ALIEN 3 il videogame. Ovvero, come si dava la caccia agli xenomorfi ai miei tempi.

Marco Valle
Obaka79
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4 min readApr 3, 2024

Fin da piccolo sono sempre stato un super appassionato della serie Alien, degli xenomorfi e di tutta l’intricata lore espansa dell’Alienverse del tempo, complici anche i fumetti dark Horse et similia. Oltre a consumare i film (che allora erano soltanto due!), passavo le ore in sala giochi, dilapidando paghette con il coin op ispirato a Aliens: Scontro Finale. Potete quindi immaginare la mia reazione all’uscita del terzo film e, di riflesso, alla comparsa del del tie in di Alien 3! Urla di gioia assolutamente incontrollate, tanto si sa, nello spazio nessuno poteva sentirti urlare, e quindi tanto valeva darci dentro per bene!

Alien 3 è uscito nel 1993 su Amiga (in seguito venne convertito per un sacco di sistemi compresi SNES e Megadrive, ma in origine era solo per Amiga), sviluppato dalla Probe e distribuito dalla Akklaim.

Il gioco si presentava come un platform — sparatutto a scorrimento orizzontale, riprendendo la storia del film, ambientato sulla colonia penale di Fiorina “Fury” 161, sulla quale si schiantano i drop pod di Ripley, Hicks e Newt (e un immancabile xenomorfo) dopo una misteriosa avaria sulla Sulaco. Allo schianto sopravviveranno solo Ripley e il facehugger che, infettando un cane, darà vita a una nuova (per l’epoca) tipologia di alieno, il runner.

Il gioco, fino a qui, rimane fedele alla controparte cinematografica. Però il film vedeva Ripley affrontare un solo xeno nei cunicoli della prigione di Fiorina 161, con poche risorse e ancora meno armamenti. Una bellissima atmosfera, ma difficilmente riproducibile a dovere su un gioco del 1993 ( eravamo ancora distanti anni luce da Alien Isolation!).

Quindi, per esigenze “action”, nel videogioco ci troveremo a fronteggiare una vera e propria infestazione da xenomorfi, e lo faremo armati fino ai denti! In pratica, la stessa situazione di Aliens: Scontro Finale, ma ambientato da un’altra parte. E se ora una scelta del genere mi farebbe storcere il naso, all’epoca proprio non mi interessava la cosa. Si andava a caccia di alieni col fucile ad impulsi! In più, ricordo che allora la maggior parte dei tie in, si concedevano delle immense “licenze artistiche” in fatto di trama e ambientazione. Quindi no problem.

Durante il gioco dovremo affrontare una serie di livelli a piattaforme, molto ben strutturati. Gli ambienti erano molto dettagliati ed evocativi per l’epoca e il sonoro, forse una delle caratteristiche migliori del gioco, faceva il resto. Gli effetti delle armi e degli alieni furono campionati direttamente dall’audio del secondo film, quindi avevano una resa spaventosa per i tempi.

Le missioni erano molto semplici. Dovevamo ripulire il livello dai nemici, oppure salvare tutti i sopravvissuti imbozzolati, prima dello scadere del tempo. Alla fine di ogni livello, arrivava l’immancabile scontro con un boss. Formula classica, collaudata e sempreverde. Con buona pace degli avvenimenti del film, nel gioco si incontravano, oltre che i runner, anche facehuggers e guerrieri, oltre agli stravaganti boss già citati. Noi, per contro, eravamo comunque equipaggiati di fucile ad impulsi d’ordinanza, lanciafiamme (poteva mancare?), bombe a mano e lanciagranate. Inoltre, a patto di trovare le batterie, potevamo usufruire del mitico rilevatore di movimento. Praticamente inutile ai fini del gameplay, ma comunque un dettaglio carino e molto di atmosfera.

Lungi dall’essere perfetto (come quasi tutti i Tie In), Alien 3 sapeva però regalare ore e ore di sano divertimento, data la giocabilità molto ben calibrata, e anche qualche spavento. Mi ricordo una schermata del menù particolarmente inquietante, con lo xeno che faceva capolino, sbavante, da dietro un angolo… Brrr!

Quindi, cari i miei amici fanatici dei Linguafoeda Acheronensis, se non lo avete già fatto vi consiglio di correre a recuperare questo piccolo gioiellino d’antiquariato! E, come sempre, in bocca all’alieno!

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Marco Valle
Obaka79
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Scrivo di videogames, cultura pop e fatti insoliti. Faccio pure podcast e, nonostante giochi ai videogiochi dal 1987, non sono diventato un serial killer.