Oltre a fare domande sciocche, vuoi dire?

Pietro Gavagnin
Nuovi Media NuovaMente
6 min readAug 18, 2019

Dichiarando di insegnare lettere, chiedere ad un gruppo social che si occupa di tecnologia educativa cosa si possa fare con l’informatica (più corretto sarebbe stato aver chiesto “con la tecnologia digitale”) è domanda che non solo rivela quanto scarso sia stato o sia il lavoro di aggiornamento (parlo di didattica, eh!) ma che mostra impudicamente — direi quasi oscenamente — la preparazione “relazionale” del docente in questione, la preparazione “empatica” (direbbe Galimberti), quella che gli permetterebbe di avere a che fare con i giovani, oggi; ma la domanda rivela anche la poca dimestichezza col termine creatività (con termine più tecnico, “intelligenza divergente”) e — cosa ancor più grave — denota che chi la pone non possiede tale competenza che peraltro in quanto docente avrebbe l’onere e il compito precipuo di coltivare e di trasmettere (è qui che si collocano infatti a pieno titolo le competenze ribadite più volte in sede legislativa nazionale e europea che chiedono “l’imparare per tutto il corso della vita” e soprattutto “l’imparare ad imparare”. (http://www.competenzechiave.eu/imparare_imparare.html)

Insomma la domanda è piuttosto sciocca (non me ne voglia la collega probabilmente molto più giovane di me e per questo forse ingenua o inesperta) perché allo stesso modo si potrebbe chiedere cosa farsene di una lavagna di ardesia o di un gessetto bianco o di un libro o di un quaderno o di una intera biblioteca o di semplici pezzetti di carta, di un po’ di colla, di cartoncino, di spago, quando si insegna checchessia…

Credevo che fossero cose ormai vecchie (anzi, vecchissime) ma notando che molti colleghi sembrano non aver mai sentito parlare dei nuovi orientamenti didattici (che nuovi ormai non sono più!!) mi permetto di consigliare la visione di due brevi clip video (ambedue datatissimi):

Ken Robinson, Cambiare i paradigmi dell’educazione https://youtu.be/SVeNeN4MoNU e Tecnologia o metodologia? https://youtu.be/WZ3BWVR76s0

Mi dispiace dirlo ma probabilmente il docente di lettere che ha posto il quesito è il tipico esempio di colui che Papert aveva in mente quando faceva il famosissimo esempio di quei viaggiatori del tempo “che arrivano dal passato per vedere come vengono fatte certe cose ai nostri giorni […] in un’aula moderna. Qualche dettaglio potrà apparire strano, ma nel complesso i visitatori sarebbero perfettamente in grado di capire cosa sta accadendo”(Seymour Papert http://nilocram.altervista.org/materiali/papert1.htm )

È insomma figlio della scuola trasmissiva che ha origini molto lontane, che andava benissimo un tempo ma che oggi — può dispiacere o no — deve essere superata.

Ma venendo alla risposta del quesito proposto, solo per suggerire qualche pista, ma lasciando ovviamente aperte le vie alla propria creatività e alla propria capacità di sperimentare (il buon vecchio DPR 275 del 1999 — regolamento sull’autonomia, parlava non a caso di autonomia di ricerca!!) mi sento di consigliare due strade:

La prima che forse è la meno interessante, riguarda tutto l’aspetto amministrativo (e perciò non riguarda direttamente ciò che richiedeva il quesito in epigrafe). L’informatica (o meglio la tecnologia) oggi può venire in aiuto alla struttura amministrativa della scuola, per le informazioni-comunicazioni scuola famiglia, per le incombenze burocratiche dei docenti, anche per quanto riguarda la valutazione. Penso non solo al registro elettronico ma a tutta una serie di strumenti che le scuole possono utilizzare spesso a costo zero come quelli messi a disposizione dal pacchetto Gsuite for education.

Per fare un solo esempio, si possono scrivere documenti condivisi a più mani (i docenti del consiglio di classe) e in tempo reale, come il “pdp (piano didattico personalizzato)” o come i “documenti del 15 maggio”.

La seconda è invece più interessante e riguarda più specificatamente la didattica.

