Opportunità e pericoli della Rete

Pietro Gavagnin
Nuovi Media NuovaMente
4 min readJan 4, 2020

In 5 domande immaginarie

1) Quali sono le opportunità e i pericoli della Rete per gli adolescenti?

Di pericoli ce ne sono. Tutti ormai ne sono consapevoli ed è inutile ripeterli perché i giornali e la televisione spesso ne parlano. Sono però sostanzialmente gli stessi pericoli che si incontrano nella vita “non” digitale: quando usciamo, quando ci rapportiamo agli altri, quando manipoliamo i nostri dati. L’importante è non farsi prendere dal panico perché altrimenti non lasceremo più uscire i nostri figli neppure per strada o dagli amici. Un innocuo coltello da cucina può servire per spezzettare alcuni semplici rametti di prezzemolo ma può essere anche un’arma pericolosissima!

Opportunità ce ne sono molte ed anzi, oggi probabilmente, tutti noi quando non possiamo connetterci per qualche ragione estemporanea (rottura della linea, mancanza di batteria o di corrente, etc.) sentiamo come una sensazione di “mancanza”. Internet è una grande opportunità per le generazioni contemporanee non solo perché è serbatoio quantitativamente sconfinato di conoscenza ma perché può essere il motore o l’occasione per instaurare nuove relazioni e — perché no? — anche nuove amicizie (pur con le dovute cautele). Se si usa con acutezza. Se si usa con competenza. Se si usa con coscienza. Se si usa con conoscenza.

2) Come può il mondo degli adulti (genitori, educatori, insegnanti) “prevenire” i pericoli?

Dagli studi e dalle ricerche compiute negli ultimi anni non serve né il terrorismo né le proibizioni (queste ultime, — dovremo saperlo -, hanno un effetto spesso contrario). Ormai dovremmo essere tutti convinti che con i giovani sia importante parlarne, così come si fa per preparare il giovane ad affrontare la strada e la piazza concrete. Esserci in tutti i casi, nonostante noi adulti sappiamo benissimo che a volte è difficile: ma i nostri figli devono sapere che ci siamo. Per aiutarli, per dare un consiglio, per indirizzarli, per proteggerli. In una parola: è importante esserci. Insomma una delle vie maestre per la promozione della sicurezza on line è una combinazione equilibrata di protezione e responsabilizzazione dei più giovani.

3) Cosa dire ai ragazzi perché si proteggano dalle violazioni del web?

Anche in questo caso è ciò che ci si sente dire quotidianamente dai mezzi di comunicazione: non “distribuire” a cuor leggero dati personali. Non accettare facilmente “amicizie” da persone che non si conoscono. Non aprire allegati o compilare e spedire form senza la consapevolezza di ciò che si sta facendo. Purtroppo però uno dei pericoli della rete che purtroppo sta diventando sempre più una moda è il Sexting (sex+texting = autoscatti in pose sexy). E qui ritorniamo al discorso di prima. Per noi adulti è necessario esserci. Ma non passivamente. Ciò a cui dobbiamo tendere è una educazione, una formazione complessiva della personalità del ragazzo che serva sempre, online e offline.

4) Rispetto agli adulti, sono gli adolescenti a conoscere meglio il web: si muovono con maggiore disinvoltura e utilizzano la rete con estrema naturalezza, spesso in estrema autonomia dagli adulti. Come possono gli adulti inserirsi con autorevolezza e tutelare i ragazzi dalle insidie che il web nasconde se ne sanno meno e sono meno attrezzati?

Devono attrezzarsi, ovvio! In quell’”esserci” di cui ho parlato in precedenza ci sta dentro tutto! Lo so, può essere difficile. Ma può risultare anche divertente e…utile!! Per quanto riguarda gli insegnanti ad esempio è assolutamente necessario saper usare il web, e per saper usare il web è necessario praticarlo anche nella vita quotidiana, nella vita privata. È lo stesso motivo insomma per il quale nelle scuole professionali non si vedono mai insegnanti di laboratorio e di pratica che non abbiano fatto (o che non stiano facendo) quel mestiere nella loro vita quotidiana. Quando mi riferisco alla necessità di un aggiornamento serio da parte degli insegnanti non voglio sottolineare l’importanza di “contenuti” (e qui si spiega l’inutilità dei vari corsi e corsetti e progetti che l’amministrazione negli anni ha organizzato fin dai tempi ormai lontani delle “ForTic” per arrivare alla Cl@ssi 2.0 o degli ultimi progetti PON per la formazione) quanto l’importanza di pratiche, di buone pratiche. È fondamentale non avere paura del mezzo, è fondamentale saperlo anche dominare.

5) È vero che i ragazzi temono il bullismo virtuale? In che misura?

Il bullismo è molto più diffuso offline che online ma esser vittima di cyberbullismo è un’esperienza dolorosa per la maggior parte dei ragazzi intervistati nelle indagini scientifiche che si fanno periodicamente. Per questo motivo, dati alla mano, posso confermare che il bullismo virtuale fa male (l’85% dei giovani che l’hanno provato si sono dichiarati infastiditi o turbati) credo anche per una sensazione di solitudine e di impotenza che la vittima sente e che viene moltiplicata e amplificata dalla “solitudine” tipica del mezzo: infatti usiamo la rete standocene da soli.

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