Editori di se stessi

Roberto Maragliano
Nuovi Media NuovaMente
2 min readFeb 5, 2019

Da qualche anno sperimento il self publishing. Debbo dire, con soddisfazione.

Certo, è un impegno faticoso, perché editarsi non vuol dire soltanto allestire ‘il libro’ ma anche gestirne la vita, cioè annunciarlo, promuoverlo, revisionarlo se necessario, ecc. Tutte cose fattibili e che comunque ho fatto, con soddisfazione, ripeto, anche economica (non fosse altro perché non ho dovuto pagare per pubblicare! e comunque qualcosa m’è pure entrato, più e prima di quel che veniva dalle pubblicazioni standard). Coerentemente con quanto ho appena scritto, è giusto dunque che mi promuova, indirizzando ai quattro testi autopubblicati in versione digitale, non senza segnalare che il loro costo complessivo non arriva a quello di un volumetto cartaceo.

Certo, è anche un ‘fare’ che va contro le politiche e i sistemi di potere dell’alleanza accademia/editoria, ma me lo posso permettere visto che, per raggiunti limiti di età e di reciproca sopportazione, ne sono fuori.

Posso quindi far notare, a questo proposito, un caso personale, che non credo, però, sia soltanto personale.

Un anno e mezzo fa, su richiesta, ho inviato un mio articolo ad una rivista. Un anno fa, sempre su richiesta, ho inviato un mio testo librario ad un editore. Tre mesi fa, ancora su richiesta, ho inviato ad un altro editore un mio contributo per un testo collettaneo. Bene, anzi male. A tutt’oggi nessuno di questi impegni editoriali è stato assolto, intendo dai tre editori. E dunque, mi tocca sopportare di non essere autore, almeno di questi tre testi, malgrado abbia fatto tutto quel che m’era possibile, e m’era richiesto, per esserlo.

Mi chiedo se abbia senso, o che senso abbia, oggi come oggi, in presenza di una evidentissima crisi dell’editoria standard, subordinare e cedere la propria identità di autore a un simile sistema, sempre più inaffidabile. Oggi che vie alternative sono praticabili e praticate.

Una sola aggiunta. Il self publishing permette comunque di sperimentare il complesso della produzione editoriale né chiude i ponti con il sistema tuttora vigente. Autopubblicando si resta padroni del proprio testo, che un qualsiasi editore classico può sempre acquistare.

Ritengo che questo possa essere un tema di interesse ‘pedagogico’ anche per la scuola e quei docenti che lì sono interessati a praticare e far praticare ai loro studenti una intelligente e ampia ‘media education’, capace di includere al suo interno, e attivamente, anche il medium libro: la sua storia, la sua composita identità, la sua valenza economica e culturale, il suo significato sul piano politico e psicologico, ecc. Parafrasando il ‘piccolo caporale’, si potrebbe/vorrebbe sostenere che ogni insegnante porta nella sua giberna il bastone di editore. Io, comunque, assieme a qualche amico, ho provato ad indicare una via, con Editori digitali a scuola.

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Roberto Maragliano
Nuovi Media NuovaMente

Già Università Roma Tre. Mi occupo di educazione e media. Molto di quanto ho scritto e detto sta in rete su Scaffale Maragliano (https://goo.gl/XbT62M)