Qui si apre veramente un mondo, ed è per questo che la domanda che ho trovato stamattina sul mio smartphone nel momento in cui controllavo la mia bacheca mi ha lasciato basito e con l’amaro in bocca.

Cosa puoi fare con l’informatica? Oltre a fare domande sciocche sui social, vuoi dire?

Innanzitutto puoi disporre di una biblioteca gratuita immensa. Ma non è solo biblioteca, bada! È un archivio, è una videoteca, è una emeroteca, è una galleria di dipinti, statue, architetture, è una audioteca sconfinata dove in un battibaleno puoi trovare ciò che cerchi, puoi mostrarlo, puoi leggerlo o ascoltarlo (vuoi mettere ascoltare una poesia letta da te o letta da un grande attore?), puoi vivisezionarlo, puoi scomporlo, puoi annotarlo, puoi ingrandirlo e vedere particolari che magari ti erano sfuggiti nel passato (uno dei primi progetti in questo senso per chi ha a che fare con immagini è http://www.vatican.va/various/cappelle/sistina_vr/index.html )

È però anche un laboratorio. Un laboratorio in cui gli studenti possono provare la loro creatività e il loro coraggio. Possono finalmente manipolare le informazioni, sporcarsi le mani! Possono creare manufatti non soltanto composti di parole scritte; possono usare altre abilità (ad esempio leggere, ad esempio cercare, ad esempio contestualizzare….).

Gli alunni (guidati dal docente) possono così creare interviste impossibili a personaggi del passato, o a personaggi della fantasia, possono esplorare un mondo (anche mondi fantastici creati dalla letteratura) ma possono esplorare anche territori geografici (del passato oltre che del presente)…

Possono creare una radio (con www.spreaker.com/) , possono scrivere in digitale e imparare nuove forme di scrittura, possono leggere e scrivere ebook anche collaborativamente… (con www.epubeditor.it )

Possono scrivere articoli, creare riviste con un blog (www.blogger.com/ o www.medium.com/) , creare storie a fumetti…

Possono creare mappe per velocizzare e mettere a punto le proprie idee e i propri discorsi e sottolinearne le connessioni…

Possono riempire lavagne digitali di materiali (testi, ma anche immagini, audio, video…); possono narrare (individualmente e in gruppo), fare storytelling, possono giocare per ripetere e consolidare conoscenze (con gli strumenti di gamification come Kahoot). Possono creare presentazioni (con www.emaze.com oppure con https://prezi.com oppure con https://spark.adobe.com/it-IT/) . Possono provare la loro preparazione e i loro saperi con i test e le prove on line (ad esempio con www.questbase.com) . Possono creare sondaggi, erogarli e commentarli… (con i moduli di Google). Possono interagire con pari, anche al di là della classe e della scuola, creando relazioni e scambi culturali. Possono creare linee del tempo multimediali anche collaborativamente… Possono creare la propria biblioteca (o la biblioteca di classe) e scrivere recensioni, ad esempio con www.anobii.com

Possono in sostanza provare ad essere cittadini di domani imparando sul campo la buona educazione digitale: la cittadinanza digitale. Possono in questo senso combattere i soprusi e sapersi difendere da fake e da cyberbulli

Poi, certo, c’è tutta quella serie di strumentazioni che permettono al docente di distribuire materiali: un link, un video, una pagina, un saggio, un’indicazione bibliografica, una correzione, un compito. Ci sono per questo piattaforme (anche gratuite) di tutto rispetto: oltre la già citata Gsuite for education: Fidenia, Edmodo, Weschool e tante altre che permettono perfino di correggere e distribuire e valutare compiti; ci sono tante altre piattaforme più essenziali costruite solo per alcune attività. Penso a Padlet, Netboard, Linoit, Wakelet

Insomma c’è molto, moltissimo da fare! L’unico limite sta nella nostra creatività, nella nostra libertà, nel nostro entusiasmo.

Risorse e sitografia

Autocitazioni : (ci sono tantissimi esempi e materiali in rete e non saprei cosa scegliere. Allora scelgo ciò che in questi anni ho fatto io e soprattutto i miei studenti)

Lavori degli alunni:

Sito personale di riferimento www.pgava.net dove vengono raccolti

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