inventato 22 anni fa e tuttora gestisce il più autorevole dei siti nazionali dedicati ai problemi della salute mentale e della psicoterapia: POL.it Psichiatry on line.

La sua forza è tutta lì dentro, nei 6500 e passa articoli e nei 900 video fin qui pubblicati, tutti accessibili. Il successo dell’iniziativa, poi, è del tutto evidente, basterà che vediate quanto è seguita: una media mensile di 60000 utenti per gli articoli e di 35000 per i video. Chi mai si può permettere cifre simili? A questo punto stupitevi: tutto questo è gratis. E poi dicono dei liguri!

Bene, direte, e noi che c’entriamo? Ecco la prima ragione promessa. La visione del mondo proposta da Bollorino e da quanti scrivono e registrano per lui (lo confesso, sono nella lista) è molto ampia, e il comune obiettivo è far sì che quanti si occupano, professionalmente e no, dei problemi del disagio (psichico, culturale, sociale) sviluppino e difendano, discutendola, una conoscenza adeguata del contesto in cui tali problemi maturano e dei modi attraverso cui si manifestano. Questo vi dice qualcosa?

Coerentemente con un simile assunto nel sito ci si interroga frequentemente attorno a temi ed avvenimenti di grande attualità o si indaga dentro le pieghe dell’immaginario collettivo, per esempio prendendo in considerazione un film o un romanzo: capirete che così procedendo l’aggancio con le questioni educative è automaticamente garantito. I temi loro sono anche nostri. Del resto, andando solo alle uscite degli ultimi giorni, tra gli articoli trovate titoli come Una scuola in ascolto dei giovani, ‘Non sono razzista, ma’, La madre di Cecilia, e tra i video Si può tradurre una poesia? (vedi anche qui sotto), Sbatti il matto in prima pagina.

Dunque, il mio consiglio è che vi diate da fare, girando in lungo e in largo sito e relativo canale video: troverete tanto materiale prezioso. Che se poi l’operazione vi convince, potrete prendere in considerazione la possibilità di sostenerla, no?

Ma passo subito alla seconda ragione, più direttamente in linea con lo spirito di questi appunti su media e formazione.

Bollorino è dei nostri, non fosse altro perché s’è occupato di tecnologia digitale, fin dall’inizio. E l’ha fatto con un approccio decisamente lungimirante, non appartenendo alla schiera degli ottimisti o dei pessimisti ad oltranza. Piuttosto è del partito dei realisti. Lo si coglie bene sin dal titolo di un suo libro del 1999: Ascesa e caduta del terzo stato digitale. Un promemoria politico per il terzo millennio. Sono passati 18 anni da allora, e quanto lì veniva ipotizzato sta venendo alla luce, positivamente certo, ma anche drammaticamente. Ecco allora che Bollorino, cellulare alla mano, ops a cavalletto, decide di autoprodurre e metterci a disposizione, generosamente, una serie di cinque video dedicati ad una prima infarinatura (ma che poi va ben oltre) sull’ordine societario promosso e sviluppato dalla tecnologia dell’informazione. Non lo fa tanto per sostenere il classico ‘avevo ragione’, quanto per andare oltre il livello e la modalità di analisi di quel saggio e creare una base di confronto: il libro non vuole dialogo, il web sì. La serie dei video Information Technology Society Primer sta tutta qui.

L’intento da cui muove Bollorino è molto chiaro e, aggiungo, nobilmente politico. Lo ripeto, a scanso di equivoci. Fare in modo che quanti si occupano di terapia capiscano bene il contesto entro il quale si formano le condizioni di disagio. Questo vale, riconoscetelo, anche per chi si occupa di educazione. La questione di fondo che lo preoccupa è una sola, comune alle due categorie, e chi sa a quante altre: fare in modo di distinguere ciò che appartiene alla patologia da ciò che è proprio della fisiologia.

