La scrittura web

Roberto Maragliano
Nuovi Media NuovaMente
4 min readDec 22, 2017

Negli ultimi cinque anni ho fatto molta vita social.

Dovessi riassumere in una frase le ragioni di questa esperienza, direi che ho voluto, così, dare un contributo fattivo alla ricostruzione della mia immagine pubblica.

Non sembri presuntuosa questa affermazione. C’è indubbiamente, come negarlo? un elemento narcisistico, in tutto ciò. Ma c’è anche dell’altro.

Come docente universitario e come autore di testi in forma di libri, saggi, articoli ecc. ho svolto per più di quattro decenni un (limitato) ruolo pubblico. Non importa qui che si entri nel merito di come l’ho svolto, né ovviamente tocca a me farlo. Piuttosto, è il caso di far notare che l’esercizio di tutte e due queste funzioni, professore e autore, danno inevitabilmente una caratterizzazione specifica a quella che ho chiamato ‘immagine pubblica’. Sei il ‘prof’, sei ‘quello che ha scritto determinati libri’, ecc.

Ciò che più mi ha spinto ad essere così assiduo nei social è il fatto che quel tipo di caratterizzazione mi sta stretto. Ma così era anche nei tempi passati. Sarà per effetto di una mai sopita vocazione libertaria, fatto sta che, in non poche occasioni, e soprattutto in quelle in cui si esercita il confronto delle idee, preferisco agire ‘senza rete’, mi va insomma di rinunciare al ‘piedistallo’.

Nei social, se li si vive con assiduità e ampiezza, si è perlopiù senza etichetta, non sono garantite reti di salvataggio né basamenti protettivi. C’è sempre, in quel che uno scrive e soprattutto per come viene letto, una componente di anonimato, ed è proprio questa componente che favorisce dialogo e confronto pubblici, talvolta anche serrati e duri. Il ‘lei non sa chi sono io’ (ma senza esclamativo!) è una delle fondamentali regole di reciprocità dell’interazione pubblica, assieme all’altra del ‘lei sa (solo) cosa scrivo qui’. Le discussioni, lì in rete, tendono ad essere ‘alla pari’.

Anche troppo, secondo alcuni.

Io la penso diversamente, e mi figuro i social come un’interessante palestra entro cui esercitare una sorta di scrittura dialogica.

Scrivi e da come altri interagiscono con te vieni direttamente a sapere, subito o quasi (e comunque con tempi molto più ristretti di quelli della stampa, pure di quella periodica), che sei stato letto. Soprattutto come lo sei stato. Ciò paradossalmente vale anche quando non c’è interazione, se dunque non compare nemmeno un like a sostegno di quanto hai scritto. In quel caso non sei stato letto o quanto hai lasciato scritto non ha meritato attenzione. Comunque, già saperlo è bene, anzi un bene che, se vuoi, potrai mettere a frutto quando ti capiterà di scrivere nelle forme e nei contesti tradizionali. Ricordati, insomma: una delle ragioni per cui scrivi è perché qualcuno ti legga. Auspicabilmente in modo libero.
Sono modalità di comunicazione, quelle di cui sto dicendo, assai diverse, com’è evidente, dalle forme della produzione accademica o saggistica, garantite dai piedistalli dell’istituzione universitaria ed editoriale, ed anche da quella giornalistica.
Tutto questo può piacere. O anche dispiacere. E, di conseguenza, uno può legittimamente decidere di non sperimentarla, la scrittura social. Anche se è prof, o pubblicista, o giornalista. O forse proprio per questa ragione, proprio per tenere quelle figure al riparo delle intemperie. Del resto, non si danno vincoli, su una simile materia. Paradossalmente, per preservare la propria identità pubblica tradizionale, e nello stesso per mettersi in gioco con l’interazione, uno che fosse curioso potrebbe ricorrere all’anonimato. Ma non tutti quelli che pubblicamente scrivono sono curiosi in fatto di meccanismi di scrittura, e lettura.

Il testo qui sopra è l’inizio della Presentazione messa in testa a SociaList, il libro digitale che ho recentemente realizzato ed editato in modalità self publishing tramite i servizi di StreetLib. Nel libro, che funziona come una sorta di diario pubblico, do conto delle molte scritture che negli ultimi cinque anni m’è capitato di far circolare in rete. Vi troverete discussi molti temi di educazione scolastica e non solo, e trattate tante questioni di mediologia che interessano via via musica, cinema, televisione, libri, giornali. Su tutti e con tutti, com’è ovvio dati i tempi, vedrete sviluppate e discusse liberamente le tematiche calde del digitale, in particolare per la loro incidenza sulla sopravvivenza del libro, sulle trasformazioni della didattica scolastica e universitaria, sulle dinamiche conflittuali in atto dentro l’immaginario pedagogico collettivo.

SociaList. Diario di rete 2013 - 2017 sviluppa il corrispettivo di quattrocento pagine ed è nelle principali librerie di rete al prezzo di € 2.99. Qui , allo store di StreetLib, lo potete avere allo stesso prezzo, ma senza protezione drm.

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Roberto Maragliano
Nuovi Media NuovaMente

Già Università Roma Tre. Mi occupo di educazione e media. Molto di quanto ho scritto e detto sta in rete su Scaffale Maragliano (https://goo.gl/XbT62M)