Ecco, la fisiologia dell’universo digitale va conosciuta: e per conoscerla non basta leggere libri e articoli di critica, o fare affidamento a titoloni ad effetto. Occorre starci dentro. Contaminarsene. I sette video della serie ci dicono il perché di questo necessario impegno e ci spiegano come attuarlo, soprattutto a che cosa prestare attenzione nel vivere o rivivere l’esperienza. Un solo esempio porto qui. Bollorino ci invita a non trascurare quanto sta avvenendo, tra di noi e anche dentro di noi, per effetto del passaggio, pienamente realizzato ormai, dalla precedente economia del web (perlopiù basata sulla rete di device fissi, e relativamente aperta a movimenti dal basso) ad un’economia delle app (che vive invece di mobilità, certo, ma lascia limitato spazio per un controllo dalla base). Sembrerebbe, questo, un fenomeno maturato (o imposto) in relazione a urgenze di tipo materiale e tecnico, dettato insomma dall’esigenza di aumentare, quasi universalizzare la portabilità dello strumento con cui fare rete ed essere rete: uno smartphone sempre con noi, diversamente dal computer ancorato al tavolo. E invece ciò cambia, e in profondità, il nostro stesso stare al mondo, riflettendo un paradigma sociale che s’è rapidamente affermato, nel giro di un decennio, come una vera e propria rivoluzione. Facciamo tutto con le app e tutto quel che facciamo dice tantissimo di noi, se non tutto. Siamo, come si suole dire, controllati e profilati. Questi nostri dati sono in possesso, ne siamo consapevoli, di alcune grandi centrali che fin qui li hanno gestiti per esigenze commerciali. Ma un domani che mai potrà avvenire? Come potremo far fronte a utilizzazioni più invasive della nostra autonomia e della nostra dignità se di come funzionano quei meccanismi nulla sappiamo o addirittura nulla vogliamo sapere? Ecco allora dove dovrebbe mirare il nostro stare intelligentemente sì, ma anche ‘corporalmente’, ‘fisiologicamente’, ‘affettivamente’ dentro questi mondi: per dominarli e non esserne dominati, per volgerne l’utilizzazione a nostro vantaggio, per far sì che l’enorme ricchezza di sapere che esprimono (è il tema dei big data) si possa tradurre in un incremento degli strumenti di cui abbiamo sempre più bisogno per prevenire e trattare il disagio esistenziale, ed anche quello educativo. Oggi la gran parte dei dati di profilazione che non viene utilizzata per fini “nobili” è destinata a perdersi. A quanta ricchezza rinunciamo! Pensiamo solo, per restare ai nostri temi pedagogici, alla quantità di dati di cui potremmo disporre attraverso un intelligente e costruttivo uso degli smartphone e dei tablet in classe (ma anche fuori), dentro ambienti appositamente allestiti, e come quei dati potrebbero aiutarci ad affrontare e gestire in modo più razionale di quanto non si faccia solitamente il problema della valutazione (cui dedichiamo tempi e modi specifici, illudendoci di recuperare conoscenze di processo che invece disperdiamo) o quello della messa a punto degli strumenti di apprendimento (ad iniziare dai libri che, digitalizzati, potrebbe fungere da ambienti intelligenti, in grado di fornirci miriadi di informazioni).

Riservatevi dunque due orette da dedicare a questa “serie seria”. Per parte mia, concludo con il commento che ho appena posto in calce ai video. Mi copio, dunque.

<Fermiamoci un attimo e diciamocelo. Questo lungo e articolato videosaggio di Francesco Bollorino è cosa grande e importante. Per tantissime ragioni. Ne dico solo tre. 1. Perché costringe ad affrontare seriamente, non sfuggendolo non demonizzandolo, una parte ormai costitutiva del nostro essere, tanto più degli esseri con i quali siamo in rapporto, chi per ragioni terapeutiche chi per ragioni educative. Troppo facile, troppo comodo, ma anche troppo irresponsabile alzare le spalle e bollare tutto come non realtà. Il virtuale, tanto più quello digitale, è componente ineliminabile della pratica comune di realtà (e di verità!). Dunque si tratta di studiarlo, sì, ma standoci dentro, sporcandosene mani e mente e sensibilità. 2. Perché il ragionamento si fa seguire da chiunque abbia desiderio di capire; non usa gli argomenti e i riferimenti tipici di chi si sente deputato a presidiare lo spazio professionale e accademico per salvaguardarlo dalle invasioni barbariche. A questo proposito, Bollorino non è ottimista né pessimista, è semplicemente realista. Il mondo è andato e continuerà ad andare in questa direzione, non si torna indietro, dunque cerchiamo di capirlo, e per capirlo cerchiamo di starci dentro, non fosse altro per esperire la novità, e poterla poi concettualizzare. Soprattutto vediamo di imparare a distinguere fisiologia e patologia. 3. Come ultima ragione di importanza, perché questa serie preziosissima di video presenta la ricchezza e la densità argomentativa di un saggio scritto, senza esserne appesantito da quegli elementi di ricattatoria prosopopea che tanta scrittura porta con sé. E’, il suo, un invito a discutere. Facciamolo, dunque.>

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Roberto Maragliano
Nuovi Media NuovaMente

Già Università Roma Tre. Mi occupo di educazione e media. Molto di quanto ho scritto e detto sta in rete su Scaffale Maragliano (https://goo.gl/XbT62M)